Da qualche tempo il padre di Facebook ha avviato un'"operazione simpatia" che guarda verso la Cina, che ha messo al bando il social network dal 2009. E si spera che non porti a un compromesso al ribasso sui diritti degli utenti
A inizio dicembre
il responsabile della censura on line in Cina, Lu Wei, ha fatto visita alla sede di Facebook, a Menlo Park, ricevuto da Mark Zuckerberg. La visita negli Stati Uniti era cominciata con un intervento a Washington di fronte a 150 tra funzionari governativi, esperti e imprenditori del digitale.
Occasione per ribadire che «le compagnie straniere che hanno conquistato mercato, utenti e profitti in Cina rispettano tutte le leggi e le regole cinesi, senza eccezione». Comprese quelle che gli hanno consentito, nell’ultimo anno, di aumentare la stretta repressiva nel Paese che già era dotato dell’infrastruttura di controllo della rete ?più sofisticato al mondo. «Chi sceglie altrimenti si mette sulla strada sbagliata ?e si isola, e in sarà abbandonato dal mercato». Come Facebook, estromesso dal 2009 da un bacino di utenza potenziale ?di 650 milioni di individui.
Così non stupisce “l’operazione simpatia” di Zuckerberg, ?dal mandarino sfoggiato con gli studenti ?della Tsinghua University di Pechino al volume del censore, esibito durante la visita di Lu Wei e regalato anche agli assistenti. ?
C’è da sperare non serva a un compromesso al ribasso sui diritti degli utenti, e a ricordare piuttosto che la libertà di Internet, in Cina, ?è un valore solo finché equivale a promuovere “l’armonia sociale”. ?Il libero Web, difeso a parole da tutti, ?sta già morendo di ipocrisia: almeno Zuckerberg ci risparmi la sua.