L'ex sottosegretario di Forza Italia è stato arrestato insieme ai fratelli e ad esponenti del clan camorristico. Una storia che l'Espresso aveva raccontato due mesi fa e che riporta alla luce, ancora una volta, i legami tra il politico e la criminalità organizzata

“Regista? Ma di che! Io non sono neanche regista di me stesso”, aveva detto alla presentazione del simbolo Forza Campania, la sua costola nel partito di Silvio Berlusconi appena quattro giorni fa. Quando all’alba i Carabinieri del Reparto Operativo di Caserta hanno bussato alla sua porta, Nicola Cosentino ha fatto solo una smorfia, un sorriso amaro.
 
L’ex sottosegretario all’Economia è finito agli arresti insieme ai suoi fratelli, Giovanni e Antonio, titolari della Aversana Petroli srl, la cassaforte di famiglia con cento milioni di euro di fatturato all’anno. Le accuse vanno dalla estorsione alla concussione, dall’illecita concorrenza con violenza e minaccia, alla calunnia, al favoreggiamento personale e al riciclaggio. Tutti reati aggravati dal metodo mafioso.

L’inchiesta, anticipata due mesi fa dall’Espresso, dopo la notifica di un avviso di garanzia all’ex Prefetto di Caserta e parlamentare del Pdl, Maria Elena Stasi. Un lavoro minuzioso di ufficiali e sottoufficiali dell’Arma, coordinati dai Pm della Dda di Napoli, partito nel 2011 dalle dichiarazioni del titolare di una pompa di benzina alle porte di Casal di Principe, Luigi Gallo. Il suo torto? Il suo distributore sorgeva a poca distanza da quello che stava per inaugurare la società dei fratelli Cosentino. Siamo prima della liberalizzazione del settore che dal 2008 ha eliminato i vincoli di distanza minima. Così, l'unica strada era bloccare l’impresa concorrente. Costi quel che costi.

Secondo la Dda di Napoli, c’è chi si preoccupa di far pressione e, se è il caso, di minacciare i tecnici del Comune di Villa di Briano che si occupavano della licenza di Gallo, nonché lo stesso imprenditore. “Minacce reiterate nel tempo”, scrive oggi la Procura. “Anche dopo l’entrata in vigore della legge 133/2008, con cui il settore della distribuzione di carburanti era stato liberalizzato”.

Tra i destinatari di provvedimenti ci sono anche Pasquale e Antonio Zagaria, fratelli del boss dei boss del clan dei Casalesi, Michele. E ci sono pure due dirigenti della Kuwait Petroleum Italia (Q8), insieme a funzionari dell’ufficio tecnico del Comune di Casal di Principe e un funzionario della Regione Campania. La rete dei Cosentinos arrivava ovunque. Nick ‘O Mericano entra in scena quando Raffaele Zippo, sindaco di Villa di Briano, Comune dove doveva sorgere il distributore della discordia, viene convocato in Prefettura da Sua Eccellenza Maria Elena Stasi.

Quando il Sindaco entra nel Palazzo di Governo trova ad attenderlo pure Nicola Cosentino: gli viene intimato di rimuovere il tecnico comunale che aveva rilasciato le autorizzazioni per quel distributore. Per Gallo è l’inizio di un vero e proprio calvario. I fratelli Cosentino presentano pure due denunce nei suoi confronti. Gli vengono bloccati i lavori, fa ricorso al Tribunale Amministrativo e lo vince. A quel punto, intervengono funzionari della Kuwait Petroleum Italia (Q8) per dilatare ancora di più i tempi delle procedure per il suo accreditamento. Quanto basta ai Cosentinos per ottenere per primi il collaudo, indispensabile per far partire il tutto.

L’impianto di Gallo non sarà mai ultimato. Quel che resta è ancora lì, lungo la strada statale 7bis, tutto annerito. La puzza di benzina si è sentita lì solo dopo l’incendio doloso che lo ha distrutto.

«Quella zona, per quanto riguarda i distributori di carburante, è completamente controllata da 'O Mericano, ovvero il fratello dell’onorevole Cosentino, che, come ho detto in tanti verbali, gestisce l’Aversana Petroli», aveva raccontato ai magistrati il pentito Gaetano Vassallo il 5 dicembre 2008. Giovanni Cosentino, dopo la nostra inchiesta, si è affrettato a dichiarare di aver già querelato Vassallo per quelle parole. La versione dell’Aversana Petroli è, sostanzialmente, che l’azienda fosse vittima dello stesso Gallo. Sembra la storia di Davide e Golia riveduta in chiave moderna, sul set di Gomorra.

Per la Procura, quello del distributore alle porte di Casal di Principe era parte di un “’sistema’ criminoso capace di incidere profondamente sul regolare andamento del mercato”. Insomma, non un episodio isolato. Questo, anche grazie ai buoni uffici che, secondo la Procura, i Cosentinos avevano con il clan dei Casalesi. Tanto buoni “che i vertici del clan avevano imposto agli affiliati il divieto di operare estorsioni ai danni degli impianti riconducibili ai Cosentino”. In cambio, scrive la Procura, Giovanni Cosentino riciclava assegni che il clan riceveva dalle vittime di estorsione.