Il governatore in barca a vela. Questa volta non si tratta di Roberto Formigoni e delle sue vacanze esotiche con i tesorieri ciellini. La corrente d'affari porta invece al nuovo presidente h-24 della Regione. Per dirlo alla maniera del comico Maurizio Crozza, Yachtizzato. È una bella giornata d'ottobre del 2009. Roberto Maroni, allora ministro dell'Interno, è in missione sul lago di Garda. Deve siglare un patto per la sicurezza con gli enti locali, suo cavallo di battaglia. Concluso il vertice con i sindaci del veronese, si fa scortare dalla guardia costiera dall'altra parte del lago, a Gargnano, pochi chilometri a nord di Salò. Qui non lo aspettano impegni istituzionali, ma un pranzetto e una gita in barca con un suo amico imprenditore, Lorenzo Rizzardi. Politico e costruttore si frequentano da anni, tra porti, regate e ristoranti, tanto che su queste rive Maroni è considerato un vero velista, al pari dell'ex ministro padano Roberto Castelli, anche lui di casa sul Garda: Rizzardi ha ospitato entrambi sulle sue barche a vela.
Il botto di notorietà l'imprenditore bresciano l'ha avuto nel 2005, quando ha lanciato il circolo velico di Gargnano, di cui era presidente, alla conquista della Coppa America, nientemeno, con +39 Challenge: uno yacht di 24 metri che ha ottenuto sponsorizzazioni milionarie dalla Regione Sicilia di Totò Cuffaro e dal gruppo Fonsai di Salvatore Ligresti, per essere eliminato alle qualificazioni mondiali e quindi affondato dai debiti. Quattro estati dopo, quando accoglie il ministro Maroni sul suo veliero personale, Rizzardi ha ben altro in testa. Una maxi-speculazione edilizia che attende il definitivo via libera politico. Un affare da almeno 60 milioni di euro.
Vela e cemento, in questa storia, viaggiano affiancati. Il turbo-progetto edilizio che minaccia di cambiare il paesaggio del Garda, con oltre 50 mila metri cubi di nuove costruzioni ammassate in blocchi di cinque piani, si chiama infatti Borgo +39, come la barca. Una colata di cemento fortemente voluta dalla maggioranza Pdl-Lega che governa il comune di Toscolano Maderno, sopra il golfo di Salò. Qui le elezioni del 26-27 maggio sono diventate una specie di referendum su quella speculazione, contestata da numerosi cittadini, bloccata dalla Sovrintendenza e dal Tar di Brescia, ma riapprovata dal centrodestra. Tra mille polemiche, anche perché si tratta dello stesso piano urbanistico che nell'aprile 2012 è stato trovato dai carabinieri nella cassaforte di Francesco Belsito, allora tesoriere della Lega, ora in carcere per presunte ruberie da 20 milioni di euro.
«È un documento che si scarica su Internet», ha minimizzato il sindaco del Pdl di Toscolano, Roberto Righettini, ricandidato con l'appoggio della Lega. Il problema è capire cosa ci facesse questo progetto accanto a carte di sapore ricattatorio, come la famosa cartellina "The Family", quella con le ricevute dei fondi del partito versati da Belsito alla famiglia Bossi per pagare multe, tasse o lauree albanesi. Tra tanti misteri, un fatto certo è che dietro la barca e il cemento targati +39 (il prefisso telefonico dell'Italia: la Padania ancora non ce l'ha) c'è sempre lui, Rizzardi, l'imprenditore della Val Sabbia che ha fatto fortuna tra i porti e le limonaie del grande lago lumbard e che in questi anni si è fatto vedere spesso con Maroni tra le vele del Garda, spingendosi fino a Trapani e Valencia.
L'avventura comincia con la sfida padana all'America's Cup, dunque. Gianpiero Fiorani, l'ex banchiere di Lodi travolto dallo scandalo Antonveneta, ricorda benissimo come fu finanziata la super-barca +39. «Il vero sponsor dell'operazione era Maroni», spiega Fiorani a "l'Espresso": «I soldi per la barca me li chiedeva Riccardo Sogliano, l'ex calciatore e presidente del Varese. Nel mio ufficio, alla Banca Popolare, mi propose una sponsorizzazione per la Coppa America da 1,5 a tre milioni di euro. Insisteva che l'operazione era caldeggiata da Maroni e mi propose di incontrarlo a Roma». Offerta accettata dal banchiere: «Ho visto Maroni quattro o cinque volte, mentre era ministro del Lavoro, per discutere della Family Card, ma si finiva sempre per parlare della sua volontà di spingere questo investimento per la barca. Le cifre me le faceva Sogliano. Poi però Maroni mi chiedeva: "Lo ha ricevuto? Sogliano le ha fatto presente le sue esigenze per la Coppa America?"». Le pressioni leghiste sono arrivate anche nel cuore della Roma ladrona: «Nel giugno 2005 ho incontrato Sogliano e Maroni insieme, per parlare di questa sponsorizzazione», ricorda Fiorani: «Eravamo in quel famoso ristorante con la terrazza che s'affaccia su piazza di Spagna... C'era anche la segretaria particolare del ministro». Isabella Votino? «Precisamente».
Al banchiere però l'operazione +39 sembra «bislacca». E alla fine sgancia solo un prestito, poi restituito, come confermano i verbali degli interrogatori di Fiorani con i pm di Milano e Varese: la banca ha anticipato i fondi (oltre un milione e mezzo) garantiti dalla Fonsai di Ligresti, quando sembrava ancora navigare in buone acque. E altri 2,7 milioni assicurati da un finanziamento della Regione Sicilia: yacht padano, bandiera e soldi siculi, insomma. Per portare le regate a Trapani l'allora giunta Cuffaro, tra l'altro, ha inserito uno stanziamento di 4 milioni di euro nella stessa legge finanziaria con cui tagliava per la prima volta le spese regionali della Sanità. E nelle acque dell'isola, in quell'ottobre del 2005, non manca il ministro Maroni, che sale anche in barca con l'equipaggio di +39 come «diciottesimo uomo». Il grande timoniere della Lega, d'altronde, segue il progetto fin dal suo varo sul lago di Garda, il 24 maggio del 2004, quando interviene per garantire che gli sponsor saranno «aziende che si distinguono in materia di responsabilità sociale d'impresa». Come il gruppo Ligresti, condannato per Tangentopoli e tuttora indagatissimo. La banca di Fiorani. E la Regione di Cuffaro, detenuto per mafia.
A ottobre 2005 il ministro in salvagente ricompare tra il team velico a Valencia, dove insieme a Rizzardi e Sogliano si gode una cena in puro stile formigoniano, da ospite d'onore sul Buena Chica, la barca di appoggio: «Vinceremo noi», assicura ai marinai.
Nonostante gli auspici padani l'avventura di +39 Challenge naufraga in tempo da record. Nel 2008 la società che gestisce la barca tanto cara al ministro castiga-cladestini, chiamata con insubre ironia Clan des team, finisce in liquidazione, dopo che le entrate sono precipitate da 7 milioni a 400 mila euro. Nel 2009 il tribunale di Valencia condanna pure gli armatori lombardi a saldare gli stipendi arretrati di atleti e operai abbandonati nella base spagnola. Le riviste di vela ora annotano sconsolate che lo scafo gardesano è andato all'asta fallimentare per soli 150 mila euro. E nel bilancio finale di Clan des team i revisori dei conti denunciano «omissioni di tipo fiscale e contributivo, che sono state segnalate invitando gli amministratori ad una regolarizzazione. Che sino ad oggi non è mai avvenuta».
Affondata così la barca mondiale, ora resta a galla solo la speculazione edilizia che porta il suo nome. E sta facendo scandalo. Toscolano, il comune minacciato dall'operazione, è considerato da Legambiente uno dei peggiori esempi di cementificazione del territorio. Già ora ci sono più costruzioni che abitanti: l'Istat ha censito 7.994 residenti con 8.072 abitazioni, che per metà sono seconde case simili a conigliere vuote per undici mesi all'anno. L'estate scorsa il consorzio gardesano di depurazione ha dovuto rifiutare l'allaccio alle nuove lottizzazioni, perché le fognature sono al collasso. Perfino la Lega, sui manifesti, tuonava contro le speculazioni: "Basta cemento nella terra dei nostri padri". A Toscolano però il partito del macro-regionalizzatore Maroni ha approvato e difeso a spada tratta il Borgo +39. Cioè l'affare edilizio da 60 milioni di euro del suo amico Rizzardi. Qui l'armatore bresciano è in società con i fratelli Azzolini di Arco. Un altro bel equipaggio: il comitato anti-cemento del paese volantina da tempo le cronache delle condanne che gli Azzolini hanno subito nel 2009 dalla Corte d'appello di Trento, per una storiaccia di appalti truccati a danno di 17 comuni del Nord. Il piano-mastro del maronizzato Rizzardi era da incubo: sei scatoloni da 80 mila metri cubi di appartamenti e ipermercati in riva al lago. Per fare spazio, l'ex giunta di centrodestra era pronta a spostare anche lo stadio comunale. Ma la Sovrintendenza ha bloccato tutto. L'affare sembra saltato. Invece salta il sovrintendente. E la nuova giunta Pdl-Lega del sindaco Righettini ora insiste: almeno 58 mila metri cubi s'hanno da fare. Per il momento la spiaggia resta intatta: onde azzurre, ciottoli bianchi, un grande uliveto, un fabbricato liberty. E lì accanto la passeggiata lungo il lago costruita dall'impresa Azzolini e intitolata "al fondatore dell'Opus Dei, San Josemaria Escrivà", con tanto di epigrafe: «È in mezzo alle cose più materiali della terra che ci dobbiamo santificare».
L'ultima parola su +39 ora tocca al Consiglio di Stato, dopo che il Tar ha bocciato il Comune e la Regione Lombardia: il maxi-piano di Rizzardi e soci, scrivono i giudici, rischia di «stravolgere completamente il paesaggio del Garda». Nella campagna elettorale di questi giorni si sono sfidate tre liste pro cemento e due contro, in un clima pesante, fra denunce e ritorsioni. A sostegno del sindaco uscente, Maroni ha mandato a Toscolano il suo uomo di punta: Matteo Salvini. Per una Lega col vento in poppa.