Sarà pure, come dice il ministro Franceschini, che se il governo nel 2014 risolve due o tre problemucci (la crisi, il bicameralismo, la legge elettorale) “chi arriva nel 2015 si troverà a governare in una situazione senza precedenti. Un altro mondo”. Eppure, la sospirata data appare di nuovo lontanissima, per l’esecutivo guidato da Letta. Non a caso dal Messico, dove è in visita ufficiale, il premier adesso dice che l’agenda e il rimpasto devono andare di pari passo, e non più venire uno dopo l’altro. Intanto, però, a Roma mezzo governo traballa. Adesso, quasi per un effetto contagio, pare sia tornato il turno pure di Angelino Alfano, già sulle spine in estate per via del caso Shalabayeva, e ora a quanto pare di nuovo nel mirino per la stessa vicenda (il suo ex capo di Gabinetto, Procaccini, è stato sentito in procura). Fatti di cronaca giudiziaria vari ed eventuali che si aggiungono tipo ciliegina a una situazione politica esplosiva per la maggioranza, causa combinato disposto dell’arrivo di Renzi (lato Pd), e dell’uscita di Berlusconi (lato Ncd), più fiato sul collo della Consulta. Ma nell’esecutivo, chi sta più sulle spine?
Nunzia De Girolamo
Fino all’altroieri mezza santa per essere stata l’unica donna ad aver abbandonato il caro Silvio - insieme con la Lorenzin, tutt’ora santa - adesso il ministro delle Politiche agricole è nella bufera per registrazioni finite nelle indagini degli appalti Asl di Benevento. Il copione è noto: i Cinque Stelle la invocano al più presto in Parlamento, lei non è indagata, si dice prontissima a chiarire, convinta “di non aver commesso alcun illecito” e quindi al momento lontana dalle dimissioni. In sostanza - se non arrivano altre notizie dalle procure - la questione sarà probabilmente di “opportunità politica”. Considerata la sovra rappresentazione del Nuovo Centrodestra al governo, nonché la chiarezza con cui Letta valuta pesci piccoli (Idem) e pesci grossi (Alfano, Cancellieri) del suo esecutivo, la storia sembra quasi scritta.
Fabrizio Saccomanni
Destinatario dell’affondo renziano “siamo su Scherzi a parte?” per il pasticcio sui 150 euro agli insegnanti, il ministro dell’Economia resta in bilico, in quanto tecnico, più di quanto non sarebbe naturale per via del suo ruolo. Questo, nonostante la blindatura di Franceschini (rimpasto sì, ma lui non si tocca) e la mezza blindatura di Letta, che lo difende ma non si entusiasma, e d’altro canto immagina di soddisfare le richieste renziane (“a via XX Settembre serve un politico”) pensando per benino chi mettere al posto di Fassina come viceministro (per esempio, Joram Gutgeld).
Annamaria Cancellieri
La bufera delle sue telefonate pro-Ligresti, e relativa mozione di sfiducia in Parlamento, ha raggiunto l’apice prima che Renzi vincesse le primarie, ma comunque su di lei si è consumata una delle polemiche più forti tra il premier e il quasi segretario (che fino all’ultimo ne aveva chiesto le dimissioni). Ergo, in un rimpasto, il Guardasigilli si troverebbe col bonus già consumato. Non che la vicenda le abbia dato lustro, del resto.
Flavio Zanonato e Maria Chiara Carrozza
Vicende diverse, ma i due ministri sono accomunati da un dato tutto politico: l’essere stati nominati quando ancora rappresentavano la parte maggioritaria del Pd (Bersani). Nel post-congresso, col trionfo del renzismo, è tutto cambiato, e dunque traballano. Alla Carrozza, cui avrebbe giovato il fatto di essere anche lettiana, oltreché bersaniana, non giova però essere titolare del dicastero i cui uffici hanno combinato il pasticcio dei 150 euro (dati, poi tolti, poi dati) agli insegnanti.
Enrico Giovannini
Il ministro del Lavoro è stato molto criticato da Renzi, per aver sollevato obiezioni sulle coperture del Jobs Act. Il segretario Pd ci ha messo la croce sopra: “Il compito dei ministri non è dare giudizi o opinioni, come i professori o gli ospiti dei talk show”, ha detto. In caso di rimpasto potrebbe essere sostituito, nonostante Letta non abbia mai manifestato l’intenzione di farlo, come segno del montismo tecnico che muore, lasciando il passo (di nuovo) ai partiti.