«L'Italicum dà stabilità» dice il premier, sicuro di avere «tre anni di tempo». Che tutto questo sia possibile per un rinnovato accordo con Silvio Berlusconi, per l’operato di Denis Verdini, poco importa. Fa finta di non sentire, Matteo Renzi, quando Paolo Romani, capo dei senatori forzisti, svela il patto: «A fronte di una richiesta che ci è arrivata da Renzi, il quale non è in grado di far votare alla sua minoranza la legge elettorale, riteniamo di sostituire i senatori dem che non concorrono al voto della legge elettorale».
In 33 righe il senatore Stefano Esposito ha sintetizzato l'intero #Italicum Si vota quello ed è fatta.Berlusconi appoggia. #Nazareno
— Corradino Mineo (@CorradinoMineo) 20 Gennaio 2015
Il dubbio. Giuseppe Civati, con la solita sintesi efficace, inquadra la vicenda, in realtà un po’ preoccupato: «Berlusconi ha deciso di rinunciare alla norma per la quale il premio di maggioranza sarebbe attribuito alla coalizione (che definiva irrinunciabile fino a qualche giorno fa) per dare al premier la possibilità di vedere approvato il premio a una sola lista» scrive sul blog.
Poi, riferendosi a Raffaele Fitto aggiunge: «Qualcuno (dentro e fuori Forza Italia) l’ha definito un «suicidio» perché Berlusconi ha sempre sfruttato la coalizione per vincere le elezioni, fin dal 1994. Così facendo, Berlusconi rischia addirittura di mettere in discussione il secondo posto e quindi la possibilità stessa di prendere parte al ballottaggio con la lista vincitrice, come previsto sempre dall’Italicum».
La sintesi porta in dote un dubbio: «La domanda che sorge spontanea non è maliziosa: se Berlusconi ha rinunciato a una ‘clausola’ del Patto per lui fondamentale, che cosa ci ha guadagnato? Che cosa ha chiesto in cambio? Quali rassicurazioni ha ricevuto?». Civati si scusa, «la domanda non è maliziosa, è una domanda», ma la conclusione, in effetti, insinua qualcosa e combacia alla perfezione non solo con le ragioni di chi immagina uno scambio sul Quirinale, ma anche con l’inascoltata richiesta avanzata da Stefano Fassina, prima che avesse luogo l’incontro tra Renzi e Berlusconi: «Renzi incontri pure Berlusconi» ha detto il deputato, «ma dopo aver riscritto il decreto sul fisco». Quello della manina e del “Salva Berlusconi”, per dire. Dalle parti di Forza Italia per il momento, registra un altro possibile vantaggio. Lo spiega Altero Matteoli: «La svolta impressa da Berlusconi e da Fi, favorevoli al premio di maggioranza alla lista prima classificata, apre la strada al cambiamento del sistema politico. Non ci saranno più le alleanze coalizionali formate da più partiti come le abbiamo conosciute dal 1948 in poi. Siamo di fronte a una spinta fortissima verso un bipolarismo che assomiglierà a un bipartitismo». Insomma, Berlusconi ha conquistato una leva per riunire il centrodestra.
Scambio Quirinale. Se il senatore Stefano Esposito, intervistato da Repubblica, liquida così la minoranza: «Scusi ma questi, hanno votato zitti zitti le liste bloccate, l’altra volta, noi ora le miglioriamo….», le preoccupazioni sul Quirinale sono più che giustificate, dicevamo. «La minestra votata da Bersani in prima lettura era molto più riscaldata di questa» fa da eco Andrea Marcucci, altro deputato Pd, ma è Paolo Romani, ancora, a rivendicare il punto: «Nella considerazione del fatto che il patto del Nazareno non si limiti solo alla legge elettorale e alle riforme costituzionali ma significhi anche entrare nel merito dell’elezione del prossimo capo dello Stato» ha detto, «riteniamo di poter concorrere anche all’approvazione di questa legge elettorale che però non ci piace».
C’è anche già la riunione, fissata per martedì prossimo, per chiudere su un nome. Renzi e Berlusconi, ancora, e prima che il Pd faccia il punto. Le conseguenze sono chiare ed è lecito che non siano a tutti gradite: «È completamente cambiato il quadro politico» conclude Romani, spingendo l’alfaniano Roberto Formigoni ad esultare su Twitter: «FI con Romani chiede di entrare al governo, e con questo dà perfettamente ragione a noi di Ncd. È un passo avanti, pur con un anno di ritardo».