“Mr. Robot fa propria la rabbia che tutti proviamo contro le corporation dopo il crollo finanziario del 2008. È la personificazione dello spirito anarchico e rivoluzionario che quell’evento ha scatenato in tutto il mondo”. Non usa mezzi termini Sam Esmail, 37enne regista e autore nato in New Jersey, ma egiziano di origine, per definire la sua serie tv già di culto, vincitrice del Golden Globe e in onda dal 3 marzo su Premium Stories.
Il protagonista è Elliot (Rami Malek) un ingegnere informatico affetto da paranoia e depressione, che ha problemi di relazione e di nascosto agisce come cyber-vigilante, punendo criminali e disonesti grazie alla sua attività di hacker. Un giorno viene avvicinato dal misterioso Mr. Robot (Christian Slater) che gli chiede di unirsi al suo team per cancellare il debito mondiale attaccando la mega-società E Corp che controlla tutto e tutti (il cui logo è ispirato a quello della Enron).
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“Sono sempre stato un appassionato di tecnologia e cultura hacker”, ci racconta al festival di Zurigo “e penso che sia sempre stata rappresentata al cinema e in tv in maniera superficiale. L’idea mi è venuta quando sono andato in Egitto e ho parlato con i miei cugini, e sono stato testimone della loro partecipazione alla primavera araba”.
Cosa la intriga della cultura hacker?
Gli hacker sono i supereroi di oggi, è come se avessero superpoteri per cambiare le sorti del mondo e questo rende il loro mondo così interessante. Naturalmente ci sono quelli che agiscono per il proprio tornaconto e quelli che lottano per cause nobili, anche se Elliot è una via di mezzo, è narcisista ma allo stesso tempo vuole aiutare la gente. Il fatto è che se hanno tanto potere è perché noi gliel’abbiamo permesso, mettendo le nostre intere vite online. E se si è in grado di sfruttare questo sistema si può ricattare una persona, una società e persino una nazione.
In un monologo Elliot parla male di Facebook. Perché?
Facebook è una società molto pericolosa, è una corporation che controlla e possiede tutte le interazioni che abbiamo con la nostra famiglia, i nostri amici. Le persone pubblicano le foto dei propri figli, i fatti propri, e tutto questo si può fare gratis, perché la moneta con cui si paga è la propria personalità, le interazioni più intime con le persone che conosci. È veramente un rischio esporsi così tanto con una società che usa tutto ciò a proprio vantaggio, fa esperimenti sociali con le persone senza avvisarle, le sfrutta per fare soldi.
Anche lei è su Facebook però.
Sì, ma non pubblico nulla di personale. E questo è qualcosa che si può controllare: non è un obbligo regalare a Facebook così tanto di noi stessi.
Nello stesso passaggio Elliot dice frasi forti anche su Steve Jobs, ammirato da tutto il mondo, ma diventato multimiliardario grazie allo sfruttamento dei lavoratori minorenni della Foxconn. Non ha avuto problemi ad affidare queste affermazioni al suo personaggio?
Finora mi è andata bene, nessuno mi ha fatto causa e tocco ferro.
La E Corp assomiglia tanto a Google. Che ne pensa di loro?
Google è differente rispetto a Facebook, perché una gran parte dei loro strumenti sono di carattere pubblicitario. Certo, li usano contro di te, e ti profilano e quindi ci sono dei problemi di privacy che riguardano il loro modo di agire. Anche se sono più trasparenti circa i dati che raccolgono sulle persone.
Il suo show è stato tra i più visti illegalmente in rete. Che ne pensa?
Da una parte mi fa piacere, vuol dire che appassiona, dall’altra no, perché ci danneggia economicamente. Però bisogna anche dire che c’è un sacco di gente che vorrebbe vedere la serie tv in maniera legittima e non può farlo per problemi di diritti, che sono spezzettati tra tanti territori diversi. Francamente in un mondo ormai globalizzato bisognerebbe risolvere questo problema una volta per tutte.
La prima stagione ha entusiasmato pubblico e critici, che vi hanno assegnato anche il premio per la migliore serie negli Usa. Pensate di accontentarli con un seguito?
Devono stare tranquilli, quando ho iniziato a scrivere il primo episodio ho pensato che avevo materiale per almeno quattro o cinque stagioni.
Tivù19.06.2012
Quante volte dottoressa Grey?