«E' il momento di pensare a una forza politica che parli di giustizia sociale e ambientale, con i beni comuni come perno centrale. E che nasca dal basso, senza verticismi e padroni». I progetti di Adriano Zaccagnini, deputato ex M5S. Che giura: «La diaria? La restituirò proprio come i miei colleghi rimasti con Beppe»

Giovane. Camicia sblusata. Capelli spettinati, barba incolta. «Diamoci del tu, mi raccomando». Abita fuori Roma. In campagna, il suo vero habitat, e ogni mattina va in centro. In Parlamento. Adriano Zaccagnini - 31 anni, eletto nel M5S e appena fuoriuscito - ci riceve nel suo ufficio alla Camera. «Una volta dentro ovviamente ci togliamo subito la giacca, eh».

Vita da pendolare?
«Per forza. Mi occupo di sviluppo sostenibile e neo ruralità ed ho approfondito i miei studi sull'indipendenza energetica ed alimentare: l'ambiente è la chiave di volta dei prossimi decenni, mi batto per una giustizia sociale ed ambientale. Sono anche docente di permacultura e attivista di movimenti per i beni comuni e in difesa delle terre agricole. Qui alla Camera naturalmente ho scelto subito la Commissione Agricoltura».

Quando ti sei avvicinato al M5S?
«All'università ho frequentato i collettivi di sinistra e ho vissuto in prima persona le proteste studentesche dell'Onda contro la riforma Moratti, prima, e Gelmini poi. Nel 2006 mi sono iscritto ai primi Meet-Up candidandomi come consigliere municipale per la lista Amici di Beppe Grillo. Sono entrato nel Movimento per la grande sensibilità mostrata proprio sui temi ambientali».

Quindi sei uno di sinistra.
«Assolutamente no. In passato ho votato i Verdi, senza grande convinzione. E soprattutto, tengo a precisare, non ha mai avuto alcuna tessera di partito. Vengo dai comitati territoriali e dai movimenti».

Alle elezioni sei stato eletto nel Lazio I, come quinto. Dopo neanche tre mesi, abbandoni il M5S - di tua spontanea volontà - per approdare al Gruppo Misto. Non sarai mica uno Scilipoti qualunque?
«La mia è un'obiezione di coscienza nei confronti del M5S al cui interno c'è ormai un'aria irrespirabile: non ero più in grado di sopportare quest'impianto culturale che di fatto sta azzerando la democrazia. Siamo di fronte ad un movimento azienda, verticistico e capeggiato dalla Casaleggio Associati. Chiunque provi a sollevare dubbi o critiche viene marginalizzato, denigrato, umiliato e messo alla gogna. Non potevo più restare. Ed io reclamavo solo libertà di parola, non intenzioni politiche diverse. Anche nei partiti più ortodossi esistono i congressi, qui invece c'è l'autoinvestitura e il divieto di dissentire coi metodi della leadership».

Scusa, solo una volta eletto parlamentare ti sei reso conto del potere di Casaleggio e del suo movimento-azienda?
«Ho dato fiducia al M5S perché si è fatto catalizzatore e portavoce dei diversi comitati territoriali, oltre ad aver dimostrato grande sensibilità sui temi ambientali e agricoli. Inoltre io - come molti altri - ero una sorta di 'indipendente'».

Ma i gruppi parlamentari dicono di svolgere continue riunioni e di votare sempre a maggioranza. Senza alcuna pressione dall'alto di Grillo.
«Innanzitutto durante le consultazioni per il governo si sono fatte pochissime riunioni e quelle svolte erano per dibattere sul regolamento interno e sul come disciplinarci. La politica era decisa altrove. Mentre le attuali assemblee sono di fatto influenzate e condizionate dal blog di Grillo. Lì si stabilisce la linea da intraprendere ed influenza culturalmente i vari parlamentari. Le riunioni alla Camera hanno solo una parvenza democratica».

Perché non ti dimetti? Sei stato eletto col M5S, onestà non vuole che lasci il posto a qualcun altro piuttosto che passare al Gruppo Misto?
«Sono stato eletto democraticamente e non tradisco i miei elettori perché continuerò a votare come il M5S. Io disconosco soltanto lo staff della comunicazione e il verticismo. Per il resto rimango a servizio dei cittadini: ora voglio mettermi a disposizione per rappresentare i movimenti».

Oltre al problema democratico, secondo te ci sono stati anche errori politici al M5S?
«Non avrei votato la fiducia a Bersani ma è stato sbagliato non aprire col Pd un vero dialogo su alcuni punti. Il centrosinistra non aveva modo di governare da solo e dovevamo far pesare il nostro grande risultato elettorale "incastrandolo" e incalzandolo sui determinati temi. Mi sarebbe piaciuto discutere di questo nel M5S, non è stato possibile. Magari un governo superpartes con personalità non politiche scelte insieme e un programma con 4-5 riforme condivise, prima di ritornare al voto. Alla fine ha deciso Casaleggio con la sua linea dura, culminata con quell'obbrobrioso streaming tra Bersani e Letta, da un lato, e Lombardi e Crimi dall'altro. Il M5S ha scelto l'opposizione quando poteva invece governare».

Durante le votazioni per il Quirinale, Grillo ad un certo punto sembrava avesse aperto al Pd nel caso avesse votato Rodotà. Una finta?
«Grillo ci ha incontrato più volte e, assicuro, è più propenso al dialogo di come sembra. Il problema è Casaleggio, il vero guru, la materia grigia del Movimento: lui è per l'opposizione tout-court e, è rimasto persino spiazzato dall'enorme successo alle urne. Paradossalmente avrebbe preferito meno parlamentari per gestire meglio il tutto. Grillo invece è solo un medium, pur essendo il proprietario del simbolo».

Sei mai stato contattato - come ha denunciato il blog di Grillo - da qualche 'pontiere' del Pd per un eventuale governo del cambiamento?
«Mai. Nessuna compravendita morale e politica. Semplici confronti con alcuni esponenti durante le elezioni per il Presidente della Repubblica e nella Commissione. Si cercano convergenze per mettere in difficoltà il Pdl e il governo».

Qualche nome?
«Civati, in primis. Poi qualche deputato renziano. Quelli che si rendono conto che il Pd deve tornare a riascoltare la propria base, altrimenti sparisce».

Ci saranno a breve altre defezioni o espulsioni nel M5S?
«Può darsi, molti parlamentari manifestano forte disagio. Intanto si sta rafforzando nel gruppo la logica settaria del branco ed inevitabilmente chi reclama maggiore libertà è in difficoltà. L'espulsione della senatrice Gambaro è stata vergognosa. Come M5S volevamo togliere il reato di vilipendio per il Presidente della Repubblica e poi si vieta di dissentire al capo Grillo!».

Che cosa farai con i soldi della diaria? Li ridai indietro come gli altri deputati del M5S o essendo fuoriuscito non rispetterai gli accordi presi?
«Certo che restituirò i soldi. Finora gli 8.500 euro riconsegnati sono andati - come stabilito dal gruppo - ad un fondo per la riduzione del debito pubblico. Un po' un controsenso, visto che siamo per rinegoziarlo. Quindi in futuro li donerò ad un centro di ricerca indipendente relativo ai conflitti ambientali. In Italia c'è urgente bisogno di bonificare e rigenerare a livello agricolo. Ma non mi terrò un euro in più rispetto ai colleghi rimasti nel M5S».

Politicamente invece che cosa farai? Sei interessato ad eventuali 'cantieri a sinistra'?
«Con i vari Barca, Vendola, Civati si può interloquire ma è un percorso diverso e a volte distante. Vorrei lavorare per creare un soggetto che parli di giustizia sociale e ambientale, con i beni comuni come perno centrale. In questo senso sono molto felice per la vittoria di Renato Accorinti a Messina, fautore di una lista civica dei movimenti. Bisogna dare continuità ad un processo che ci porti dalla democrazia rappresentativa a quella partecipativa».