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Lo spesometro, introdotto nel 2011, ?non è mai stato utilizzato in tutto il suo potenziale. Che non è piccolo: dal confronto tra acquisti e cessioni nei settori più a rischio, viene fuori una differenza di 4,8 miliardi. Tutto denaro nascosto al fisco, che produce evasione dell’Iva e anche delle imposte sui redditi. Con l’allungamento del periodo del “ravvedimento operoso” previsto dalla legge di stabilità, l’Agenzia delle entrate si dà il tempo per analizzare le matrici dello spesometro e infine segnalare per lettera a una platea di “sospetti” che i conti non tornano. I presunti evasori vengono invitati a spiegare, o a correggere le dichiarazioni con una sanzione ridotta a un settimo.
La strategia punta sulla “compliance” più che sulla repressione. Non vedremo più blitz a Cortina o in via Montenapoleone. ?In compenso il popolo dell’Iva farà bene ?a controllare la posta. In teoria, la platea ?è sconfinata, tutto il mondo degli affari ?e del lavoro che fa fattura: 4 milioni di soggetti. Gli “inviti” saranno però selettivi. L’operazione dovrebbe riguardare solo un quarto delle situazioni sospette, le più significative e al sicuro da errori tecnici.
È questo il nuovo corso dell’Agenzia, con a capo la neonominata Rossella Orlandi. Il suo predecessore Attilio Befera riteneva invece lo spesometro pressoché inutilizzabile nella lotta all’evasione. Adesso invece una squadra di statistici e informatici metterà le mani su quell’enorme mole di informazioni. Sarebbe un primo passo verso un uso più esteso anche dei dati delle utenze dell’energia, domestica e industriale, quelli degli ordini professionali, fino al Registro delle imprese.