I migranti non saranno più costretti a rimanere nel primo Stato europeo in cui approderanno, ma verranno suddivisi in tutta Europa. Il regolamento di Dublino viene quindi superato, venendo incontro alle esigenze dei paesi mediterranei

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La Commissione europea, presieduta da Jean-Claude Juncker, ha preparato un nuovo piano di emergenza per gestire i flussi migratori. L'obiettivo è quello di fornire delle soluzioni comuni e condivise da tutti i Paesi membri della Ue, che regolino l'arrivo dei migranti sia nel breve periodo che in quello medio-lungo. Il pacchetto verrà presentato ai Ministri degli interni dei Paesi membri, che si riuniranno a Bruxelles il 14 settembre, e che dovranno approvarlo definitivamente.

Il nuovo piano, già definito piano Juncker sui migranti, è diviso in due parti: la prima include le misure di emergenza da adottare immediatamente per fare fronte alla situazione di questi giorni. Essa prevede l'introduzione delle quote obbligatorie di richiedenti asilo che i 28 Paesi della Ue devono suddividersi.

Già a a maggio Juncker aveva chiesto ai diversi leader nazionali di prendersi carico dei 40mila rifugiati sbarcati in Italia (24mila) e Grecia (16mila). A causa dell'opposizione di molti Stati – tra cui Ungheria, Spagna, Polonia, Slovacchia e Paesi baltici – tale progetto non era però entrato in vigore. Al suo posto era stato approvato un piano di accoglienza volontaria e non più obbligatoria, che di fatto esonerava i Paesi non disposti ad accettare i migranti dal farlo.

Oggi la situazione è però cambiata. A vivere l'emergenza in prima persona non sono soltanto i Paesi di primo approdo di chi migra (quindi principalmente Italia e Grecia), ma anche gli Stati dell'Europa centrale – in primis l'Ungheria – che vengono attraversati dai flussi diretti in Germania e nel Nord Europa. I loro governi, dunque, sono più propensi ad accettare la redistribuzione dei migranti, per questo la Commissione europea è tornata alla carica: il piano Juncker, nella sua prima parte, chiede infatti a tutti i Paesi membri di suddividersi i 120mila richiedenti asilo oggi presenti in territorio europeo.

Nella seconda parte del piano, invece, la Commissione chiede di modificare le regole sul diritto d'asilo, superando il regolamento di Dublino. Le regole adesso in vigore prevedono che ogni richiedente asilo debba rimanere nel Paese in cui gli hanno riconosciuto lo status, cioè generalmente in quelli in cui approdano per primi. Essendo però questi Paesi generalmente quelli mediterranei, quindi non la destinazione finale di chi si sposta, capita spesso che le autorità locali omettano di registrare i nuovi arrivati, di modo da permettere loro di spostarsi verso Nord senza doverseli prendere a carico. La Commissione europea vuole invece fare pressione su Italia, Grecia e Ungheria perché registrino tutti i nuovi entrati, senza essere poi però tenuti a farli permanere nei propri territori. Le persone registrate, infatti, potranno venire distribuite automaticamente tra i 28 membri della Ue, in base a un meccanismo di emergenza che prevede l'introduzione di quote obbligatorie alle quali nessun Paese comunitario potrà sottrarsi.

Si tratta dunque di una redistribuzione non solo delle persone ma anche delle responsabilità tra i diversi Paesi comunitari. Cosa che dovrebbe venire incontro alle esigenze dei Paesi in cui l'emergenza è maggiore, tra cui anche l'Italia. La Commissione, inoltre, proporrà la creazione di una lista di Stati sicuri, in cui sia lecito rimpatriare coloro a cui la richiesta di asilo venga negata. A Frontex, l'agenzia europea per le frontiere, verranno inoltre erogati nuovi fondi per gestire i rimpatri e per istituire dei pattugliamenti nel Mediterraneo per catturare gli scafisti in acque internazionali.