«Al fine di tutelare il benessere psicofisico di lavoratori transgender, di creare un ambiente di lavoro inclusivo. Per eliminare le situazioni di disagio per coloro che intendono modificare nome e identità nell’espressione della propria autodeterminazione di genere, le Amministrazioni riconoscono un’identità alias al dipendente che ha intrapreso il percorso di transizione di genere». È quello che si legge nell’ipotesi di accordo del Contratto collettivo nazionale di lavoro per il comparto dell'istruzione e della ricerca firmata lo scorso 14 luglio dall’Aran, Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, dopo mesi di trattative con le organizzazioni sindacali (tranne Uil).
Così il personale scolastico transgender che ne farà richiesta, docenti e Ata, avrà diritto di avere bagni e spogliatoi neutri, divise di lavoro corrispondenti al genere di elezione, l’identità alias per il cartellino di riconoscimento, le credenziali di posta elettronica, la targhetta sulla porta dell’ufficio, le tabelle con i turni esposte negli spazi comuni. Grazie a un articolo, il 21, che è entrato fare parte del contratto scuola 2019/2021. Ma che non è una novità.
Poco importa: la notizia è stata sufficiente per scatenare le ire dei Pro Vita e dei giornali di destra. «È un atto ideologico molto grave l’istituzionalizzazione della carriera alias per i professori nelle scuole sancita dal recente Ccnl, firmato dal Governo ed elogiato dal Ministro Valditara. Chiediamo l’immediato ritiro di questa norma», ha dichiarato Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia.
Ma la norma per la tutela delle persone transgender che prevede l’identità alias per le persone in transizione di genere non è una novità che appare per la prima volta nel contratto scuola 2019/21 per promuovere «l’indottrinamento gender». E neanche una mossa del Governo che a sorpresa “tradisce” le aspettative dei suoi elettori e inverte la direzione delle politiche fino ad oggi portate avanti.
Si tratta invece di un articolo a tutela del benessere della persona già presente nei recenti contratti del settore pubblico: «Sanità, funzioni locali, funzioni centrali. La scuola è l’ultimo contratto che si sottoscrive per il triennio 2019/2021», spiega Ivana Barbacci, segretaria generale nazionale Cisl Scuola: «È stata una scelta del tavolo contrattuale, tra Aran e le organizzazioni sindacali. Non è intervenuta alcuna sollecitazione, né in positivo né in negativo, da parte della politica: sono scelte legislative di cui i contratti devono tener conto per tutelare persone che esistono. Stiamo parlando di un contratto che riguarda più di un milione di persone. E l’attenzione è tutta rivolta su un articolo marginale anche se necessario. Perché?»
Come sottolinea infatti Barbacci, il nuovo contratto Scuola riguarda 1.232.248 dipendenti, di cui 1.154.993 appartenenti ai settori scuola e Afam, 77.255 lavoratori dei settori università ed enti di ricerca. E contiene numerose novità da approfondire. Come l’aumento salariale medio mensile di 124 euro per i docenti e di 190 euro per i direttori dei servizi generali e amministrativi, l'introduzione e la regolamentazione del lavoro agile, 3 giorni di permesso retribuito per il personale docente, educativo ed Ata assunto con contratto a tempo determinato, l’innalzamento a 120 giorni, da 90, del diritto ad astenersi dal lavoro, nell’arco di tre anni, per le lavoratrici vittime di violenza inserite in un percorso di protezione debitamente certificato.