«L'operazione è stata portata all'attenzione del top management della banca e alla mia come rappresentante del consiglio di amministrazione». Ecco il documento che testimonia bugie e mezze verità dette dall'ex presidente del Monte dei Paschi, Giuseppe Mussari, nella vicenda dei derivati Alexandria e Santorini, finiti al centro dell'inchiesta della Procura di Siena.
Si tratta di un fax riservato di due pagine inviato il 7 luglio del 2009 dall'ex responsabile della Finanza Gian Luca Baldassarri a Valentino Fanti, capo della segreteria di Mussari. Un "suggested script", ovvero il "canovaccio" in inglese da seguire durante la conversazione telefonica fra il presidente Mps e l'amministratore delegato della banca d'affari giapponese Nomura per impostare l'accordo sulla ristrutturazione del derivato Alexandria, il cui smontaggio porterà a Mps 273 milioni di euro di perdite.
Di quell'accordo, e tantomeno delle potenziali perdite, il cda della banca non sapeva niente, tanto che il contratto capestro era stato nascosto nella cassaforte dell'ex direttore generale Antonio Vigni, dov'è stato ritrovato dal nuovo vertice dell'istituto lo scorso ottobre.
Proprio in questi giorni a Siena incalza lo scontro fra giudice delle indagini preliminari, Ugo Bellini, che nelle corse settimane ha respinto la richiesta di sequestro urgente per Nomura, e i magistrati titolari dell'inchiesta su Mps, che hanno presentato ricorso al tribunale del riesame.
Nel canovaccio della conversazione telefonica, che verrà poi registrata da Nomura, i giapponesi sottolineano i punti cruciali dell'operazione per accertarsi che siano ben chiari ai manager senesi e dunque non contestabili in futuro se l'affare finirà male, com'è effettivamente andata.
Baldassarri, dal canto suo, detta la linea ai vertici di Mps su come gestire l'importante riunione telefonica. Ci sono le domande che Mussari avrebbe ricevuto e le parole che avrebbe dovuto usare per rispondere.
Al secondo punto dello schema della conversazione, dopo i ringraziamenti di rito, viene evidenziato il modo «poco convenzionale» con cui viene avviata la relazione fra le due parti, ma «spero di poterci incontrare presto, magari a Sienna (sic) per conoscerci meglio», sottolinea l'allora capo europeo di Nomura, Sadeq Sayeed.
L'obiettivo è però quello di ottenere da Mussari una sorta di liberatoria sui dettagli dell'accordo. In particolare che alcune transazioni sarebbero avvenute a condizioni non di mercato, che le diverse operazioni avrebbero avuto elementi di criticità e che il revisore dei conti, Kpmg, sarebbe stato messo al corrente di tutto.
Siena rinvia infatti al futuro 220 milioni di perdite ma contrae onerosi finanziamenti sull'acquisto di Btp per 3 miliardi.
Il punto numero 3 è cruciale. Nomura intende accertarsi che tutti i dettagli dell'operazione siano finiti o che comunque finiranno sul tavolo del «board», il consiglio di amministrazione. Cosa mai successa. «Voglio assicurarmi», scrive Saayed, «che voi siate a conoscenza della ristrutturazione del CDO (un titolo derivato, ndr) su cui abbiamo lavorato e che credo sarà portata all'attenzione del board di Mps, se non è stato ancora fatto».
Ai punti 4 e 5, Sayeed ribadisce perché sia chiaro che così come è stata organizzata, l'operazione rende possibile la ristrutturazione del CDO senza un pagamento diretto di commissioni di ristrutturazione.
Il rimborso di questi costi a Nomura avverrà invece con operazioni di pronti contro termine a 30 anni legate al contratto.
Il capo di Nomura ricorda anche che in Inghilterra «c'è grande attenzione per operazioni di questo tipo» ma che in questo caso si può contare su tutta una serie di garanzie: il management di Mps ha assicurato di averla fatto verificare al proprio revisore, Kpmg, e che tutta la documentazione sarà inviata ai revisori esterni.
«È qui che l'attenzione sale perché queste transazioni saranno eseguite a condizioni non di mercato», ribadiscono da Nomura.
E Baldassarri fa rispondere a Mussari così: «L'operazione è stata portata all'attenzione del top management della banca e alla mia come rappresentante del cda. Mi vanno bene tutte le condizioni e sono certo di aver ricevuto tutte le informazioni necessarie. Capiamo la delicatezza di questo genere di ristrutturazioni».
Per Mussari, inoltre, «è chiaro che le due operazioni (CDO e Btp) sono collegate fra loro». Quanto alla supervisione, Mussari assicura che «l'operazione ha superato tutte le approvazioni interne ed è a conoscenza di tutto il top management, compreso il direttore generale».
Idem per i revisori esterni, «nel pieno rispetto delle regole contabili».
Assicurazioni smentite dal nuovo management di Siena a gennaio di quest'anno: «Non risulta che tale operazione sia stata sottoposta all'approvazione del Consiglio di Amministrazione di Banca Monte dei Paschi».
Anche la società di revisione e consulenza Kpmg ha poi precisato di «non essere mai stata a conoscenza di alcun accordo di natura riservata risalente al 2009 tra MPS e Nomura» relativo alla ristrutturazione dell'operazione Alexandria e di «non aver mai fornito alcuna approvazione, tantomeno preventiva, circa la struttura delle operazioni finanziarie oggetto di tali accordi riservati».
Nel canovaccio della conferenza telefonica con Mussari, Sayeed vuole infine mettere nero su bianco un ultimo passaggio, come si legge al punto 7: «Mi consigliano di non inviare ai revisori esterni l' umbrella agreement (l'accordo-ombrello, ndr) che lega i due affari insieme. Voglio accertarmi che lei ne sia al corrente e che le vada bene. Quel patto potrà essere inviato separatamente».
Mussari lo sa. Rispetterà alla lettera lo schema della telefonata impostato dai giapponesi e da Baldassarri. Ignorando che quattro anni dopo sarà proprio quel legame tra il Cdo e i Btp, nascosto in cassaforte e alle autorità, a farlo finire sotto inchiesta insieme a tutto il vertice del Monte.