Un paese in crisi economica è anche un paese sull'orlo di una crisi di nervi. E persa la lucidità è difficile prendere le decisioni giuste. Capita piuttosto che a fallimento segua fallimento. A errore segua errore. E allora mi sono chiesto come vivono gli italiani l'ansia da crisi. Come la affrontano nel quotidiano. Come la dominano. Che strumenti hanno per non cadere nel baratro.
Un primo indicatore è dato dal corpo. Vivere una situazione di disagio in molti casi porta a un'autodistruzione non voluta, indotta piuttosto da agenti esterni. Aziende che falliscono, imprenditori sul lastrico, licenziamenti, disoccupazione alle stelle, hanno portato un aumento vertiginoso dell'uso di antidepressivi, fino a quattro volte superiore oggi rispetto a dieci anni fa come cura rapida a un disagio che non si riesce ad affrontare e risolvere in altro modo. Inoltre è cresciuta notevolmente la percentuale di soggetti che ritengono di avere necessità di aiuto psichiatrico o psicologico. Spesso si perde il sonno, l'appetito. Bombardati dall'ansia di un mondo al collasso, non si riesce in alcun modo a trovare una strada percorribile, chiara, condivisa. Si smette di pensare a vacanze e festività come a momenti in cui è possibile rilassarsi, quanto piuttosto a spazi che non ci si può più permettere. Anche le gite fuori porta, anche di quelle gli italiani hanno iniziato a fare a meno. E il classico investimento nel mattone diventa per la stragrande maggioranza una chimera. Impossibile avere un mutuo e impossibile sarebbe fare investimenti con un mercato immobiliare alle stelle, totalmente dopato dalla liquidità delle organizzazioni criminali soprattutto nelle grandi città. Case in affitto e guai che venga in mente di divorziare. Anche quello è un lusso e allora ci si sforza a trovare una strada comune perché non ci sono soldi per un'altra casa, per altre bollette, per spese doppie.
Al nostro senso di precarietà, alle nostre ansie, alla nostra depressione, fa da contraltare una serenità rara, ma che quando la incontriamo dovrebbe segnare il percorso. A New York gli immigrati sudamericani spesso hanno lavori umilissimi. Spesso ci mettono anni per potersi sistemare e quando lo fanno, quando riescono a condividere un appartamento con amici di cui si fidano, mettono su famiglia, fanno figli consapevoli che attorno a loro si sono create le condizioni adatte per poterli crescere serenamente. Il nuovo nato potrà scrivere il suo futuro. Farà l'operaio o se avrà talento con borse potrà studiare. Pensiamo a quanto in altri contesti si crede sia necessario per poter mettere su famiglia? Bloccati dalla crisi si cercano più certezze, più benessere, più denaro. Eppure, dopo anni di incertezza, dopo anni di tunnel e con questa politica incosciente che non trova il modo di creare condizioni stabili di governabilità, la crisi potrebbe addirittura rimescolare le carte. A fronte di un lavoro sicuro, stabile e duraturo che non arriverà mai, a fronte della casa che non si riuscirà mai ad acquistare, a fronte di un matrimonio o una convivenza impossibili da affrontare, esiste una possibilità concreta di trasformare il mondo che ci circonda. Di iniziare a vivere una vita dove le sicurezze non sono quelle che abbiamo mutuato dal nostro recente passato, ora inattuali, ma nell'impegno quotidiano e quindi nella ricerca di nuovi appigli.
Mi chiedo, al netto di tragedie che non vanno sottovalutate o considerate un prezzo "fisiologico" da pagare, se non ci possa essere addirittura del bene in questa insicurezza, una spinta a risalire. Mi chiedo se non ci sia del bene nel ragionare sui nostri consumi, nel frenarli. Se non possa, questa situazione di radicale cambiamento, per dirla con Marco Aurelio, portare a comportamenti che ci radicano in noi. Forse sarà puro romanticismo, ma senza le macerie del dopoguerra, senza la distruzione tangibile di quegli anni, cogliamo le similitudini e cerchiamo possibili strade per costruire, per sognare, per progettare un futuro. Per ricostruire quello che ora appare distrutto. Ciò che voglio dire è che la depressione terribile che stiamo vivendo può essere guarita dalla graduale presa di coscienza che una vita senza le sicurezze del passato è una vita che deve abituarsi a costruire un quotidiano non blindato, non protetto, ma che di giorno in giorno possa conquistarsi il diritto alla felicità.