Questa politica è ancora piena di tabù

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A guardare il dibattito di questi giorni, sembra che su tanti temi (dalle coppie di fatto al biotestamento, fino alle adozioni gay) i partiti siano molto più indietro dei cittadini. (Versione integrale)

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Mircea Eliade, autore indispensabile che leggo come bussola per orientarmi nella modernità, scrive: «Sono o diventano tabù - parola polinesiana adottata dagli etnografi - tutti gli oggetti, azioni o persone che recano una forza di natura più o meno incerta».

La funzione del tabù è quella di difendere la comunità da azioni che potrebbero arrecare danno ai suoi membri o da ciò che non si conosce e che quindi genera ansia. Oggi, una società basata su un numero elevato di tabù può dirci diverse cose: che è una società arretrata o che i tabù vengono mantenuti a vantaggio di un esiguo gruppo di persone, che deve la sua sopravvivenza alla sopravvivenza di quei divieti. Alcune comunità vietano ancora le unioni tra etnie diverse, altre l'assunzione di determinati cibi, altre hanno regole rigide sull'abbigliamento e altre ancora sulle "libertà" concesse alle donne. Pur nel rispetto delle diversità, a volte tendiamo a considerare determinati tabù anacronistici e, le società che ancora li osservano, arretrate rispetto alla nostra.

Ciò che mi domando, quindi, è cosa legittimamente deve pensare di noi chi ci osserva a distanza e vede un Paese nel quale non è possibile avviare dibattiti politici su temi vitali come le coppie di fatto, le unioni e le adozioni gay, il fine vita. Per non parlare delle condizioni delle carceri e della legalizzazione delle droghe. Ecco i nostri tabù, che a superarli ci sarebbe forse davvero quel baratro di cui parlava il Cardinal Bagnasco. Ma non per noi, non per la società civile bensì per quella parte di chiesa che ormai si è convinta di poter mantenere un ruolo nel dibattito politico italiano solo grazie a questi divieti. Confrontare ciò che accade qui da noi con quanto accade altrove credo sia cosa naturale. Dopo la Francia, anche in Inghilterra il Parlamento ha detto il primo sì alle nozze gay. A votare la proposta sono stati anche esponenti tory di primo piano. Viene naturale domandarsi quando i conservatori italiani saranno tanto liberali… Qui, nel dibattito elettorale, non si è parlato di matrimoni o adozioni per coppie gay, di adozioni per single. Non si è parlato di fine vita, delle condizioni delle carceri, di legalizzazione delle droghe. Come se l'acquisizione di diritti "nuovi" e fondamentali sia meno importante delle scelte economiche. Falso. Si riparte dai diritti. In una società sana, incline al cambiamento, non ci sono limiti ai diritti che è possibile ottenere senza sottrarre attenzione alle scelte economiche. Può addirittura capitare che il cambiamento avvenga in maniera tutt'altro che traumatica, che avvenga anzi attraverso il gioco, la rappresentazione. A Rio de Janeiro quest'anno il Carnevale ha infranto un altro tabù: per la prima volta nella storia del Sambodromo, una transessuale ha sfilato come "regina di batteria" per il gruppo Unidos da Vila Santa Tereza. La sambista più importante è stata la modella Ariadna Arantes, protagonista di una campagna pubblicitaria contro i pregiudizi e convinta che la sua partecipazione aiuterà a combattere l'omofobia.

Il carnevale di Rio ha sempre rappresentato l'esibizione del corpo della donna scevro da morbosità, nell'infinito rimando al gioco della vita. La sensualità non è data da parametri di magrezza o dall'essere nata donna, ma dalla voglia di vivere. Ecco perché la donna lì, attraverso l'esibizione del suo corpo, ogni anno sdogana un tabù. L'anno scorso, spopolò Vania Flor, la sambista di 104 chili. Oggi Ariadna, dimostrazione che ogni tabù, ogni stupido pregiudizio, se la mente è libera non ha motivo di esistere. Ciò dimostra che in un paese in crescita come il Brasile sdoganare nuovi diritti è parte del processo.

Inclemente il paragone con l'Italia che sconta ancora un rapporto morboso e non sereno con la sessualità. Dove su questioni che vedono spesso un consenso pressoché generale nella società civile, la politica ancora si nasconde dietro il velo di presunti temi etici. Altro non sono che tabù che fa comodo mantenere, per non perdere consenso, per non perdere voti. «Il Brasile è la somma meravigliosa di ogni possibile contraddizione (…) ed è proprio questo che lo rende così magicamente colmo di luci ed ombre, così fragile, allegro, violento, e tuttavia così impossibile da dimenticare». Mi piacerebbe poter utilizzare queste parole di Jorge Amado per l'Italia. Sarebbe bello se le contraddizioni divenissero la nostra forza e smettessero di essere invece eterna debolezza.

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