Pubblichiamo qui alcune pagine tratte dall'ultimo volume del grande giornalista "L'allegria, il pianto, la vita" (152 pagine, 18 euro), edito da Einaudi

La copertina del nuovo libro di Eugenio Scalfari
Ad un certo momento nasce ?il bisogno di dare un nome a quell’essere di immenso potere che ci sovrasta, ci schiaccia ma ci nutre, ci chiede obbedienza e forse ci ha creato. Dio, il nome che gli danno ?è Dio, nei vari linguaggi ormai esistenti. Dio creatore. E tutto ?ciò che ci circonda viene da Lui. ?Perciò è il Padre di tutto e di tutti.

Ma se siamo suoi figli non può soltanto volerci punire. Punire ?di che cosa? Un padre o madre che ?sia ama i figli, li guida, gli dà ordini, li premia, li punisce. Ma oltre al supremo potere di creare, quali altri poteri ha? Ed ecco che il sapiens fa ricorso alla sua capacità inventiva ?e immagina i poteri del Creatore ?e i suoi attributi, che altro non sono se non i nostri desideri inappagati che il sapiens conferisce al Creatore che lo sovrasta: è eterno, come noi vorremmo essere. ?È onnipotente. ?È onnisciente. ?È onnipresente. ?È invisibile. Può avere figli che hanno anch’essi poteri divini ma più deboli e più limitati dei suoi, che sono eterni come lui ed eterni sono anche i loro figli, se ne avranno. A meno che non sia avvenuto che il Dio si sia congiunto con un mortale. Allora nasce un Dio a metà, un semidio.

Il sapiens tuttavia non concepisce Dio sempre allo stesso modo. Alcuni lo concepiscono privo della capacità di figliare. Lui è unico e quindi solo. Altri concepiscono invece il Divino come un luogo popolato da molti Dèi, indipendenti l’uno dall’altro e talvolta nemici tra di loro. Altri, infine, non personalizzano la Divinità ma concepiscono un Essere senza figura né parola, dal quale scaturisce continuamente un’infinita moltitudine di forme che animano l’universo. Nascono tutte da quell’Essere, un’Immensità infinita ?e infinitamente articolata, creatrice e al tempo stesso distruttrice ?delle forme che da esso emergono ?e ad esso ritornano annullandosi nel suo seno. L’Essere è Dio, ma un Dio spersonalizzato, non ha alcuna somiglianza con noi che siamo forme effimere e destinate a disfarsi.

Questi pensieri sono arrivati quando il sapiens era diventato ?già l’uomo che noi siamo oggi, ?con un linguaggio adeguato a designare in tutti i suoi dettagli ?il mondo in cui viviamo e noi stessi che ne siamo una delle infinite entità viventi, con una capacità ?di formulare concetti astratti, una quantità di conoscenze scientifiche, di sistemi di pensiero, di filosofie, una capacità di analizzare l’universo e l’atomo, il macro ?e il micro, di scandire il tempo ?e lo spazio, di numerarli, ?e soprattutto la capacità ?di inventare. ?Anche il sapiens aveva quella capacità, ma in modo rozzo ed elementare. Noi, uomini ormai maturi di mente, siamo invece assai più sofisticati.

Se dovessi dire qual è l’aspetto più sconvolgente che gli esseri umani possiedono e anche il più esclusivo rispetto alle altre forme viventi, questo è l’invenzione. A volte si tratta di un’invenzione che altro non è che la scoperta di un qualcosa di esistente che ancora non conoscevamo; altre volte è una fantasia, un’immaginazione, un ideale, o più semplicemente una bugia, una verità che sappiamo essere falsa ma che ci piace o ci è utile raccontare. Infine l’invenzione è anche la creazione d’una fede, d’una credenza, d’un valore. L’Essere è stato una constatazione, ma Dio è stato una meravigliosa invenzione: abbiamo personalizzato l’Essere rendendolo simile a noi.

E se vogliamo dare un autore ?a quest’invenzione, è Narciso ad avere inventato Dio conferendogli gli attributi che noi vorremmo avere. Desideri che cerchiamo ?di rendere accessibili, favole ?che raccontiamo, che ci rallegrano, ci divertono, oppure ci fanno soffrire e ci disperano. Questa è la vita e l’invenzione di Dio ne fa parte. È lui che ?ci ha creato «a sua immagine e somiglianza». E c’è stata e c’è gente che ha sacrificato la vita per difendere o per imporre questa invenzione.