L'ipotesi del prestigioso giurista sul Colle scombina i piani di Bersani, che stava cercando un 'nome condiviso' con il Pdl. Puppato e Scalfarotto: «Meglio lui di Amato». E alla vigilia del voto il partito è spaccato

image/jpg_2204923.jpg
Giuliano Amato, Massimo D’Alema, Franco Marini, Romano Prodi. Alla vigilia dell'appuntamento per eleggete il Presidente della Repubblica, sono sempre questi i nomi che girano nei corridoi di Montecitorio e di Palazzo Madama. I primi tre sarebbero frutto di un’intesa con il centrodestra e con la Lista Monti; il Professore, invece, sarebbe il candidato del quarto scrutinio, il candidato del centrosinistra. 

Ma il nome che sta agitando in questo momento il Partito Democratico è quello di Stefano Rodotà, il terzo classificato delle "Quirinarie", ovvero della consultazione che si è svolta sul blog di Beppe Grillo per scegliere il candidato del Movimento 5 Stelle al Colle. Classe 1933, noto giurista, è stato garante della Privacy ed esponente politico dei Ds. Stimatissimo, grazie alla probabile rinuncia dei primi due classificati al "sondaggio" di Grillo - Milena Gabanelli e Gino Strada - Rodotà potrebbe essere il candidato di bandiera del Movimento 5 stelle. E, proprio da Beppe Grillo, in un video, è arrivata un’esortazione a Bersani: votare il candidato del M5S per iniziare una collaborazione, trovare un punto d’incontro e poi, chissà,magari ci potrebbe anche essere una qualche consultazione per quel famoso "governo di cambiamento" del quale il Pd si è detto da sempre fautore.
Insomma, Grillo e Casaleggio sembrano voler rendere "pan per focaccia" quanto fatto dal Pd con la candidatura di Pietro Grasso alla presidenza del Senato, che ha spaccato i grillini. Ora, invece, a spaccarsi potrebbe essere proprio il Pd. 

Eppure, nonostante l’alto profilo istituzionale di Rodotà, sono ben pochi i democratici che si dichiarano disponibili a votarlo. L’unica tra i big a farlo apertamente, per ora, è Laura Puppato, senatrice, già candidata alle primarie di novembre: «I nomi delle Quirinarie, sono tutti di un certo prestigio», dice. E aggiunge: «Tra un Rodotà da eleggere con il M5S e un Giuliano Amato presidente condiviso con il centrodestra, sceglierei sicuramente l’opzione Rodotà». In vista del Quirinale, ma non solo: «Se si cerca un governo di cambiamento, come detto più volte da Bersani, si persegue questa strada, andando avanti nella direzione presa con l’elezione dei Presidenti di Camera e Senato».

Esattamente di parere opposto Simona Bonafè, deputata renziana: «Sia Milena Gabanelli sia Stefano Rodotà godono della mia stima. Ma per fare il Presidente della Repubblica forse servono altre caratteristiche. Ad iniziare da uno spiccato prestigio internazionale. Pensiamo all’importanza avuta da  Giorgio Napolitano. Se siamo usciti indenni da situazioni di stallo politico è anche perché avevamo una figura come Napolitano a garantirci». Chi possiede queste caratteristiche? Un candidato che corrisponda a questo identikit la Bonafè lo ha in testa: «Giuliano Amato corrisponde a queste caratteristiche ed è uno dei nomi sul tavolo».

Molto cauto anche Gennaro Migliore, esponente di primo piano di Sinistra Ecologia e Libertà: «Noi vogliamo candidare qualcuno che venga eletto. Quella di Rodotà è un’ eccellente candidatura, ma il nostro intento è fare un ragionamento con il Pd. Noi abbiamo dato un profilo: un presidente che sia garante della costituzione e delle istituzioni, ma con caratteristiche di innovazione; siamo contrari a un candidato che sia il garante di patti politici». Migliore è scettico sulle reali intenzioni di Beppe Grillo, e non dà credito all’apertura dell’ex comico genovese: «Non commento quello che dice Grillo, visto come si comporta con noi».

C’è chi invece non si rassegna al fatto che non si possa trovare una convergenza molto vasta sul nome di Emma Bonino. Ivan Scalfarotto,deputato solo da qualche settimana, propone la leader radicale quale successore di Napolitano: «Io sto facendo campagna per lei. Può essere votata da tutti. Dal centrodestra, dal centrosinistra, e anche dal Movimento 5 Stelle, visto che si è ben piazzata alla Quirinarie. E’ donna ed ha un alto profilo internazionale». E l'opzione Rodotà? «Un nome straordinario, preferirei votare lui piuttosto che Giuliano Amato», dice. Precisando: «Però trovo che quello dei grillini non sia un metodo corretto. O decide il 5 Stelle o va tutto a rotoli. Mi piacerebbe che il M5S si applicasse per cercare una soluzione condivisa». 

Sulla questione del metodo insiste anche Ettore Rosato, esponente del Pd molto vicino a Dario Franceschini: «Beppe Grillo ci ha preso in giro. Rodotà ha un profilo adatto, conosce i meccanismi dello stato, ed è persona assolutamente adatta; anzi lo era a prescindere dalle fumose 'Quirinarie'. Ma quella di Grillo è più una provocazione che un qualcosa mirato a costruire. Se voleva fare un governo con noi, poteva averlo già fatto. Io penso che il Pd  debba trovare le più larghe convergenze nel Parlamento. Bisogna individuare delle figure che arrivino a questo tipo di condivisione». 

Sulla stessa linea Walter Verini, storico braccio destro di Veltroni: «Il mio candidato ideale è Giorgio Napolitano, o un suo clone. Serve un profilo di questo tipo, che raccolga una convergenza più larga possibile. Serve un Presidente della Repubblica che rappresenti l’unità nazionale, che sappia guidare il paese in un momento tempestoso. E’ sbagliato porsi il problema dell’alleanza con Grillo o con il centrodestra, bisogna concentrarsi sulla ricerca di un nome di larghissima condivisione». 

Ancora più netto Bruno Tabacci, alleato 'moderato' del Pd: «Ma in quanti hanno votato alle Quirinarie?», dice. «Il centrosinistra ha 496 grandi elettori. E se lo facesse il centrosinistra un nome? La cosa non si può porre in questo modo. Grillo ha fornito il suo elenco. Ma perché dovremmo convergere? Quante offerte gli sono state fatte per fare un governo? Lui invece ha solo insultato il candidato possibile premier. Sinceramente non penso che i vincitori della "Quirinarie" siano felici di essere stati indicati. Proporrei a Grillo, vista la differenza di grandi elettori, di convergere lui sui nostri nomi, è meglio».