Attualità
21 ottobre, 2015

Sardegna, Francesca Barracciu rinviata a giudizio: contestate spese per 81mila euro

La sottosegretaria ai Beni culturali, fedelissima di Renzi, nell’ambito del secondo filone dell’inchiesta sulle spese pazze del consiglio regionale è accusata di peculato aggravato

La magistratura bussa alle porte del governo Renzi: il gup del tribunale di Cagliari ha infatti rinviato a giudizio Francesca Barracciu, sottosegretaria ai Beni culturali, fedelissima del premier, nell’ambito del secondo filone dell’inchiesta sulle spese pazze del consiglio regionale della Sardegna (complessivamente 85 indagati di tutti i partiti, una ventina già a processo).

La Barracciu è accusata di peculato aggravato, la Procura le contesta spese per 81 mila euro, che avrebbe utilizzato in modo improprio quando sedeva nei banchi del consiglio regionale, negli anni in cui la regione era guidata dal Pd Renato Soru (l’inchiesta riguarda la sua legislatura e quella successiva, del Pdl Ugo Cappellacci); la sottosegretaria aveva spiegato invece al pm di aver utilizzato parte di quei fondi destinati ai gruppi per dei rimborsi benzina legati a viaggi per impegni politici. Una linea difensiva che, per l’accusa, presentava tuttavia troppe incongruenze: tesi sposata evidentemente dal gup. La prima udienza del processo è fissata il 2 febbraio.
 
Non è la prima volta che la giustizia si mette sul percorso politico della Barracciu. Già nel 2014, e sempre per il coinvolgimento nella stessa inchiesta, la ex consigliera regionale (all’epoca europarlamentare) dovette farsi da parte nella corsa a presidente della Regione: aveva vinto le primarie, ma per via delle polemiche sulla sua posizione di indagata fu costretta (da Renzi) a un passo indietro in favore di Francesco Pigliaru, oggi governatore.
 
Nominata sottosegretaria da Renzi dopo le regionali – con relative polemiche anche in questo caso, perché restava indagata -  Barracciu aveva già rischiato nel giugno 2014 l’interdizione: la procura si era mossa paventando il rischio di inquinamento delle prove, ma il giudice aveva respinto la richiesta, declassando i potenziali inquinamenti a “condotta scomposta e deplorevole”. Fino ad oggi ha dunque ricoperto regolarmente il suo incarico di governo. “La nostra costituzione contempla il principio fondamentale della presunzione di innocenza”, aveva detto all’epoca la ministra Boschi, difendendo alla Camera la posizione della Barracciu di fronte a una interrogazione dei Cinque Stelle.

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