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Ora ?il rischio è che l’allarme terrorismo venga usato per stroncare anche quelle pur esili speranze di riforma della Nsa e dei suoi programmi, un’operazione che porterà al consolidamento della società della sorveglianza di massa. A lanciare l’allarme è proprio un personaggio cruciale nella storia della Nsa: l’americano Bill Binney. «Fate ognuno di voi la vostra parte, muovetevi, ?o rischiamo di perdere la nostra democrazia per sempre», ha dichiarato all’“Huffington Post”, in occasione del premio “Sam Adams Award” che gli ?è stato appena conferito.
E «quando William Binney parla dei pericoli della sorveglianza di massa, vale la pena ascoltarlo. È un po’ come sentire Joseph Goebbels parlare dei rischi della propaganda», scrive l’Huffington, riferendosi al ruolo avuto da Binney: il grande crittografo ha lavorato 36 anni per la Nsa in posizioni tecniche apicali, lasciandola subito dopo l’11 settembre, perché non condivideva la strada imboccata dall’amministrazione Bush ?di combattere il terrorismo con la sorveglianza indiscriminata. L’allarme ?è condiviso anche da un altro grande crittografo: l’americano Philip Zimmermann, l’inventore del celebre sistema di cifratura Pgp. Zimmermann racconta a “l’Espresso” di vedere la sorveglianza ubiqua come «un pericolo per la costituzione democratica» ?e chiede: «Cosa accadrebbe se arrivasse al potere un governo fanatico, immaginiamo una sorta di teocrazia, ?ed ereditasse un tale apparato?».
L’offensiva annunciata contro le comunicazioni criptate rischia di eliminare anche l’unica via di scampo contro la sorveglianza totale di governi e servizi. «Non vogliono la crittografia perché protegge effettivamente le comunicazioni e loro non vogliono protezione per nessuno ad eccezione che per se stessi», dice senza mezzi termini l’americano Thomas Drake, ex senior executive della Nsa, che prima ?di Snowden ne ha denunciato gli abusi. La richiesta di immunità che viene in questi giorni dai servizi segreti italiani sembra proprio andare in questa direzione: controllo per tutti e mani libere per gli 007.
In questo clima, il rischio è che ?le misure partorite dai governi su pressione dell’intelligence siano così ampie da poter essere usate contro chiunque costituisca un problema. Un rischio esemplificato dal caso David Miranda, il partner del giornalista americano Glenn Greenwald, a cui Snowden ha consegnato i file top secret della Nsa. Nell’agosto 2013, Miranda fu arrestato all’aeroporto di Londra e interrogato per quasi nove ore senza avvocato. L’accusa? Terrorismo. Eppure, Miranda non aveva nulla a che fare con ?i terroristi. I servizi inglesi volevano arrestarlo per mettere le mani sui file e impedirne la pubblicazione.
Ci riuscirono comunicando alla polizia che Miranda aveva con sé quel materiale «la cui rivelazione, o anche solo la minaccia ?di rivelazione, ha come scopo quello ?di influenzare un governo e promuovere una causa politica o ideologica. E, pertanto, ricade sotto la definizione ?di terrorismo». Se passa questa interpretazione, secondo il commissario inglese per la revisione delle leggi antiterrorismo, David Anderson, ?anche la pubblicazione di un articolo di giornale può diventare terrorismo. Con ?il rischio che a uccidere quel che resta della nostra democrazia non siano ?i jihadisti, ma noi stessi.