La prima ministra della storia repubblicana è morta ieri nella sua casa di Castelfranco Veneto. Aveva 89 anni, molti dei quali passati tra i banchi di Montecitorio. Tra le sue battaglie, la difesa dei diritti delle donne e la sanità pubblica. Ha provato a fare luce sulla P2 ed è stata più volte indicata per il Quirinale
Partigiana, maestra, sindacalista, deputata, ministra. Tina Anselmi è morta la scorsa notte all'età di 89 anni. Prima donna a ricoprire il ruolo di ministro in Italia, ha vissuto da protagonista i passaggi politici più significativi del Novecento. Ecco le tappe principali della sua vita.
25 marzo 1927Tina Anselmi nasce a Castelfranco Veneto da una famiglia cattolica. La madre gestisce un'osteria, mentre il padre, un aiuto farmacista, è perseguitato dal regime fascista per le sue simpatie socialiste. Cresce nella sua città natale, dove frequenta il ginnasio.
26 settembre 1944A Bassano del Grappa, assieme ai suoi compagni dell'istituto magistrale, è costretta ad assistere all'impiccagione di trentuno prigionieri. Appena diciassettenne, decide quindi di entrare nella Resistenza con il nome di battaglia di “Gabriella”. Fa da staffetta per la Brigata Cesare Battisti, per passare poi al Comando regionale veneto del Corpo volontari della libertà. A dicembre dello stesso anno si iscrive alla Democrazia Cristiana.
5 giugno 1968Dopo l'insegnamento nelle scuole elementari e l'impegno sindacale, nella Cgil prima e nella Cisl poi, viene eletta deputata a 41 anni. Sarà parlamentare ininterrottamente per sei legislature, fino al 1992, sempre tra le liste dello Scudo Crociato. Farà parte delle commissioni Lavoro e previdenza sociale, Igiene e sanità e Affari sociali, e sarà tra le prime a introdurre nel dibattito politico il tema della salvaguardia dei diritti delle donne. Posizionata nell'area di sinistra della Dc, molto legata alla figura di Aldo Moro, non entrerà mai formalmente in una corrente del partito, caratterizzando la propria militanza parlamentare per equilibrio e indipendenza.
[[ge:rep-locali:espresso:285239139]]29 luglio 1976Giulio Andreotti, al suo terzo governo, la nomina ministro del lavoro e della previdenza sociale. Tina Anselmi è la prima donna alla guida di un dicastero della storia italiana. Nei governi Andreotti IV e V sarà ministro della sanità. Portano la sua firma due significative innovazioni normative: la legge sulle pari opportunità del 1977 e l'istituzione del Sistema Sanitario Nazionale del 1978.
10 novembre 1981Tina Anselmi viene incaricata di presiedere la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2. L'allora presidente della Camera Nilde Iotti punta su di lei per ricoprire un ruolo che richiede integrità morale e trasparenza. Durante l'incarico Anselmi subisce minacce e intimidazioni (tra cui il ritrovamento di sette chili di tritolo davanti alla sua abitazione): due anni dopo la Commissione deposita le relazioni finali. Per sua stessa ammissione, «molti uomini della P2 passarono indenni». Nel 1992, alla vigilia di Tangentopoli, non viene inserita nelle liste della Democrazia Cristiana. Lascia Montecitorio dopo 24 anni, ma il suo nome tornerà d'attualità in occasione delle elezioni del presidente della Repubblica del 1992 (in cui raccoglie solo 19 voti al primo scrutinio) e del 2006.