I due circoli del Pd di Viadana, paesone della provincia di Mantova, sono stati commissariati dal partito. Sospetti su alcuni iscritti. Tessere che hanno sollevato più di qualche dubbio. Un assessore, quello alle Povertà, che ha lasciato l'incarico dopo la pubblicazione sulla Gazzetta di Mantova delle intercettazioni in cui due 'ndranghetisti lo tiravano in ballo. Lui è Antonio Tipaldi e si è sempre smarcato da quelle allusioni. Anche il sindaco democratico Giorgio Penazzi si è schierato dalla sua parte. Ma la bufera non si è placata. Anzi, la tensione interna al partito locale è cresciuta, e due giorni fa è arrivata la sentenza dei vertici regionali che scioglie i circoli e decide per l'invio di un commissario che passerà al setaccio le liste degli iscritti per capire se ci sono uomini legati ai clan.
L'analisi, secondo fonti de “l'Espresso”, potrebbe concentrarsi su una quarantina di nomi. E cercherà di mediare tra le opposte fazioni interne al partito per ridare equilibrio alla giunta comunale.
Ma nel paese i dirigenti non sono tutti d'accordo. C'è chi si ribella alla scelta: «Chi ha operato nella legalità viene paragonato a chi se n’è fatto un baffo» si è opposto il coordinatore Daniele Mozzi, che ha aggiunto: «Dicono che lo fanno per il bene del Pd: ma non siamo tutti uguali. Noi non abbiamo pregiudicati tra i tesserati». È la prima volta che un circolo del Pd del Nord Italia viene commissariato per presunte presenze mafiose. Ma già durante i primi focolai della polemica in tre avevano riconsegnato le tessere. « Non vogliamo essere motivo di imbarazzo per nessuno»», avevano scritto nella lettera con la quale annunciavano l'uscita dal partito.
Tra i nomi che hanno lasciato i democratici c'è Raffaele Iedà. Secondo gli investigatori era presente durante la ormai nota telefonata in cui Nicola Lentini, «delegato(nel 2006 ndr) del clan Arena per la zona emiliana», si vanta con l'altro interlocutore di avere Viadana in mano.
Due settimane dopo quel dialogo, Carmine Tipaldi viene eletto consigliere con una valanga di voti. Sarà il più votato. Aspetto che gli investigatori del Girer, il gruppo speciale che deve vigilare sulla ricostruzione post sisma in Emilia, sottolineano nella loro informativa inviata alla prefettura.
Prefetto che però non ha ritenuto sufficienti gli elementi raccolti per estromettere dalle White list l'azienda dell'assessore Tipaldi. Ecco le motivazioni dell'ufficio prefettizio: «Non è certa la presenza dell'assessore durante la telefonata»; e inoltre, «il legame con la cosca Arena di uno dei presenti a quella telefonata non è certo, perché questo non è stato identificato». Gli investigatori la pensano diversamente. Sono certi della presenza di entrambi. Sia di Tipaldi il politico, che del tizio imparentato con gli una famiglia vicinissima al clan Arena finita di recente nel mirino degli investigatori che monitoravano i flussi del trasporto delle macerie durante le prime fasi della ricostruzione nel cratere sismico.
Ma è il contesto a preoccupare. Il Mantovano, Viadana e Curtatone in particolare, è centro nevralgici del potere della 'ndrangheta. Di un mafia che gli investigatori non esitano a definire “Emiliana”. Già, una sorta di “supercosca” che pur mantenendo rapporti con la casa madre, in Calabria, gode di una sua autonomia. Chi indaga utilizza il termine delocalizzazione per descrivere la presenza dei clan calabresi in queste zone. Come multinazionali hanno spostato le sedi produttive in zone dove è possibile far lievitare i profitti. Nella mappa criminale, Mantova e Viadana sono punti strategici. Anche perché si trovano a pochi chilometri dalla provincia di Reggio Emilia, feudo padano della potente cosca Grande Aracri diventata una vera e propria holding economica con i tentacoli che arrivano fin dentro il cuore della Germania. Insieme alla 'ndrina degli Arena di Isola Capo Rizzuto hanno piazzato proprio soldati e prestanome lungo l'asse che unisce Modena, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Mantova e Verona. Insomma, la 'ndrangheta si è fatta la sua macro regione. Qui è riuscita a intrecciare rapporti con politici, professionisti, aziende locali.
Il commissariamento dei circoli di Viadana avviene quindi in ambiente segnato da presenze inquietanti.
E c'è chi in Commissione parlamentare antimafia si chiede se non sia il caso di inviare un ispettore della prefettura in Comune. Non un commissariamento, ma una modalità blanda per controllare che sia tutto apposto. Anche perché nella bassa Mantovana vivevano boss di primo piano, che nel comune, hanno vissuto fino alla loro condanna, e risiedono nuovi referenti che hanno il compito di mantenere i rapporti con Brescello e Reggio Emilia. Qui viveva Franco Pugliese detto detto “Culu musciu”, suocero di un super boss degli Arena. I pentiti lo definisco «importante a livello in ‘ndrangheta».
È lo stesso che è stato coinvolto nell'inchiesta con l'ex senatore Nicola Di Girolamo. La fotografia di loro due assieme durante una cena è stata pubblicata da “l'Espresso nel 2010. [[ge:espressogallery:eol2:23242212:1.67178:mediagallery:https://espresso.repubblica.it/foto/2010/02/24/galleria/di-girolamo-ecco-le-foto-1.67178]]
Incastrato dalla magistratura, al suo posto sono arrivati nuovi responsabili di zona. Imprenditori prima che padrini. A Viadana, secondo i collaboratori di giustizia, i clan Arena e Grande Aracri hanno riciclato miliardi, i boss vivono in lussuose ville e gli affiliati hanno luoghi di ritrovo nel centro del paese. «Viadana è nostra», è un passaggio della telefonata intercettata tra due 'ndranghetisti. Gli ingredienti per il primo capitolo del romanzo criminale ci sono tutti.