I ricercatori dell'Istituto Mario Negri e dell'Università di Milano hanno analizzato 22 anni di studi sul dolcificante. Risultato: nessun danno per la salute dell'uomo è dimostrato
Dopo decenni di discussioni e accuse, il vincitore è lui: l’aspartame. Non ci sono infatti prove che associno un consumo normale del dolcificante ad alcun danno per la salute.
Lo ha confermato un grande studio (pubblicato su “
Food and Chemical Toxicology”) che ha preso in esame tutte le ricerche pubblicate negli ultimi 22 anni condotto dall’epidemiologo Carlo La Vecchia, dell’Istituto Mario Negri e dalla tossicologa Marina Marinovich dell’Università di Milano.
L’analisi era tesa a verificare se l’utilizzo del dolcificante - scoperto nel 1969 - è collegato al rischio di ammalarsi di tumori al seno, al cervello, al pancreas e a molte altre sedi, linfomi e leucemie compresi, nonché di malattie cardiovascolari e di partorire prematuramente. Risultato: zero. Né l’aspartame né altri dolcificanti citati nei lavori analizzati (acesulfame, ciclammato, saccarina, stevia e sucralosio) sono risultati associati ad alcun aumento di rischio per queste malattie.
Ma i due ricercatori non si sono fermati all’epidemiologia: hanno anche valutato i dati tossicologici, e dimostrato, numeri alla mano, che non esistono prove di una tossicità significativa nell’uomo.
Diverso è quanto accade negli animali, poiché in topi e ratti qualche effetto, soprattutto da parte dei ricercatori dell’Istituto Ramazzini di Bologna, è stato visto. Tuttavia, secondo i due esperti milanesi, quegli studi presentano gravi lacune metodologiche e non sono pertanto applicabili in nessun modo all’uomo. Lo studio, del resto, conferma quanto dichiarato a più riprese dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare che sull’aspartame si è espressa nel 2002, 2006, 2009, 2010 e 2011, ogni volta confermandone la sicurezza. La Dose Giornaliera Accettabile è compresa tra 0 e 40 milligrammi per chilo di peso corporeo.