Attualità
14 gennaio, 2015La regione è un importante crocevia dello smercio di armi da guerra. Fucili, granate, esplosivo, lanciarazzi e kalashnikov, molto simili a quelli usati nell'assalto a Charlie Hebdo. Nel dossier i detective indicano un numero impressionante di armi sequestrate. E avvertono: «Il fenomeno alimenta le bande delle banlieue»
Terrorismo, il rapporto degli 007 francesi: Parigi tra le capitali europee del traffico d'armi
Nel video in cui Amedy Coulibaly rivendica l'attacco dello Stato islamico a Parigi c'è un particolare che salta subito agli occhi degli esperti di armi. Il fucile poggiato sulla parete alle sue spalle è un kalashnikov Vz 58 di fabbricazione ceca. Un fucile d'assalto. Un'arma da guerra potente come ce ne sono molte in circolazione nel cuore dell'Europa.
Nell'ultimo anno infatti tra Parigi e la Costa Azzurra la gendarmerie ha sequestrato centinaia di esemplari che avrebbero potuto rifornire un piccolo esercito. A rivelarlo è l'ultimo rapporto del Sirasco, il servizio di informazione francese sulla criminalità organizzata.
I fucili utilizzati per l'assalto alla redazione di Charlie Hebdo,come raccontato da “l'Espresso”, avevano delle caratteristiche particolari: i video mostrano l'affusto colore grigio chiaro realizzato con una vernice speciale, chiamata “gun kote”.
Nel mondo ci sono milioni di kalashnikov, ma nessuno è uguale a quello. In pratica tutto farebbe pensare a una modifica apportata dalla cellula terroristica, da complici in grado di farlo o da professionisti che vendono il prodotto trasformato su richiesta del cliente. Inoltre, sostengono gli esperti, nelle battaglie siriane ed irachene, dove vanno a combattere migliaia (secondo fonti Europol sarebbero oltre 5 mila) di giovani fondamentalisti europei, non sono mai state identificati esemplari simili. Un dato, questo, che avvalora la tesi dell'acquisto delle armi sul territorio francese o comunque europeo.
Proprio la possibilità di modificare queste devastanti armi è un punto di contatto con le numerose indagini giudiziarie portate avanti dagli inquirenti francesi.
Il 2 dicembre 2013 scatta l'operazione “Armes 52”. Oltre 90 persone finiscono in custodia cautelare e vengono effettuate decine di perquisizioni tra Parigi, Lione e Marsiglia. È durante uno di questi sopralluoghi che gli investigatori si imbattono nel laboratorio nascosto, in un'abitazione al dì sopra di ogni sospetto, attrezzato per modificare le armi. Il proprietario era un esperto della trasformazione di armi, a metà tra un collezionista e un artigiano bellico.
Per questo non devono sorprendere i fucili d'assalto modificati dei fratrelli Kouachi. I professionisti del settore in contatto con le grandi organizzazioni criminali in grado di ridare vita ad armi da tempo inutilizzate provenienti dall'Est Europa, dell'ex Jugoslavia piuttosto che dell'ex Unione sovietica, non mancano.
Le armi da guerra servono alle bande delle cités, agguerrite e pronte a tutto, per difendere il territorio. Le periferie parigine o marsigliesi, dove il fondamentalismo islamico cerca manovalanza tra le seconde generazioni cresciute nell'emarginazione, sono uno dei terminali di arrivo di questo arsenale.
Tra dicembre 2013 e febbraio 2014 i detective francesi hanno messo le mani su un arsenale enorme: nella zona di Reims, la città dello champagne a un'ora e mezza da Parigi e residenza dei fratelli Kouachi, sono state sequestrati 108 fucili d'assalto tipo Ak 47, 35 mitragliatrici, 138 pistole tra Glock e Berretta, quattro chili di esplosivo, tre lanciarazzi, 59 granate, materiale per assemblare missili anticarro, giubbotti anti proiettili.
Ma non è finita perché qualche mese dopo la polizia di Parigi e Versailles scopre un magazzino dove erano stati stoccati 3 kalashnikov, 10 chili di esplosivo, un lanciarazzi, 10 bombe a mano e altrettanti detonatori. E in un'altra operazione vengono sequestrati quattro panetti del potente tritolo Tnt, un fucile d'assalto israeliano, due detonatori e 470 cartucce 5,56 per fucili da guerra.
Insomma, Parigi e la Francia scoprono di essere il centro nevralgico del traffico di armi provenienti dall'Est. Un fenomeno che con il pericolo di attentati diventa ancora più preoccupante. Il traffico è gestito da criminali serbi, come nel caso di un altra operazione che ha permesso di arrestare due trafficanti con 11 Ak 47, o da gruppi dell'Est, ma sempre collegati ai clan locali, in particolare alla mala, il milieu corso e marsigliese.
Le armi viaggiano verso la Francia smontate, segnala il dossier Sirasco, per poi essere assemblate nelle città. Una modalità che riduce il rischio del trasporto. Il problema è che questi arsenali sono a disposizione di tutti. Per questo le nuove leve del terrorismo islamista, partiti per combattere affianco dello Stato islamico, quando ritornano per portare la Jhiad in Europa hanno la possibilità di fare shopping nei super market delle armi. Armarsi, insomma, una volta tornati nelle banlieue è un gioco da ragazzi. Anche perché spesso questi combattenti hanno fatto parte delle gang delle periferie, e lì sono stati indottrinati. «Per i membri delle bande delle cités possedere armi di questo tipo vuol dire mostrarsi credibili». Per questo averne fatto parte vuol dire conoscere i mercanti giusti a cui rivolgersi.
Il pericolo è segnalato proprio nelle pagine iniziali del rapporto Sirasco: «il traffico di armi è diventato un fenomeno preoccupante gestito dal banditismo e sul quale va posta la massima attenzione».
A una settimana dall'assalto al Charlie Hebdo i numeri ufficiali sul mercato nero delle armi in Francia, tra l'altro proprio nelle zone in cui la cellula terroristica si muoveva, aprono scenari inquietanti. Così come non si possono sottovalutare le caratteristiche simili dei fucili utilizzati per la strage al settimanale e al supermercato kosher con quelle sequestrate nell'ultimo anno dalla polizia francese. Un caso? Più probabile invece che le armi di Amedy Coulibaly e dei fratelli Kouachi venissero proprio da quel mercato. Con un ruolo predominante del primo, ucciso dalle forze speciali durante il blitz al supermercato.
È lui stesso che nel video di rivendicazione, filmato da un complice ancora ignoto, sostiene di aver fornito ai Kouachi il denaro per l'acquisto del materiale necessario all'attacco al cuore di Parigi.
Il business delle armi lega le cellule del terrore alla criminalità organizzata, alle mafie. È successo ai tempi degli anni di piombo in Italia, quando Br e neofascisti si rifornivano da 'ndrangheta e camorra, è così funziona ancora oggi con i combattenti islamici europei che sfruttano i canali paralleli gestiti dai clan per rifornirsi di armi.
Nell'ultimo anno infatti tra Parigi e la Costa Azzurra la gendarmerie ha sequestrato centinaia di esemplari che avrebbero potuto rifornire un piccolo esercito. A rivelarlo è l'ultimo rapporto del Sirasco, il servizio di informazione francese sulla criminalità organizzata.
I fucili utilizzati per l'assalto alla redazione di Charlie Hebdo,come raccontato da “l'Espresso”, avevano delle caratteristiche particolari: i video mostrano l'affusto colore grigio chiaro realizzato con una vernice speciale, chiamata “gun kote”.
Nel mondo ci sono milioni di kalashnikov, ma nessuno è uguale a quello. In pratica tutto farebbe pensare a una modifica apportata dalla cellula terroristica, da complici in grado di farlo o da professionisti che vendono il prodotto trasformato su richiesta del cliente. Inoltre, sostengono gli esperti, nelle battaglie siriane ed irachene, dove vanno a combattere migliaia (secondo fonti Europol sarebbero oltre 5 mila) di giovani fondamentalisti europei, non sono mai state identificati esemplari simili. Un dato, questo, che avvalora la tesi dell'acquisto delle armi sul territorio francese o comunque europeo.
Proprio la possibilità di modificare queste devastanti armi è un punto di contatto con le numerose indagini giudiziarie portate avanti dagli inquirenti francesi.
Il 2 dicembre 2013 scatta l'operazione “Armes 52”. Oltre 90 persone finiscono in custodia cautelare e vengono effettuate decine di perquisizioni tra Parigi, Lione e Marsiglia. È durante uno di questi sopralluoghi che gli investigatori si imbattono nel laboratorio nascosto, in un'abitazione al dì sopra di ogni sospetto, attrezzato per modificare le armi. Il proprietario era un esperto della trasformazione di armi, a metà tra un collezionista e un artigiano bellico.
Per questo non devono sorprendere i fucili d'assalto modificati dei fratrelli Kouachi. I professionisti del settore in contatto con le grandi organizzazioni criminali in grado di ridare vita ad armi da tempo inutilizzate provenienti dall'Est Europa, dell'ex Jugoslavia piuttosto che dell'ex Unione sovietica, non mancano.
Le armi da guerra servono alle bande delle cités, agguerrite e pronte a tutto, per difendere il territorio. Le periferie parigine o marsigliesi, dove il fondamentalismo islamico cerca manovalanza tra le seconde generazioni cresciute nell'emarginazione, sono uno dei terminali di arrivo di questo arsenale.
Tra dicembre 2013 e febbraio 2014 i detective francesi hanno messo le mani su un arsenale enorme: nella zona di Reims, la città dello champagne a un'ora e mezza da Parigi e residenza dei fratelli Kouachi, sono state sequestrati 108 fucili d'assalto tipo Ak 47, 35 mitragliatrici, 138 pistole tra Glock e Berretta, quattro chili di esplosivo, tre lanciarazzi, 59 granate, materiale per assemblare missili anticarro, giubbotti anti proiettili.
Ma non è finita perché qualche mese dopo la polizia di Parigi e Versailles scopre un magazzino dove erano stati stoccati 3 kalashnikov, 10 chili di esplosivo, un lanciarazzi, 10 bombe a mano e altrettanti detonatori. E in un'altra operazione vengono sequestrati quattro panetti del potente tritolo Tnt, un fucile d'assalto israeliano, due detonatori e 470 cartucce 5,56 per fucili da guerra.
Insomma, Parigi e la Francia scoprono di essere il centro nevralgico del traffico di armi provenienti dall'Est. Un fenomeno che con il pericolo di attentati diventa ancora più preoccupante. Il traffico è gestito da criminali serbi, come nel caso di un altra operazione che ha permesso di arrestare due trafficanti con 11 Ak 47, o da gruppi dell'Est, ma sempre collegati ai clan locali, in particolare alla mala, il milieu corso e marsigliese.
Le armi viaggiano verso la Francia smontate, segnala il dossier Sirasco, per poi essere assemblate nelle città. Una modalità che riduce il rischio del trasporto. Il problema è che questi arsenali sono a disposizione di tutti. Per questo le nuove leve del terrorismo islamista, partiti per combattere affianco dello Stato islamico, quando ritornano per portare la Jhiad in Europa hanno la possibilità di fare shopping nei super market delle armi. Armarsi, insomma, una volta tornati nelle banlieue è un gioco da ragazzi. Anche perché spesso questi combattenti hanno fatto parte delle gang delle periferie, e lì sono stati indottrinati. «Per i membri delle bande delle cités possedere armi di questo tipo vuol dire mostrarsi credibili». Per questo averne fatto parte vuol dire conoscere i mercanti giusti a cui rivolgersi.
Il pericolo è segnalato proprio nelle pagine iniziali del rapporto Sirasco: «il traffico di armi è diventato un fenomeno preoccupante gestito dal banditismo e sul quale va posta la massima attenzione».
A una settimana dall'assalto al Charlie Hebdo i numeri ufficiali sul mercato nero delle armi in Francia, tra l'altro proprio nelle zone in cui la cellula terroristica si muoveva, aprono scenari inquietanti. Così come non si possono sottovalutare le caratteristiche simili dei fucili utilizzati per la strage al settimanale e al supermercato kosher con quelle sequestrate nell'ultimo anno dalla polizia francese. Un caso? Più probabile invece che le armi di Amedy Coulibaly e dei fratelli Kouachi venissero proprio da quel mercato. Con un ruolo predominante del primo, ucciso dalle forze speciali durante il blitz al supermercato.
È lui stesso che nel video di rivendicazione, filmato da un complice ancora ignoto, sostiene di aver fornito ai Kouachi il denaro per l'acquisto del materiale necessario all'attacco al cuore di Parigi.
Il business delle armi lega le cellule del terrore alla criminalità organizzata, alle mafie. È successo ai tempi degli anni di piombo in Italia, quando Br e neofascisti si rifornivano da 'ndrangheta e camorra, è così funziona ancora oggi con i combattenti islamici europei che sfruttano i canali paralleli gestiti dai clan per rifornirsi di armi.
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