È italiano. Ha un patrimonio di 42 mila oggetti dedicati a Sherlock Holmes. Alcuni rari, altri unici, tra giochi di società, prime edizioni, lettere e riviste. E nel 125° anniversario del detective Gabriele Mazzoni si conferma il terzo collezionista al mondo

Era il Natale del 1887. Sir Arthur Conan Doyle pubblicava il suo primo romanzo dedicato a uno strano investigatore, munito di cappotto con mantella, cappellino e pipa, che divideva la sua casa londinese, al 221B di Baker Street, con un ex medico militare di nome Watson, tornato dalla guerra in Afghanistan. Il libro si intitolava "A Study in Scarlet", "Uno studio in rosso", ed è rimasto uno dei capolavori della letteratura giallistica. A distanza di 125 anni, ci troviamo di fronte alla terza collezione privata al mondo di oggetti su Sherlock Holmes. A possederla è Gabriele Mazzoni, un gigante sessantenne che nella vita normale dirige il dipartimento di Salute pubblica di Empoli. Qualche anno fa un gruppo di esperti, composto da specialisti del giallo e docenti universitari, ha decretato che il collezionista è affetto dalla "Most Severe Sherlockitis Syndrome", per «originalità, unicità e assoluto delirio».

Ironia a parte, Mazzoni ha messo insieme un patrimonio di oltre 42 mila pezzi. Alcuni rari, altri unici, come la prima edizione economica italiana dei racconti di Sherlock Holmes del 1895, edita da Verri, e tutte le prime edizioni delle riviste in cui uscivano a puntate i racconti di Conan Doyle, cioè le collezioni inglesi complete di "Strand Magazine" e quelle americane di "Harper's Weekly" e "Collier's Weekly". E ancora, rari giochi di società ispirati a Holmes e la lettera originale del dottor Bell a Conan Doyle, dove si parla di come poteva essere il personaggio di Sherlock Holmes. Oggi sappiamo che lo scrittore inglese prese proprio Bell come riferimento fisiognomico per creare la figura del detective. La collezione attuale è il risultato di una passione nata da bambino.

«Il mio primo contatto con Sherlock Holmes avvenne tramite una serie di avventure trasmesse dalla Rai, nel 1962. A otto anni, la concessione a rimanere alzato dopo Carosello per vedere il detective impersonato da Ronald Howard fu una conquista. Quell'eroe positivo, così umanamente incostante e soggetto a sbalzi d'umore, scolpì in me un modello indelebile di forza e rassicurazione», racconta Mazzoni. All'inizio il collezionista era come te lo immagini, un ragazzo travestito da detective in giro per bancarelle. Poi iniziò ad acquistare durante i viaggi. Una volta, nel 1997, tornando dagli Stati Uniti, lasciò i vestiti in albergo per riempire la valigia di oggetti holmesiani, ma una valigia non bastava, così ne comprò un'altra e riempì anche quella.

Per trovare collezioni più prestigiose della sua occorre andare negli Stati Uniti e in Inghilterra. L'archivio dei sogni si trova nell'università del Minnesota, frutto dei lasciti di vari collezionisti americani, compreso il Nobel per la medicina Philip Hence. In Europa, a Portsmouth, la collezione del dottor Green è diventata pubblica e conserva 53 mila pezzi. Collezionista da tre generazioni, possedeva addirittura oggetti appartenuti a Conan Doyle: la scrivania, pezzi della lapide, la borsetta da medico. Dopo Mazzoni, segue uno spagnolo che però ha "solo" 6 mila pezzi. Alcuni, come l'americano Dan Posnanski, per esempio, si dedicano solo a pezzi pregiati: lui ne ha circa 500 ma costosissimi, come una prima edizione di "A Study in Scarlet", che vale circa 600 mila dollari. Oggi tutto è cambiato e il Web spadroneggia: «In Rete so cosa cercare», conclude Mazzoni: «Basta digitare Holmes e si scoprono sorprese interessanti. Dopo 50 anni di esperienza, ormai cerco cose mirate. So dove buttare l'amo. In questi giorni ne ho gettati alcuni e ora aspetto».