Nuovi dati confermano l’aumento dei tumori nei luoghi ammorbati dai rifiuti inquinanti. Eppure il ministro Lorenzin continua ?a dire che è presto per prendere provvedimenti.Proprio non si capisce cosa aspetti

Prendo atto che il mio ormai è diventato accanimento terapeutico. Mi ostino a pensare, mi ostino a sperare - e lo faccio scrivendo - che per il Sud ci sia ancora speranza. Mi ostino a farlo ma è una battaglia che non si combatte ad armi pari. Sulla Terra dei fuochi il governo continua ciecamente a minimizzare e gli organi di stampa sembrano interessati quasi esclusivamente a cavalcare la polemica. Chi twitta cosa, chi è contro, chi è a favore.

Come se ciascuno lavorasse per sé. E ancora una volta accade che informazione e politica diventino agli occhi di chi non ha voce, entità stranamente antagoniste, con cui scontrarsi e, soprattutto, da cui difendersi.

Ora, l’Istituto Superiore di Sanità ammette che esiste nella Terra dei fuochi - cito testualmente - tra i «fattori di rischio accertati o sospetti l’esposizione a un insieme di inquinanti ambientali che possono essere emessi o rilasciati da siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi o di combustione incontrollata di rifiuti sia pericolosi, sia solidi urbani». Ammette anche che si è riscontrato un «eccesso di bambini ricoverati nel primo anno di vita per tutti i tumori. Nella provincia di Napoli, servita dal registro tumori, si è osservato un eccesso di incidenza per tumori del sistema nervoso centrale nel primo anno di vita». Se tutto questo esiste nero su bianco, che senso ha ancora interrogarsi sulle connessioni tra inquinamento e salute? Non sarebbe più giusto studiarne l’entità? Non sarebbe più onesto dire che esiste una connessione e che si stanno facendo indagini per comprendere, appunto, come porvi rimedio?

Non sarebbe questo forse l’approccio corretto? Non è più tempo di nascondersi dietro frasi fatte, ora è rimasta solo una cosa da fare: assumersi responsabilità. Assumersele per non rendersi complici. E invece: nessun facile allarmismo. Così il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha commentato i dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, dati tenuti a bagnomaria per due mesi aspettando che Ministero e Regione Campania dicessero la propria. Il ministro ha tenuto a precisare che questo studio non può evidenziare l’esistenza di nessi causali tra le patologie tumorali e la situazione ambientale nella Terra dei fuochi e che occorre aspettare la conclusione degli screening prima di fare valutazioni e adottare provvedimenti “per garantire il primario diritto alla salute dei cittadini”.

Ma quel primario diritto alla salute di cui parla il ministro Lorenzin, è già stato calpestato. È stato calpestato tutte le volte che i rifiuti tossici di mezza Italia sono stati sversati in queste terre di fronte alla negligenza, e a volte anche con la complicità, delle istituzioni. È stato calpestato quando le denunce lanciate a livello locale e nazionale sono rimaste inascoltate nell’indifferenza della politica. È stato calpestato quando l’indagine ministeriale di pochi mesi fa ha dichiarato a sospetto rischio solo il 2 per cento dei terreni della Terra dei fuochi. E se le inchieste sul traffico di rifiuti degli ultimi vent’anni, le denunce e gli arresti non bastavano per parlare di allarme, ora ci viene detto che non basta nemmeno uno studio dell’Iss che rivela un eccesso di mortalità rispetto al resto della regione del 10-13 per cento nella provincia di Napoli e del 4-6 per cento nella provincia di Caserta, un tasso di ricoveri per tumori tra i bambini nel primo anno di età maggiore del 51 per cento nella provincia di Napoli e del 68 in quella di Caserta. Quale nesso causale bisognerà aspettare per dare ai malati e alle loro famiglie una risposta? Ma a prescindere dalla possibilità di trovare nessi causa-effetto certi, la domanda che mi pongo continuamente è: una volta appurata la presenza di sversamenti, di intombamenti e di roghi di rifiuti tossici e una volta accertato un aumento sensibile dei tumori in queste zone, è il caso ancora di sollevare dubbi? È il caso di aspettare per prendere provvedimenti?

Questi dati richiedono una presa di responsabilità e un’azione immediata. Ma il mio - lo comprendo sin troppo bene - è accanimento terapeutico e forse, scusandomi in anticipo con le centinaia di migliaia di persone che non hanno voce, dovrei rassegnarmi. Che la politica continui a temporeggiare e l’informazione a inseguire tweet.