È difficile per chi governa non cadere nella trappola dei soldi. Meglio quindi uscire di scena alla fine del mandato

Soldi e politica non stanno bene insieme. Se la politica è infatti l'attuazione pratica di valori e di principi intangibili di tipo universale, il denaro non ha odore né colore, ma sporca tutto ciò che tocca quando non è dichiarato, trasparente e legale. Ben pochi tuttavia sono gli uomini politici che riescono a evitare di cadere, prima o poi, nella trappola del denaro. Nell'interessante serie televisiva danese "Borgen", il premier rassegna immediatamente le dimissioni quando si viene a sapere che ha pagato (per errore) la fattura di acquisti effettuati dalla moglie con la carta di credito del ministero. Dopo essersene reso conto, incarica il suo consigliere di rimborsare la spesa con la sua carta privata. Per poche centinaia di euro, ha perduto l'onore e non ha esitato un secondo ad abbandonare il suo posto. La Danimarca è sempre stata il modello e il paese ideale per gli altri. Ma la serie televisiva dimostra che le cose sono in realtà un po' più complesse e che la democrazia assoluta, senza intrallazzi né corruzione è abbastanza difficile da realizzare. Questo sceneggiato dovrebbe essere proiettato per gli studenti di legge o semplicemente per i futuri candidati a ricoprire incarichi politici.

Il governo di François Hollande è stato sconvolto dalla brutta vicenda di Jérôme Cahuzac, il ministro del Bilancio che aveva mentito e nascosto in Svizzera del denaro non dichiarato. Si è scoperto così che proprio chi doveva lottare contro le frodi fiscali era un frodatore. La giustizia si sta occupando del suo caso, ma questo scandalo ha creato un'atmosfera di sospetto verso l'intera classe politica. Tutti i ministri hanno dichiarato il loro patrimonio. E il denaro è diventato l'indizio più temibile.
Ma anche la destra, che è stata piuttosto severa con i socialisti, ha appena fornito un cattivo esempio: l'ex ministro dell'Interno di Nicolas Sarkozy ha ricevuto mezzo milione di euro e ha pagato alcuni acquisti in contante. Si è giustificato dicendo che quel denaro proviene dalla vendita di due quadri di un pittore olandese del Settecento. Purtroppo per lui, però, gli esperti del mercato dell'arte quotano le opere di questo pittore sui 20 mila euro. La giustizia si sta interessando del caso e l'attuale ministro dell'Intero ha chiesto un'indagine approfondita.

Tutti sappiamo che in Italia alcuni dirigenti politici si destreggiano coi miliardi e non esitano a dichiarare a quanto ammonta la loro fortuna. Non sempre sappiamo però come è stata acquisita. Viviamo, in fondo, nel Mediterraneo, lontani dal rigore dei Paesi nordici. L'apparenza è più importante della realtà. Il vento della legalità soffia a fatica sulle sponde di questo mare. Lo Stato di diritto non sempre è garantito. Intrallazzi, accomodamenti, risvolti oscuri, malversazioni sono la regola da queste parti. Non è un caso se la corruzione è più diffusa nell'Europa del sud che del nord e se la mafia è così ben radicata nelle strutture familiari e nelle abitudini correnti.

La democrazia, come si usa dire, non è un sistema facile, ma finora non si è trovato nulla di meglio per vivere insieme secondo leggi e regole che rispettano l'individuo e i suoi diritti anche quando dimentica i suoi doveri. La democrazia è una cultura che informa ogni istante, una pedagogia della quotidianità che deve regolare i rapporti dei cittadini con i loro governanti. Si basa su valori e principi non negoziabili. Ma quasi ovunque gli uomini si rivelano meno affidabili delle leggi. E spesso cercano di ottenere di più e di ignorare il diritto.

Quando Hollande ha scoperto il tradimento del suo amico Cahuzac, è rimasto sorpreso e addolorato. Come se gli fosse stato ricordato che l'uomo in fondo è fatto così: tende facilmente a tradire e a farsi corrompere. Non tutti gli uomini, però, sono traditori o corrotti, ma resistono e lottano contro questa tendenza che purtroppo fa parte della complessità della loro natura.

In Italia l'operazione mani pulite aveva fatto molto scalpore. Non saprei dire se è servita a rendere più onesta la classe politica. Ma per avere definitivamente le mani pulite, è necessario che, quando si fa politica, la si smetta di fare affari. Questo dovrebbe essere proibito poiché le due cose sono incompatibili. Un mandato politico dovrebbe essere unico.

Quando termina, si deve uscire di scena. Solo così si può davvero contrastare la degenerazione della vita pubblica, poiché non si lavora più per essere rieletti. Un uomo politico al quale avevo esposto quest'idea mi ha detto: «Va bene! È una buona cosa! Ma se tu imponi una legge di questo tipo, nessuno vorrà più candidarsi né dedicarsi alla politica!». L'uomo è fatto così. Ama il potere e il potere a sua volta ama il denaro. Peggio ancora: non può farne a meno.