Prima è andato a sentire il concerto degli Stones, al Circo Massimo. Poi, dopo una notte in albergo, Beppe Grillo ha incontrato il deputato Danilo Toninelli, l'uomo riforme del Movimento, e Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera. Un meeting riservato, in preparazione dello streaming con Matteo Renzi su riforme, legge elettorale e Senato che andrà in scena mercoledì. Uscendo dall’incontro con Grillo in hotel Di Maio si è detto disponibile e fiducioso: «Andremo con tanta buona volontà e ci aspettiamo altrettanta buona volontà dal Pd». E poco importa se il ministro Maria Elena Boschi ha già fatto sapere che «non si ricomincia da zero», che «non si cambiano alleati all’ultimo» e che quindi «si parte dall’Italicum».
Per Di Maio l'importante è portare sul tavolo la legge elettorale del Movimento: «Vediamo quali sono le loro proposte». Il tono è morbido, ma cela la possibilità della sfida. Della serie: «Noi ce l’abbiamo messa tutta», ma se ci dite di no è colpa vostra. Un punto di possibile incontro, almeno sulla legge elettorale, potrebbe essere il superamento anche parziale delle liste bloccate. Una eventualità comunque abbastanza remota, che difficilmente renderebbe «votabile» l’Italicum per i 5 stelle. Ma sarebbe un segnale.
Dall'altra parte, Renzi arriva all’incontro con l’accordo in tasca sul suo disegno, che sembra poter arrivare a compimento anche senza i 5 stelle, visto il fresco sostegno della Lega di Matteo Salvini, oltre a quello già incamerato di Alfano, Casini e Berlusconi. Anche se non mancherà qualche grattacapo per il premier. Negli emendamenti siglati dal leghista Roberto Calderoli e dalla democratica Anna Finocchiaro, che sigillano l’accordo con Forza Italia, è spuntata l’immunità parlamentare per i senatori. O meglio, l’autorizzazione all’arresto e all’utilizzo delle intercettazioni, così come già previsto per i deputati. Apriti cielo.
Il governo, via Boschi, ha scaricato la responsabilità sui relatori. Calderoli se ne è lavato le mani, dicendo che è pronto a modificare il testo, eliminando l’immunità tanto per i senatori quanto per i deputati, anche se Salvini sembra di opinione contraria: «Chiederò a Calderoli di spiegarmi bene l’emendamento, ma in linea di principio io sono a favore a una tutela del parlamentare. Non siamo più la Lega che agita il cappio in aula. In questi 20 anni ho visto troppi nostri sindaci e assessori comunali arrestati e poi rilasciati perché è emerso che non c’era nulla a loro carico». Anna Finocchiaro, col cerino in mano, non ci vuole stare: «Vogliono dire che la Finocchiaro protegge i corrotti e i delinquenti? Ma stiamo scherzando? È questo il loro giochino? Sono disgustata». «È stato il governo ad autorizzare tutti gli emendamenti», aggiunge, «li hanno letti tutti, uno per uno».
Sdegnata per «lo scarica barile», Angela Finocchiaro ricorda che la sua idea è da sempre un’altra: «L’ho già presentata in questa legislatura e anche nella precedente», dice a Repubblica: «A decidere sulle autorizzazioni all'arresto e alle intercettazioni sia una sezione della Corte costituzionale e non il Parlamento». Questo dovrebbe valere «sia per il Senato sia per la Camera». La senatrice dem presenterà un contro emendamento. Ma non sarà facile trovare un punto di caduta, perché la garanzia per gli eletti di Camera e Senato fa parte dell’accordo di maggioranza, siglato con gli alfaniani, e di quello stretto con Forza Italia (che pure non rivendica l’emendamento).
«L'immunità parlamentare era nella Costituzione e serviva a bilanciare un'autonomia cosi piena della magistratura che non c'è in molti altri ordinamenti giuridici», dice l'alfaniano Cicchitto. «Poi è stata ridimensionata nel biennio '92-'93, ma è logico che, visto il ruolo che comunque il Senato svolge, ci sia un meccanismo simile a quello della Camera». Anche nel Pd c’è chi difende l’intenzione: «Spero davvero che con la sua autorevolezza il presidente Renzi sappia spiegare che non è un privilegio che viene aggiunto alla politica», dice il senatore Francesco Russo. «Era sfuggita nella prima riscrittura e viene reinserita in questa». Per i 5 stelle, è comunque un terreno per marcare la distanza. Di Maio non perde l’occasione per segnare un punto rispetto al suo elettorato: «La questione dell'immunità deve scomparire» .
E se Finocchiaro dice che «i relatori non scrivono gli emendamenti di testa loro», come ovvio, e che anche quello sull’immunità raccoglie le proposte di tutti i partiti, «da Forza Italia al Pd, alla Lega, all'Ncd e anche al Movimento 5 Stelle», perché tutti concordano sul fatto che «i senatori avranno funzioni di controllo che vanno difese dalla limitazione della libertà», i 5 stelle Vito Crimi, Nicola Morra e Giovanni Endrizzi marcano la differenza: «Anna Finocchiaro con un tweet getta fumo negli occhi contro il Movimento 5 stelle. Tutti i nostri emendamenti infatti puntano a restringere le immunità parlamentari. I nostri emendamenti sono volti a ridurre i privilegi dei parlamentari, difatti prevedono l'abolizione dell'autorizzazione per intercettazioni, sequestri, perquisizioni e arresti. L'unica tutela concessa è quella per le opinioni espresse nell'esercizio del mandato».