Il progetto è partito nel 2006, nel pieno della bolla immobiliare mondiale: 280 alloggi vip con tanto di piscina a Dubai City. Un’operazione sicura e di un guadagno garantito dalla società di Luca Mulino, la Ellebiemme di Treviglio, specializzata proprio nel mercato scintillante degli Emirati. Oggi la “Dolce Vita” venduta come «una città maestosa dentro la città» è bloccata all’undicesimo piano per problemi di staticità, litigi tra i soci e grane economiche.
I contratti erano intestati alla Dubai Business. E la Guardia di Finanza di Bergamo ha ricostruito l’intreccio degli azionisti che controllavano l'operazione. Come “l’Espresso” è in grado di rivelare, un quarto appartiene alla Victory iniziative immobiliari srl, nata nel 2007 con sede nella centralissima via Vittorio Emanuele a Milano. E di questa società Antonio Conte all’epoca era amministratore unico e titolare, assieme al fratello minore Daniele, del 17,5 per cento delle quote. Nel 2008, in piena campagna vendite, è l’allenatore bianconero a risultare al timone della sigla: solo nello scorso luglio ha ceduto interamente le azioni al fratello.
Invece la fetta più consistente (l’80 per cento) di questa società milanese appartiene alla Victory Investments Ltd che ha lo stesso indirizzo londinese della Dubai Business: Holywell Row 27. Il resto della compagine è diviso tra l’Antonio Scarpetta spa di Anacapri, Italia Tre della famiglia bergamasca Longhi e due società estere: la Gary Commercial Limited di Belize City e la Dreams Buildings di Londra.
Un sistema di coperture e intrecci societari per nascondere i reali proprietari che la Guardia di Finanza riesce però a decifrare. Con una scoperta sorprendente: Mulino, insieme a Bernardo Sannino e Renato Santoro della Ellebiemme sono gli amministratori di fatto della scatola vuota londinese, nata all’estero per evadere il fisco per oltre 4 milioni di euro. «È un classico caso di esterovestizione: formalmente la società era in Gran Bretagna ma di fatto gestita dall’Italia perché lì non avevano dipendenti. I contratti, i bilanci e le fatture li facevano a Treviglio grazie a timbri e carta intestata creati ad arte», spiegano le Fiamme Gialle.

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