Il collettivo di scrittori Wu Ming, dal blog Giap, ci è andato giù duro: “tracotanza da landlord o da governatore coloniale”, “accaparramento dei disegni”, “ennesima privatizzazione di un pezzo di città”. Nel mirino, Fabio Roversi Monaco, ex rettore dell'università dell'Alma mater, ex numero uno della fondazione Carisbo, presidente di Banca Imi e organizzatore con Genus Bononiae della mostra “Street Art-Banksy & Co. L'arte allo stato urbano”, che si inaugura giovedì 18 marzo a Palazzo Pepoli a Bologna con oltre 250 opere provenienti da varie parti del mondo. Fra queste, anche alcuni disegni dell'artista Blu, fra i nomi più celebri in Italia e all'estero, staccati dai luoghi in cui erano stati realizzati.
[[ge:rep-locali:espresso:285186111]]Una appropriazione che ha spinto l'autore a cancellare i lavori realizzati nell'arco di vent'anni in città per protesta, contestando la sottrazione di beni collettivi allo spazio pubblico e la sottesa logica del profitto e della privatizzazione. Temi di non poco conto, nel momento in cui le case d'aste internazionali hanno iniziato a battere i graffiti a migliaia di dollari e i pezzi staccati dai muri e messe in commercio si moltiplicano. A Palazzo Pepoli, ad esempio, le aziende avranno perfino la possibilità di organizzare un evento speciale “per le proprie esigenze istituzionali e di pubbliche relazioni” come si legge sul sito della mostra. Ma non è tutto un po' troppo lontano dai valori originari dell'arte di strada?
Senza arretrare di un millimetro dalle sue convinzioni, Roversi Monaco ha deciso di rompere il silenzio osservato finora. Anche se con parole non proprio concilianti: “Quelle opere le abbiamo salvate e non ho nulla di cui giustificarmi, abbiamo cercato Blu in tutti i modi. Non ci sarà alcuna monetizzazione. Più che fare, molti bolognesi preferiscono non far fare”.
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Partiamo dall'inizio: Blu non l'ha presa bene che vi siate impossessati di suoi disegni staccandoli dai muri...
Su questo c'è una deformazione totale. Le sue sette-otto opere che abbiamo tratto erano su edifici privati in corso di abbattimento nella zona industriale di Bologna, in particolare vicino alle officine Casaralta, e le abbiamo staccate con il consenso del proprietario. Da molto tempo i terreni sono stati venduti e hanno avuto una destinazione ad appartamenti e uffici. Quindi in realtà le abbiamo salvate dalla distruzione e dovrebbero ringraziarci. Poi uno potrà dire “non si dovevano salvare”: è un modo di ragionare che capisco benissimo ma siamo partiti dal presupposto lo meritassero.
Avete chiesto il consenso all'artista per esporre i suoi lavori?
Abbiamo cercato di contattarlo in tutti i modi, ha anche dato appuntamento ai curatori e poi non si è presentato. Evidentemente non voleva incontrarli, non condivideva il progetto a prescindere. Non mi permetto di sindacare quello che ha deciso di fare Blu cancellando i suoi lavori: lo trovo un atteggiamento coerente dal suo punto di vista e non ho nulla da dire su questo. Non do nessun giudizio: se ha ritenuto di fare questo gesto estremo, è libero di farlo. Del resto c'è una divaricazione fra gli stessi street artist ed è fisiologico. Il più “antico” di tutti, Rusty, espone presso di noi. E anche la coppia Cuoghi-Corsello, che ha un'esperienza trentennale.
Cosa risponde a chi la accusa di fare profitto con la street art, che per definizione ha logiche opposte?
Sono accuse totalmente false, chi lo dice è un bugiardo. Non esiste monetizzazione di alcun tipo: il museo della storia di Bologna, al cui interno c'è anche questa esposizione, non ha nemmeno ha aumentato il biglietto. E la società strumentale della fondazione Carisbo che organizza la mostra, Genus Bononiae, per definizione non può fare lucro.
Resta il fatto che ora quei lavori sono passati in mani private...
Le opere sono inalienabili in base allo statuto dell'associazione, che si è presa la briga di salvarle, e speriamo che confluiscano in un museo civico. Non è occorsa una lira e non è stato nemmeno difficile, perché bastava chiedere: ai proprietari degli edifici non gliene fregava niente, sono pezzi di muro spesso a 7-8 metri di altezza. Abbiamo pagato solo le spese per allestire un piccolo cantiere.
Il risultato è in ogni caso che con la cancellazione dei murales di Blu per protesta nei vostri confronti la città perde lavori importanti, alcuni storici...
Non prendo nemmeno in considerazione che ci sia un un nesso causale fra le due cose. Questo comportamento non ha nulla a che vedere con l'esposizione, che è la prima di livello internazionale che viene fatta: mostriamo raccolte pubbliche e private che non sono mai state in Italia, cose che nessuno poteva vedere da almeno sette anni. L'affluenza darà un giudizio in poco tempo sulla qualità.
Lo scopo della mostra è salvare i disegni “dalla demolizione e preservarli dall’ingiuria del tempo”. Non è un paradosso rispetto a quello che ha determinato?
C'è qualcuno che ha voluto far nascere il paradosso. Noi da nove mesi stiamo preparando questa mostra e tutto questo è stato fatto nell'interesse dell'approfondimento e del dibattito sugli street artist. Un maligno potrebbe stupirsi che tutto questo trambusto salti fuori in relazione alle elezioni comunali. Bologna è una città piccola, spettegola molto e uno dei principali impegni di molti è quello di non far fare più che di fare.
I Wu Ming hanno ironizzato sul fatto che i poteri forti della città vogliono diventare i salvatori della street art dopo aver sgomberato gli spazi che hanno fatto da laboratori...
È fantascienza, sono idiozie. Ho letto quell'articolo ma io non sono un potere forte, non sono mai stato nominato da nessuno, sono sempre stato eletto e ho pagato sempre di persona. I poteri forti sono quelli che governano dal 1945. Punto e basta. Si immagini se mi preoccupo perché mi scrivono che io ho attaccato i giovani, tutte balle che non han nessun senso. È un modo di impostare le cose tipico di una parte dei bolognesi. Hanno cercato di farmi fermare quando ero rettore per le celebrazioni del nono centenario dell'università e sono andato avanti due anni e mezzo: non sono abituato ad avere paura di quelle che ritengo siano delle necessità giuste. E nessuno a Bologna ha approfondito in questi anni il discorso sulla street art.
Si direbbe che la conosce bene: da quanto tempo ne è un così grande estimatore?
In realtà sono un assoluto neofita: ho cominciato a occuparmene negli ultimi tre anni e mi sembra una forma d'arte di estremo interesse.