La Giunta del Senato salva il senatore Ncd da un processo originato da un esposto presentato prima di diventare parlamentare. L’anno scorso, in una vicenda riguardante l’ex ministro Tremonti, giunse a conclusioni esattamente opposte

Lo scudo dell’immunità adesso diventa retroattivo. E arriva a coprire anche periodi precedenti all’ingresso in Parlamento. Con una conclusione che solleva polemiche, la Giunta delle immunità di Palazzo Madama ha ritenuto “insindacabile” l’esposto con cui nel 2012 Gabriele Albertini, allora eurodeputato, accusava l’ex pm milanese Alfredo Robledo per la cattiva gestione di alcune inchieste.

Esposto costatogli poi un rinvio a giudizio per calunnia aggravata. Eppure, anche se all’epoca sedeva negli scranni di Strasburgo (che già gli aveva negato l’immunità per una causa analoga, ritenendo che parlasse da ex sindaco di Milano) la Giunta ha stabilito che Albertini, oggi senatore Ncd, non debba essere processato. Malgrado nel luglio 2015, per un caso simile che riguardava Giulio Tremonti, fosse arrivata a conclusioni opposte: restituire gli atti ai magistrati perché all’epoca dei fatti contestati non era ancora stato nominato ministro.

Un salvataggio, che ora dovrà essere ratificato dall’Aula a scrutinio segreto, dalle possibili motivazioni politiche: con un voto sfavorevole il senatore alfaniano avrebbe infatti paventato l’intenzione di uscire dalla maggioranza, che al Senato può contare su numeri risicati. Ma la relatrice del caso, la democratica Rosanna Filippin, respinge questa interpretazione: «Non è vero, si tratta di questioni giuridiche».

Quali? Albertini all’epoca era eurodeputato e sarebbe diventato senatore solo quattro mesi dopo…
«Sì ma da quando è entrato al Senato su Robledo ha presentato 38 atti, comprese due interrogazioni parlamentari».

Ma sono tutti successivi alla querela di Robledo. Non potrebbe essere un tentativo di avere una “copertura” ex post?
E uno ne fa 38 di atti? Il povero senatore Albertini ha appreso del procedimento solo con l’avviso di chiusura indagini, un anno e mezzo dopo.

Il ministro della Giustizia rispondendo a un’interrogazione ha detto che le sue erano critiche infondate…
In ogni caso abbiamo ritenuto che tutti gli atti fossero legati fra loro, a partire dall’esposto del 2012. E quindi che sussista l’insindacabilità. Lo prevede il Protocollo numero 7 (sui privilegi e le immunità dell'Unione europea, ndr) relativo agli europarlamentari.

Il relatore precedente, Giorgio Pagliari, anche lui del Pd, non la pensava così: era contrario a dare l’immunità e si dice sia stato spinto a dimettersi…
Questo deve chiederlo a lui.

Albertini che paventa di uscire dalla maggioranza, Pagliari che si dimette da relatore: davvero non hanno prevalso altre considerazioni?
Capisco che a voi giornalisti piacerebbe che ci fosse una motivazione esclusivamente di carattere politico ma non è così.

In una causa civile intentata sempre da Robledo per due interviste del 2011 la Giunta, lei compresa, si era già espressa contro lo scudo per Albertini. Come mai?
«Perché incontestabilmente in quel momento Albertini non era senatore e noi abbiamo dichiarato la nostra incompetenza».

Ma non lo era neppure un anno dopo…
«Sì ma quando manifesta con esposti e interrogazioni una serie di attività funzionali al suo ruolo di senatore, è senatore e deve essere giudicato come tale ».

Resta il fatto che l’anno scorso su Tremonti siete giunti a conclusioni opposte: non era ancora ministro e quindi non potevate esprimervi sul suo caso.
Io rispondo del mio ruolo di relatrice in questa vicenda.

L’ex pm Casson, che pure è del Pd, non via ha risparmiato critiche.
È legittimo che abbia opinioni diverse. E comunque il senatore Casson non è più un magistrato.