A Roma si vota il 26-27 maggio. Per le primarie del centrosinistra si presentano in otto. Con un panorama di profili che va dal senatore Pd Marino al renziano Gentiloni. I grandi assenti? Per ora, i programmi

Mai come stavolta la platea degli aspiranti sindaco di Roma è stata tanto affollata. Più che nel proverbiale traffico sul Grande Raccordo Anulare, i romani rischiano di rimanere imbottigliati alle urne in un ingorgo di candidati alle elezioni comunali del 26-27 maggio. Solo alle primarie del centrosinistra, in programma il 7 aprile, ne corrono otto: cinque Pd, due Sel e uno Psi.

Dopo aver passato cinque anni sognando di scalzare Gianni Alemanno dal Campidoglio, ora il centrosinistra romano è alle prese con"l'incubo" Beppe Grillo, che alle politiche ha ottenuto oltre il 30% dei consensi in alcune periferie. La sfida nei gazebo però rischia di assumere le sembianze di una conta dei voti tra le varie correnti interne al Pd romano, mai così balcanizzato. Due i nomi più accreditati: Ignazio Marino e David Sassoli, col senatore in vantaggio sull'ex mezzobusto del Tg1 secondo un recente sondaggio. Volti noti, di alto profilo, forse però poco radicati nel panorama politico cittadino e finora privi di proposte dirompenti sui dossier più caldi che bloccano la modernizzazione della Capitale: urbanistica, mobilità, lavoro e welfare.

Paradossalmente, quindi, la scelta di puntare su nomi esterni alla nomenclatura romana obbliga i candidati a ricorrere ai pacchetti di voti delle varie correnti. Marino piace all'ala vicina al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, a Goffredo Bettini (king-maker dei quindici anni di giunte romane di centrosinistra) e a una parte di Sel. Mentre Sassoli incassa l'appoggio dei popolari e sul suo nome potrebbero convergere anche i voti del dalemiano Umberto Marroni, candidato alle primarie ma pronto a fare un passo indietro. Voci inoltre riferiscono di contatti per un eventuale sostegno anche da parte di esponenti Udc in passato nelle file nei democratici.

Più attardati appaiono i renziani Paolo Gentiloni e Patrizia Prestipino, sfavoriti anche dal fatto che il sindaco di Firenze finora è rimasto distante dalla partita romana. Emblematico poi il caso di Sel: due candidati in campo, Luigi Nieri e Gemma Azuni, eppure quasi metà del partito romano sosterrà Marino. I socialisti invece si conteranno attorno al giovane Mattia Di Tommaso. Insomma, una competizione a otto che rischia di essere dominata più dai pacchetti di tessere e partorire un candidato debole.

Su un punto però tutti i contendenti di centrosinistra concordano. Nessuno nei loro siti web utilizza il simbolo del proprio partito. Se Sassoli strizza l'occhio alla grafica di Barack Obama, Nieri gioca sul tema del riciclo dei materiali e Di Tommaso con il logo della metropolitana di Londra.

Sono partiti in dodici ma l'ha spuntata Marcello De Vito, 38 anni, l'avvocato che ha curato la presentazione delle liste alle regionali nel Lazio, come candidato del Movimento 5 Stelle. Con 533 voti è stato scelto dagli attivisti romani che hanno votato alle 'primarie' online sul portale nazionale di Beppe Grillo. Dopo di lui Daniele Frongia ha ottenuto 457 voti seguito da Leonardo Ugolini con 393 voti.

Ma l'elenco dei nomi non finisce qui. Dopo i risultati delle politiche la parola d'ordine sulle sponde del Tevere è società civile. Ecco allora altri quattro candidati che parteciperanno direttamente al primo turno delle comunali appoggiati da liste civiche. Eppure non si tratta certo di volti nuovi della politica romana: l'imprenditore Alfio Marchini, l'ex assessore alla Cultura Umberto Croppi, l'indipendente di sinistra Sandro Medici e l'urbanista ed ex ministro Alessandro Bianchi.

Tra di loro le attenzioni maggiori sono rivolte su Marchini, erede di una dinastia di"costruttori rossi": ha consegnato le firme necessarie per correre alle primarie per poi scegliere di non partecipare. Nei suoi confronti è in atto un corteggiamento, nemmeno troppo velato, da parte del duo Sassoli-Marroni, ma lui tira dritto per misurare i suoi consensi alle urne. Potrebbero risultare determinanti per il centrosinistra al ballottaggio.

Chi invece al secondo turno rischia di non arrivarci è proprio il sindaco uscente, Gianni Alemanno, a caccia di una riconferma dopo cinque anni vissuti tra mille progetti annunciati e puntualmente disattesi. Orfano delle primarie del centrodestra dopo averle a lungo invocate, se i numeri del Pdl fossero gli stessi delle politiche non arriverebbe al ballottaggio. Per questo anche Alemanno imposterà la sua campagna elettorale sulla lista civica"Rete attiva per i cittadini". In caso di debacle, per lui l'anno prossimo resterebbe a disposizione il paracadute delle elezioni europee. Ma, visto il numero di esclusi eccellenti alle politiche, c'è da prevedere che anche per Strasburgo ci sarà traffico intenso.