Riorganizzare il “sistema sicurezza” è uno dei principali obiettivi del governo Renzi. L’ipotesi di ridurre da cinque a due le forze dell’ordine nel nostro paese – individuata dal Commissario per la “spending review”, Carlo Cottarelli – per adesso rimane nel cassetto. Ma lo tsunami è in arrivo e le prime onde si presentano in forma di due note del Viminale, dedicate alla riorganizzazione della Polizia di Stato e alla riforma delle zone di frontiera.
Il primo file parla di “razionalizzazione delle risorse e dei presidi”. L’intervento, secondo le intenzioni dell’amministrazione, sposta “risorse umane e tecniche sulla funzione controllo del territorio”. Ha un effetto concreto, è una rivoluzione nella geografia operativa dei caschi blu, con 189 uffici destinati alla chiusura, sei in procinto di essere declassati, 50 trasformati e, infine, altri sei da accorpare.
Per i sindacati, che dovranno esprimere il loro parere sul piano del Viminale entro l’8 dicembre, si tratta di un progetto destinato a indebolire la presenza delle forze dell’ordine sul territorio, con la chiusura di uffici periferici ma altamente specializzati. Con l’aggravante che nulla viene fatto per fronteggiare la cronica carenza dell’organico.
Ad essere colpite saranno soprattutto le unità specialistiche della Polizia. Semaforo rosso per la polizia “Stradale”: lascia sul campo 35 sedi e segna la chiusura di due compartimenti regionali con l’accorpamento delle responsabilità per Abruzzo e Molise, Campania e Basilicata e l’assorbimento dell’Umbria che sarà legata alle Marche. I distaccamenti della Polstrada subiranno tagli draconiani: dei 182 esistenti ne resteranno in piedi 145: “soppressi, perché non più strategici”. Cancellati del tutto i tre Rips (Reparti intervento polizia stradale).
Binario morto anche per la Polizia ferroviaria, che subirà una drastica cura dimagrante, passando da 212 sedi a 163. Il provvedimento porterà alla dismissione di altri 51 sedi della Polfer, in realtà già chiuse di fatto perché a quota zero di personale. Scompare il compartimento regionale della Sardegna, unificato con il Lazio.
Stravolta la stessa ragion d’essere della Polizia Postale, in prima fila nella lotta al crimine cibernetico. L’amministrazione ha deciso di ridurre le sedi da 101 uffici a 27. Il perché lo spiega la nota del Viminale che parla di “mutati scenari tecnologici” e di “una sfida virtuale sempre meno legata al territorio e più alla competenza professionale”. Gli uffici che restano operativi saranno quelli delle città dove hanno sede le Procure distrettuali. Il Ministero cerca di non perdere le competenze acquisite dai poliziotti anti hacker: nel documento si anticipa l’ipotesi di trasferire il personale in esubero dalla Polizia Postale alle Questure, primo passo per la costituzione dei nuclei di basi per i reati informatici.
Affondano le squadre nautiche, soppresse in un colpo solo. Per i cinquanta uffici che si occupano delle coste è una bocciatura senza appello: “le stesse attività delle unità – si legge nel progetto di riorganizzazione – sono svolte da altre amministrazioni dello Stato, per le quali il controllo del mare territoriale e delle acque interne costiere costituisce una delle principali funzioni istituzionali”. Il personale delle Squadre nautiche sarà trasferito nelle questure e nei commissariati.
Verranno chiuse anche le sedi nautiche “fantasma” di Cosenza, Ferrara Foggia, Pavia Piacenza e Reggio Emilia: non erano mai state attivate. Brutte notizie anche per i sub. Delle cinque squadre sommozzatori ne resterà soltanto una, il nucleo Cnes di La Spezia, con la cancellazione delle sedi di Bari, Napoli, Palermo e Olbia. I sub rischiano di finire le loro carriera in Questura ad occuparsi di controllo del territorio.
Sotto censura anche le squadre a cavallo: “l’attività ippomontata di controllo del territorio è ridotta a mera funzione di rappresentanza”. Così addio poliziotti a cavallo e addio alle sedi di Torino, Firenze, Caserta Napoli, Palermo e alle due di Roma (Tor di Quinto e Ostia). Anche in questo caso, si punta a “recuperare risorse umane per settori ritenuti di priorità”: traduzione, si torna in commissariato. Saranno cancellate anche le sedi “fantasma” delle squadre ippiche di Bari, Belluno, Verona Viareggio. La Polizia a cavallo resta presente con due squadre a Roma (Trastevere e Villa Umberto), una a Milano ed una a Catania. Il centro di Ladispoli resta la base principale dell’attività ippica della polizia, mantenendo le competenze per addestramento, aggiornamento e logistica. E in più potrà continuare ad occuparsi della “fanfara a cavallo”.
Tagli anche per i nuclei artificieri: saranno cancellati 4 dei 49 presidi attualmente operativi: La Spezia e Messina con la motivazione della “poca attività espletata”, mentre i centri di Napoli Capodichino e Savona saranno chiusi solo sulla carta perché solo sulla carta esistevano.
Il secondo documento del Viminale è dedicato interamente alla polizia di frontiera. Saranno soppresse le zona di polizia di frontiere del Piemonte e della Campania. L’Italia – come a voler celebrare un ossequio un po’ tardivo al Trattato di Schengen – controllerà le sue frontiere con una divisione in sei macro aree, due in meno dell’assetto attuale. In totale verranno chiusi 20 uffici su 53. I principali presidi storici a cadere sono Ventimiglia, Ponte Chiasso, Trieste, Gorizia e Gioia Tauro. Anche in questo il personale degli uffici soppressi finisce alle dirette dipendenze delle Questure o dei commissariati più vicini. Ma non è detto che questa scelta venga apprezzata dall’Unione Europea.
“Se da un lato è vero che i passeggeri provenienti da area Schengen non sono sottoposti a controlli di frontiera, in virtù dello stesso trattato di libera circolazione - spiegano fonti sindacali - questo non vuol dire che l'Italia (così come gli altri paesi dell'area Schengen) non abbia più le frontiere. Sono le stesse di sempre e ben definite, compresi i valichi terrestri confinanti solo con paesi Schengen. Le Zone di Frontiera guidano e gestiscono gli uffici periferici. C ‘è il rischio concreto che la riduzione degli uffici indebolisca il sistema di controllo e vigilanza delle frontiere".
In questa piccola rivoluzione copernicana, preludio a un intervento ancor più incisivo, c’è chi esce indenne dal setaccio del Ministero: il reparto volo di Pratica di Mare (per cui è stato appena attivato l’acquisto di tre elicotteri Aw 139, previsto da un appalto affidato nel 2012), le 33 squadre cinofili e le 20 sedi per la preparazione dei tiratori scelti.