Nicola Sorrentino, esperto di dietetica e problemi dell'alimentazione, commenta i dati diffusi dall'Organizzazione mondiale della Sanità sulla correlazione tra consumo di alcuni alimenti e insorgenza di patologie tumorali. E ricorda che «Una fettina ai ferri è meno dannosa di un pollo fritto»
“Che il cibo uccida anche più del fumo è una tesi che sostengo da tempo. Così come da almeno due anni i nutrizionisti dicono le stesse cose che ieri ha documentato l'Organizzazione mondiale della Sanità”. Il dottor
Nicola Sorrentino, dietologo, professore, esperto di problemi legati all'alimentazione e
blogger dell'Espresso, non è affatto sorpreso dai dati diffusi dall'
Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro e riguardanti la correlazione tra consumo di carni rosse, fresche o lavorate, e insorgenza di patologie tumorali.
Sorrentino avverte, però, che quelle informazioni vanno lette alla luce di un contesto ampio e che bisogna informare sugli antidoti. Che esistono. Altrimenti si rischia di creare inutili allarmismi e di indurre la popolazione ad adottare comportamenti controproducenti. E anche se ripete che a tavola possono nascondersi rischi più insidiosi di quelli presenti nel fumo, non c'è nessun invito ad accendersi una sigaretta da parte sua: “Il fumo è un vizio, un dannosissimo vizio che, in quanto tale, si può eliminare dalla nostra vita. Il cibo no. È una necessità ineliminabile per l'essere umano”.
E allora? Partendo dal presupposto che i dati contenuti nello studio sono veri, il professore spiega come diminuire il più possibile la dannosità di alcuni alimenti. In questo caso, della carne rossa e di tutta la vasta categoria degli insaccati. “La soluzione sta nella quantità, ancor prima che nella qualità, e naturalmente nel tipo di cottura”, ricorda Sorrentino che mette in guardia: “Bisogna stare attenti e mantenere una dieta equilibrata, ma non si deve demonizzare la carne”.
In pratica, dice il professore, “la carne rossa, se è cotta senza grassi e senza quella bruciacchiatura tipica della brace, non fa alcun male. Anzi, è molto più dannoso consumare carne bianca fritta o impanata”. Insomma,
meglio la fettina ai ferri piuttosto che il pollo allo spiedo. Inoltre, ci sono accorgimenti sicuri per abbattere il potenziale cancerogeno di questo alimento: “Il trucco è
mangiare fibre, soprattutto verdure, insieme alla carne”, aggiunge Sorrentino, “e poi limitare la quantità, consumandola al massimo un paio di volte a settimana”.
Del resto, il professore ricorda che, “in base a quanto emerso dagli studi della
Harvard school of Public Health già nel 2012, se si consumassero meno di 42 grammi di carne rossa al giorno, cioè meno di mezza porzione, si abbasserebbe il rischio di mortalità del 9,3 per cento per gli uomini e del 7,6 per cento per le donne”. In ogni caso,
per chi volesse adottare alternative, Sorrentino fornisce una serie di spunti: “Sempre secondo l'analisi della Harvard school, sostituendo una porzione di carne al giorno con una di pesce si riduce del 7 per cento il rischio di morte. Sostituendola con latticini magri o legumi, la si riduce del 10 per cento. Con cereali integrali e con frutta secca, invece, rispettivamente del 14 e del 19 per cento”.
La virtù sta nel mezzo, sembra dire il professore. “Una buona dieta si basa sull'apporto, nelle dovute e nelle giuste proporzioni, di proteine, grassi, zuccheri, vitamine, sali minerali, fibre vegetali e acqua”, aggiunge Sorrentino che conclude: “Qualunque alimento, qualora se ne abusi, può far male. Ma non possiamo certo eliminarli tutti”. Moderazione, quindi, sembra essere la parola d'ordine.