Attualità
24 aprile, 2014

Via 'Bella Ciao' e niente 'festa dei partigiani'. Da Nord a Sud, ecco chi boicotta il 25 aprile

L'ultimo episodio in Friuli-Venezia Giulia, dove c'è stato un tira e molla per stabilire se la celebre canzone potesse essere intonata durante le celebrazioni della Liberazione. Ma non è l'unico caso. Molti gli episodi che si sono succeduti negli ultimi anni

Bella ciao” canzone proibita, anzi no. Il popolare canto partigiano alla fine potrà essere intonato durante la cerimonia ufficiale che ogni anno celebra la Festa della Liberazione, organizzata dall'Anpi e dalla Provincia di Pordenone. Lo ha scritto il prefetto in un comunicato che contraddice una decisione presa pochi giorni prima e che aveva suscitato scandalo: «Con riferimento alle notizie apparse in questi ultimi giorni, relative alla cerimonia del 25 aprile si precisa, a chiarimento delle argomentazioni emerse in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che non vi sono motivi ostativi all'esecuzione della canzone "Bella ciao" in occasione della predetta cerimonia».

La risoluzione giunge dopo un tira e molla durato giorni. Tutto inizia quando il prefetto Pierfrancesco Galante, d'accordo con i rappresentanti di Comune (centrosinistra) e Provincia (centrodestra), per motivi di ordine pubblico sceglie di inserire nel programma la “Canzone del Piave”. “Bella ciao” viene relegata al corteo, dopo i discorsi ufficiali. «Una Provincia decorata di Medaglia d'oro al valor militare per la Resistenza, non può rifiutare questo canto di pace, di amore per la Patria, di festa », dichiara allora Giuseppe Mariuz, presidente dell'Anpi provinciale. «Si tratta di una decisione assurda, lesiva dell'immagine e della democrazia. Non c'è rispetto per la storia di questo territorio. Nonostante il divieto, la canteremo lo stesso!».
Lodovico Sonego, senatore Pd pordenonese, formula un'interrogazione al Ministro dell'Interno per chiedere l'allontanamento del prefetto Galante da Pordenone. E Galante fa dietrofront.

Divieti, contromanifestazioni, Resistenza negata. Episodi che si succedono, anno dopo anno, un po' in tutta Italia. Uscendo dalla cronaca e mettendo in luce il “pensiero” di chi non vorrebbe proprio celebrare la Festa del 25 aprile, di chi tenta in tutti i modi di ostacolarla, di chi resiste dal 1945.

Rimaniamo a Nordest. A Portogruaro (Venezia) ogni anno, quando la banda comunale esegue “Bella ciao”, al termine della cerimonia nella storica piazza del Municipio, il picchetto militare e le rappresentanze delle associazioni combattentistiche e d’arma si assentano polemicamente. Domani si ripeterà la stessa scena.

E a San Donà di Piave quest’anno, per la prima volta, il nuovo sindaco (Andrea Cereser, Pd) rilancia la celebrazione assieme all’Anpi. Fino all’anno scorso, l'ex sindaco Francesca Zaccariotto (Lega Nord), che dal 2009 è anche presidente della Provincia di Venezia, ha sempre negato l’esecuzione di “Bella ciao”, definendola un canto partigiano, non adatto a una celebrazione che è «la festa della libertà per tutti gli italiani, non la festa dei partigiani». Nel periodo del suo mandato di sindaco (2003-2013) ha incentivato la Festa di Primavera della Pro loco che, guarda caso, cade proprio il 25 aprile.

Un episodio recente anche nella rossa Romagna. A Bellaria (Rimini) a pochi giorni dalla Festa della Liberazione è stato rimosso il monumento alla Resistenza nel piazzale davanti al Municipio. L'Amministrazione comunale (Popolo della Libertà, Udc, Lega Nord, Liste civiche) ha addotto motivazioni estetiche. Peccato che l’opera d’arte, realizzata dal maestro Luigi Poiaghi 35 anni fa, sia inserita nel catalogo dei Beni culturali regionali.


Gennaio 2014. Ad Ascoli Piceno Andrea Maria Antonini (ex Fronte della Gioventù, poi An, Pdl, ora Forza Italia), assessore provinciale alla cultura, già vicesindaco di Ascoli, viene fotografato allo stadio con una croce celtica al collo. Associazioni e partiti politici del territorio chiedono, senza successo, le sue dimissioni. Il commento del presidente provinciale dell'Anpi, William Scalabroni, è netto: «Un assessore alla cultura non può permettersi il lusso di passeggiare sugli spalti dello stadio cittadino facendo bella mostra della sua persona addobbata di sciarpa con tanto di simboli celtici che inneggiano e rievocano quel nazifascismo autore dei peggiori crimini a danno dell'umanità».

Per alcuni anni, proprio il 25 Aprile, a Cagliari sfilavano i neofascisti.?Nel 2012 l’Anpi, alcuni partiti (Udc, Pd, Idv) e una serie di associazioni e comitati cittadini hanno detto "basta", chiedendo alle istituzioni di impedire quel raduno, nato quando il governo della città era in mano al centrodestra. La manifestazione, nata per ricordare i caduti repubblichini, si era via via trasformata in una vera e propria parata per le vie della città, con tanto di camicie nere e simboli fascisti.?L’unico risultato ottenuto dalla petizione è stato quello di impedire il corteo, ma non la manifestazione (che è stata confermata). Nonostante un’interpellanza urgente all'allora ministro dell'Interno Rosanna Cancellieri, firmata da una decina di parlamentari sardi.

Ritorniamo nelle Marche. Il segretario provinciale del Pd di Ancona, Emanuele Lodolini, stigmatizza l’atteggiamento “offensivo e irrispettoso” del sindaco di Falconara Goffredo Brandoni (Lista civica di centrodestra) che, in occasione delle celebrazioni del 2009, avrebbe vietato alla banda comunale l’esecuzione di “Bella ciao” per poi farla intonare “solo a cerimonia chiusa”, dopo essersi tolto la fascia ed essersi allontanato dalla piazza. Lapidaria la motivazione del divieto: «Non mi piace», aveva dichiarato il Sindaco, che poi chiariva il suo pensiero: «Ho domandato al direttore della banda di attendere. Poi, una volta sceso dal palco e tolta la fascia, ho lasciato libertà totale, in quel momento potevano suonare quello che volevano, ma finché sono rimasto in piazza quella canzone non l’ho voluta. L’altra, “Fischia il vento”, è stata suonata ma non la conoscevo. “Bella ciao” però non mi andava proprio di sentirla in piazza Mazzini».

Catania, 2010. L’Amministrazione comunale dell'ex sindaco Raffaele Stancanelli (Msi, An, poi Pdl), diserta la cerimonia in piazza Duomo e il corteo, al quale partecipano oltre 2.500 cittadini, in occasione della celebrazione promossa dall’Anpi.

Episodi minori, ma significativi, a Trento e a Milano. Il 25 aprile 2005, il preside della facoltà di sociologia dell’Università di Trento nega il permesso alla proiezione di un film sulla Resistenza in un’aula della facoltà. Nel 2011, il Consiglio di Zona 5 del Comune di Milano nega all’Anpi l’uso di una sala pubblica per un convegno dedicato alla Lotta di Liberazione.

L'edicola

Il pugno di Francesco - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso

Il settimanale, da venerdì 25 aprile, è disponibile in edicola e in app