Il Venezuela di Chávez ha fatto molto per ridurre le diseguaglianze. Ma a carissimo prezzo: meno democrazia, più corruzione, scarsa fiducia dei cittadini nelle istituzioni

È una fortuna essere ricchi? Per un individuo, di solito, la risposta è scontata. È così anche per un paese? Se il paese è la civile Norvegia la risposta è positiva: con il suo petrolio la Norvegia è in cima a tutte le classifiche internazionali di democrazia e benessere dei cittadini. Se il paese è in Medio Oriente o in Africa la risposta è negativa: essere ricchi diventa una maledizione. In quei paesi élite predatorie e corruzione sono dominanti, e ai normali cittadini resta la povertà. Per il Venezuela, quinto produttore al mondo di petrolio e con enormi riserve, è stata una fortuna o una maledizione? E questa fonte di ricchezza perché è rilevante nella "rivoluzione bolivariana"? E che eredità Chávez lascia ai venezuelani che ha amato tanto, secondo quanto lui stesso ha affermato per anni?

CHÁVEZ È UN TENENTE colonnello dei paracadutisti di 38 anni quando diventa noto ai venezuelani per un tentativo di colpo di Stato nel febbraio 1992 e per un secondo tentativo nel novembre dello stesso anno. Condannato, va in prigione per due anni prima di essere graziato e di trasformarsi nel politico che forma il Movimento della Quinta Repubblica. Ha immediatamente successo in quanto la sua iniziativa si inserisce nella crisi della democrazia venezuelana, fino ad allora dominata da due partiti, che hanno lasciato una parte consistente della popolazione in condizioni di povertà anche estrema. Con il suo movimento Chávez si fa paladino di questo gruppo sociale. Dopo la sua prima elezione nel 1998 riesce a cambiare in modo sostanziale la Costituzione e a essere rieletto nel 2000, 2006 e 2012. Il cambiamento di diversi aspetti costituzionali e della legge elettorale ha avuto un impatto negativo sulle garanzie effettive dei diritti civili e politici, sulle possibilità del parlamento di controllare il governo, sull'indipendenza dei giudici. A questo si possono aggiungere abusi di potere delle forze di sicurezza, corruzione notevolmente crescente, burocrazia inefficiente e centralizzata, sindacati deboli e divisi e, soprattutto, nel 2002 una legge per ri-nazionalizzare l'intera produzione di petrolio con il risultato che oggi tale attività copre più del 30 per cento del prodotto lordo, il 90 per cento delle esportazioni e il 50 per cento delle entrate fiscali, oltre a dare allo stesso Chávez un potere enorme. Nel complesso, dunque, durante gli ultimi tredici anni il Venezuela è diventato un regime al confine tra democrazia e autoritarismo, assai dipendente dall'esportazione petrolifera e da un paese di importazione privilegiato, gli Usa, in palese contraddizione con l'anti-americanismo di Chávez.

NELLA RETORICA della "rivoluzione" tutto ciò era necessario per eliminare gli ostacoli al trionfo degli obiettivi socialisti. Effettivamente, il Venezuela di Chávez è il paese dell'America Latina in cui si è fatto di più per eliminare la povertà e ridurre le disuguaglianze, come risulta dall'indice di sviluppo umano, che misura salute, istruzione e reddito, in costante crescita in tutto il periodo. Dunque, la "rivoluzione" c'è stata nel senso che vi sono state politiche di welfare che hanno avuto un loro impatto positivo. Ma è stata pagata a un "prezzo" assai alto: trasformazione in senso autoritario delle istituzioni politiche; crescita della corruzione; cittadini che hanno sviluppato scarsa fiducia nelle istituzioni in quanto sono consapevoli dell'involuzione autoritaria del loro paese; un'opposizione ora unificata e che ha perduto le elezioni presidenziali per pochi punti (in ottobre Chávez è stato rieletto con il 54 per cento dei voti contro il conservatore Henrique Capriles Radonski), ma è stata frammentata per anni e può tornare a dividersi in nuove elezioni. Dunque, nel futuro del paese vi è un'eredità da mantenere e magari migliorare (i diritti sociali) e una da superare, restaurando la democrazia. Non sarà facile: la dipendenza dal petrolio si è rivelata una fortuna e una sfortuna contemporaneamente.

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