A quasi vent’anni dalla fondazione (li compie l’anno prossimo) è presente in 130 Paesi. In una dozzina di loro sta anche producendo serie televisive originali. Che conquistano gli utenti - gli abbonati sono in tutto 87 milioni - ma anche i critici televisivi
La sua sede è divisa a metà tra ?Los Angeles e la Silicon Valley, dove si trovano la stragrande maggioranza dei 3500 dipendenti. Ma le ambizioni di Netflix sono sempre state globali. E a quasi vent’anni dalla fondazione (li compie l’anno prossimo) è presente in 130 Paesi. In una dozzina di loro sta anche producendo serie televisive originali. Che conquistano gli utenti - gli abbonati sono in tutto 87 milioni - ma anche i critici televisivi. ?In Germania c’è la serie “Dark”. ?In Messico “Club de Cuervos”. ?In Francia “Marseille”, con Gérard Depardieu nella parte di un sindaco cocainomane.
E poi c’è l’Italia, dove Netflix è sbarcata meno di un anno fa e sta producendo una serie basata sul mondo malvagio e inquietante di “Suburra”, con Michele Placido, Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi alla regia e un cast che comprende tra gli altri Francesco Acquaroli, Alessandro Borghi, Adamo Dionisi, Giacomo Ferrara ?e Claudia Gerini.
Il ventaglio delle proposte si allarga. Dopo serie politicamente scorrette (e non adatte ai minori) come “Lilyhammer” del chitarrista di Bruce Springsteen diventato attore dei “Soprano”, Steve Van Zandt, sono in arrivo i primi programmi per bambini. Ma anche reality, come il grande “Giochi senza frontiere” internazionale ideato e presentato da Sylvester Stallone, che lo ha chiamato “Ultimate Beastmaster”.
L’anno che sta per volgere al termine si chiude con 600 ore di programmazione originale e con un budget di produzione di 5 miliardi ?(sì, miliardi) di dollari. Ma per il 2017 la posta in gioco aumenta ancora: Netflix ha già annunciato mille ore ?di nuove produzioni, e un budget ?di oltre sei miliardi.
Intanto, la rete ?di Sarandos si gode le nomination ?ai Golden Globe, che però si concluderanno, alla premiazione dell’8 gennaio prossimo, con un doppio duello fratricida. Perché “The Crown”, la serie sulla giovane regina Elisabetta, è in corsa come miglior serie drammatica contro il cupo “Stranger Things”. E il duello tra ?le serie si ripete tra le due attrici protagoniste: la rivelazione Claire Foy contro Winona Ryder, che ?proprio grazie a questa serie ?è ritornata al successo dopo ?un lungo periodo di oblio.