L’economista docente della Bocconi e animatore del sito Lavoce.info, è critico sul sistema italiano degli ammortizzatori sociali

«I punti deboli su cui intervenire sono tre: la scarsa copertura dei sussidi di disoccupazione per chi ha carriere discontinue; l’assenza di copertura per quei parasubordinati di fatto alle dipendenze di una azienda; l’utilizzo distorto della cassa integrazione e soprattutto gli abusi di quel mostro che è la cassa in deroga». L’economista Tito Boeri, docente della Bocconi e animatore del sito Lavoce.info, è critico sul sistema italiano degli ammortizzatori sociali.

Jobs Act
Ma quanto piacciono all'azienda gli aiuti di Stato
22/12/2014
Professore, è così deteriore la cassa in deroga?
«è stata creata per ragioni meramente politiche, per andare incontro alle piccole aziende che non versano i contributi per le casse. Mentre quelle ordinaria e straordinaria sono alimentate dai versamente di lavoratori e imprese, quella in deroga ricade sulla fiscalità generale. Aziende e dipendenti non sono interessati a farne buon uso, tanto non la pagano. Così è diventata un pozzo senza fondo».

Quali saranno, secondo lei, le mosse del governo?
«Credo che Renzi avesse in mente un’idea che condivido, tenere in vita soltanto la cassa ordinaria, che ha funzionato bene, riducendo l’orario di lavoro per salvaguardare posti di lavoro. La straordinaria, invece, non è strumento per crisi temporanee. Tenere congelato un dipendente che non ha serie possibilità di venire reintegrato non fa che prolungarne l’agonia, impedisce all’impresa di ristrutturare seriamente e alla fine è molto costosa per la collettività. Quella in deroga va certamente abolita, perché la sua concessione è discrezionale».

Che cosa intende?
«Nel darla, entrano calcoli di convenienza politica, legati all’importanza dell’azienda, all’impatto elettorale. Così governo e sindacati scelgono di essere generosi con qualcuno e lasciar fuori altri».

Lei è stato uno degli ideatori del contratto a tutele crescenti. Farà parte del pacchetto del Jobs Act?
«Mi risulta che rischiamo di vederlo partire con una soglia di tutela molto alta, che fa sparire il concetto di tutela progressiva».

Ma una tutela iniziale, diciamo di sei mesi, non è un’opzione “di sinistra”?
«No, affatto. Scoraggerebbe le assunzioni a tempo indeterminato, facendo preferire i contratti a tempo determinato. La scelta di sinistra è introdurre la compensazione del lavoratore anche in caso di licenziamento economico legittimo».

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