Denis Verdini si era detto sicuro: «La rappresentanza parlamentare del gruppo Ala contiamo di raddoppiarla, nel giro di un mese, un mese e mezzo». «Mi spiace aver avuto ragione su Forza Italia», diceva ospite di Lucia Annunziata a In mezz’ora, contento però di poter contare presto i nuovi onorevoli della sua collezione. E i primi ad arrivare, natalizi, scopriamo esser Sandro Bondi e Manuela Repetti, l’inossidabile coppia di senatori già fedelissimi - al pari ma contrapposti a Verdini - di Silvio Berlusconi.
Bondi e Repetti hanno lasciato Forza Italia a marzo 2015, aderendo però al gruppo misto. Ora, «ho deciso insieme al mio compagno Sandro Bondi di aderire al gruppo Ala», dice Manuela Repetti che conferma così l’avvenuta mutazione: «Questa decisione», dice, «rappresenta una logica e naturale conseguenza del nostro sostegno da tempo intrapreso per le riforme costituzionali e l'azione di rinnovamento perseguito dal governo di Matteo Renzi». «Sono convinta oggi più che mai che per chi, come me, aveva aderito ad un progetto liberale, laico e riformista», dice ancora Manuela Repetti, «non vi sia alternativa».
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La coppia anticipa così il passo che sembra ormai pronta a fare anche Renata Polverini («Sì, sono molto frustrata», ha detto). E se Stefania Prestigiacomo cerca oggi di circoscrivere il fenomeno («Dipingere Verdini come l’alternativa a Forza Italia mi pare eccessivo»), in molti stanno lasciando il partito berlusconiano, che chiusa la sede e licenziati i dipendenti sembra in effetti proprio in dismissione. Dopo l’addio degli alfaniani e quello dei primi verdiniani, i gruppi parlamentari originali sono già dimezzati, tanto alla Camera quanto al Senato. E il problema non è dunque solo la gestione del deputati di Renato Brunetta, né il sacco vuoto con cui si è conclusa per il centrodestra la partita della Consulta. Il problema è l’orizzonte politico, e la soglia di sbarramento dell’Italicum consiglia di cercarsene uno proprio anche ai volti. Una delle prossime, ad esempio, potrebbe essere Laura Ravetto. O così si dice in parlamento.
E se «temo il giorno in cui Sandro Bondi inizierà a scrivere sonetti a Matteo Renzi», disse il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi a Klauscondicio, quando Bondi si dichiarò per la prima volta nel suo amore per il premier, ora nel Pd è tutto un precisare «non stanno entrando in maggioranza». Nessun imbarazzo, dunque, non ce ne sarebbe ragione. L’apporto di Verdini è sì stato fondamentale, ma solo nei passaggi di riforma costituzionale. Sì, va bene, ha difeso anche Maria Elena Boschi, ma che c’entra: «Non sono il suo avvocato difensore», ha detto lo stesso Verdini. Bondi però magari ne sarà il cantore. Il talento c’è. «Muto segreto / inconfessata attesa / desiderata armonia / inavvertita fortezza / sospirata carezza d’amore», è ad esempio il verso dedicato alla storica segretaria di Berlusconi, Marinella. Oppure, se preferite: «Ignara bellezza / Rubata sensualità / Fiore reclinato / Peccato d’amore», fu quello per Michela Vittoria Brambilla.