Sel prosegue sulla via di un soggetto unitario nato dalla lista Tsipras ma si perde un pezzo. Il capogruppo Migliore propone il partito unico, sì, ma "con il Pd". La deputata Piazzoni pronta a lasciare

L’intervista a Repubblica di Gennaro Migliore che dice: «la sfida è costruire in Italia un soggetto unitario di sinistra. Senza restare ciascuno, Pd e Sel, nel proprio contenitore». La dichiarazione di Nichi Vendola che si presta a una doppia lettura e che cerca di tenere tutti dentro: «Renzi adoperi la leva pesante che gli è stata offerta dal corpo elettorale per ribaltare l'Europa. Se ribalterà l'agenda di governo per rimettere dentro persone, diritti e protezione sociale trasformeremo le nostre critiche e i nostri dissensi in consenso».

Il malcontento di un gruppo di parlamentari di Sel, tra cui spicca Ileana Piazzoni che non ha mai nascosto il proprio orientamento, e che solo per «lealtà» dice non ha mollato tutto in campagna elettorale, ma che ora all’Espresso, con un piede già oltre la porta, precisa: «Non sarò certo io ad impedire che la lista si trasformi in un soggetto politico, ma a me non interessa, l’ho sempre detto, non ci sto». L’antipatia di molti verso Barbara Spinelli, animatrice della lista l’Altra Europa con Tsipras. Su facebook è un continuo di status, di dirigenti locali, di dipendenti dei gruppi parlamentari, di deputati.
 
Ecco così riassunto il day after della sinistra italiana, della «semplicemente sinistra» come la vorrebbe Spinelli. La parte difficile era superare lo sbarramento? Non è vero. Come da tradizione della sinistra, la parte difficile è restare uniti. E se una parte di Sel era poco convinta già prima delle elezioni, dopo il successo di Matteo Renzi, e la risicata percentuale (4,03 per cento) ottenuta da Tsipras, le sirene del Pd risuonano più forte. Il pretesto è l'adesione degli eletti alle europee al Gue e non al Pse. Ma dietro c'è molto di più.
 
«Io sono sempre stata contraria al progetto politico che stava dietro alla lista» spiega Piazzoni all’Espresso: «ho fatto campagna elettorale, spingendo il simbolo e i candidati» precisa rispondendo alle accuse, «ma dicendo sempre che per me la strada era un’altra».

Una strada che porta verso il Pd. «Ho sempre inteso che la stessa ragione per cui abbiamo fondato Sel, riunire la sinistra, si riferisse a un campo che coinvolge il Pd» dice Piazzoni. La posizione, insomma, è quella di Gennaro Migliore. Ma l’ultimo congresso di Sel ha invece stabilito che quella vocazione unitaria era rivolta a sinistra, e che «riunire la sinistra» dovesse significare riunire ciò che sta a sinistra del Pd, per poi semmai, più forti, dialogare col Pd.
 
La rottura potrebbe arrivare venerdì, quando Sel riunisce la presidenza del partito. Se Nicola Fratoianni, il coordinatore, si dovesse presentare con l’idea di proseguire sul percorso della lista, sarà scissione: «non la chiamerei scissione, perché io parlo per me e non so quanti saremo» continua Piazzoni, «ma io sarò coerente e non intendo partecipare a una cosa in cui non credo». Con lei ci potrebbero essere una decina di parlamentari, che non sono però tutti decisi come Piazzoni. Alcuni però come lei potrebbero non aver voglia di fare battaglie di minoranza interna. «Anzi» dice Piazzoni, «sempre per una questione di coerenza penso che chi ha costruito la lista dicendo che sarebbe andato avanti ora debba farlo». «Io ne prenderò atto».
 
E pare che Piazzoni dovrà prenderne atto. Nicola Fratoianni, proprio mentre è seduto al tavolo di coordinamento della lista, scrive un post su facebook: «Non condivido l'intervista di Gennaro Migliore apparsa oggi su Repubblica. Penso invece che dopo il risultato delle elezioni europee sia necessario avanzare una proposta politica a tutti quelli che hanno guardato alla proposta di Tsipras come ad una occasione importante per dare corpo ad una sinistra forte e innovativa, non settaria e non minoritaria».

Insomma, Fratoianni è sulla lunghezza di Paolo Ferrero di Rifondazione e dei movimenti che hanno aderito alla lista. «Illustrerò la scelta» dice, e lo farà nella prossima presidenza: «Considero questa opzione più utile anche alla possibilità di ricostruire in Italia quello che oggi non c'è, ovvero una alleanza per riaffermare una alternativa di governo».

E gli scontenti? Saranno liberi di votare il decreto sugli ottanta euro, come hanno già detto di voler fare («secondo me» dice ancora Piazzoni, «su molte cose, magari insufficienti ma che vanno nella direzione giusta si deve votare a favore»), entrare in maggioranza, e forse pure nel Pd. «Io spero che non vada via nessuno e lavorerò per questo» dice, tra l’ottimismo e la retorica, Nicola Fratoianni.

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