Origini marocchine. Una forte passione ?per il cinema. E un fortunato, casuale incontro ?col presidente Hollande durante un viaggio aereo... Ritratto della nuova ministra francese. Scelta anche perché non ha un passato politico

Audrey Azoulay (foto: Wikipedia)
La prima riforma firmata Audrey Azoulay è fresca di qualche settimana e riguarda una minore rigidità nel vietare film con scene di sesso ai minori di 18 anni. Avrà di sicuro influito il fatto che la nuova ministra della Cultura, parigina, 43 anni, ha il cinema nel cuore, essendo stata la direttrice aggiunta del Cnc francese (Centre national du cinéma et de l’image animée). Tra le sue prime mosse come ministro anche un suo appassionato ricordo di Umberto Eco, salutato come «creatore geniale, la cui opera ha superato i confini del mondo della letteratura e delle idee».

Nel rimpasto voluto dal presidente della Repubblica francese François Hollande la nomina di Audrey Azoulay è stata quella più sorprendente: via in modo spiccio la criticata Fleur Pellerin a causa dei ripetuti errori di comunicazione e perché considerata troppo “tecnocrate”, Hollande voleva comunque a tutti i costi una donna alla testa del dicastero come ormai quasi da tradizione (prima di Fleur Pellerin c’era stata Aurélie Filippetti).

Incassato il rifiuto della giornalista Anne Sinclair, ex moglie di Dominique Strauss-Kahn (idea del primo ministro Manuel Valls) il quel prestigioso ruolo i francesi si sono ritrovati Audrey Azoulay, marocchina di origini ma nata nella Ville Lumière, figlia di André, giornalista e politologo nonché consigliere del re del Marocco, di Hassan II prima e di Mohammed VI ora.

Audrey non è stata una prima scelta, quindi, anche se nel raccontare la storia della nuova ministra i media francesi non mancano di far notare che è amica di Julie Gayet, attrice e ultima compagna del presidente. E si racconta che la ministra stessa abbia passato del tempo a cercare chi rimpiazzasse la Pellerin prima di vedersi offrire la poltrona. Ha un curriculum di tutto rispetto nonostante faccia della discrezione la sua cifra, fino a passare quasi inosservata. Prima della nomina non esisteva nemmeno una pagina Wikipedia a lei consacrata.

Le stanze dell’Eliseo, in realtà, le frequentava da più di un anno. Hollande ebbe un colpo di fulmine per lei nell’aprile 2014 sull’aereo presidenziale che li conduceva in Messico sul quale lei viaggiava per caso: doveva sostituire la direttrice generale del Cnc. Hollande, favorevolmente impressionato, disse immediatamente a una persona del suo entourage: «Questa Azoulay è in gamba, bisogna trovarle un posto». Cinque mesi dopo, con la qualifica di “consigliera per la cultura e la comunicazione” entrava nella cerchia ristretta del capo dello Stato. Avendo come compito, tra gli altri, anche quello di visionare tutti i film prima del presidente per proporli nelle serate “cine” settimanali all’Eliseo.

Benché rapidissima la sua scalata al potere parte però da lontano. Fondamentale, al solito, una famiglia dove respira fin da piccola cultura e politica. La madre Katia scrive, il padre André è un apprezzato politologo alla corte del re del Paese d’origine. Audrey, più delle due sorelle Sabrina e Judith, è appassionata di politica.

Confiderà in seguito: «Sono cresciuta in un ambiente di sinistra dove un tema ricorrente era il conflitto israelo-palestinese». Da lì all’attivismo studentesco il passo è breve. Le manifestazioni in piazza, il primo concreto esempio di impegno: «Al liceo si era o fascisti o contro di loro». In piazza tornerà anche da neomamma quando il socialista Lionel Jospin non supererà il primo turno delle presidenziali e al ballottaggio con Jacques Chirac andrà Jean-Marie Le Pen. Siamo nel 2002 ed è il vero choc della politica francese. La Azoulay commenterà: «Non conoscevo Jospin ma la sua figura mi piaceva, era rigoroso. Quel 21 aprile fu, secondo me, un giorno vergognoso».

Determinata e tutta d’un pezzo, Audrey, a detta di chi la conosce bene, ha un buonumore contagioso, grazie probabilmente a un’infanzia serena. Una delle sue passioni è la lettura: tutti i sabati va in biblioteca. A casa si legge moltissimo. Lei, che è la più piccola, recupera tutti i libri letti dalle sorelle, con un debole per i gialli. Ma divora qualunque cosa, passione che ha trasmesso ai suoi due figli.

Quando le tre ragazze sono ventenni, i genitori tornano a vivere in Marocco. Paese a cui le ragazze Azoulay sono molto legate, dove ogni anno vanno in vacanza, ospiti anche nel palazzo del re. Delle due sorelle, Sabrina diventa produttrice cinematografica, Judith lavora all’Associazione francese d’azione artistica. Ma Audrey, almeno all’inizio, sceglie una strada diversa. Si laurea in scienze della gestione a Parigi e in amministrazione degli affari in Gran Bretagna. Trova lavoro in una banca, occupazione che scopre presto di non amare affatto.

Arricchisce il curriculum iscrivendosi a Sciences Po dove incontra il futuro marito François-Xavier Labarraque. Quindi entra all’Ena, la mitica scuola nazionale di amministrazione, fucina di gran parte della classe dirigente francese, dove conosce proprio Fleur Pellerin. L’ambiente esclusivo dell’Ena, confiderà in seguito, non le piace, perché «ho scoperto che là dentro resiste ancora l’antisemitismo della vecchia Francia, qualcosa di choccante».

Dopo tanti studi, Audrey comincia nel 2000 a lavorare nel segretariato generale del governo, settore audiovisivo, occupandosi dello sviluppo dei media. Poi va alla Corte dei Conti. In questo periodo trova il tempo di divertirsi recitando una piccola parte nel film “Le Grand Rôle” con Peter Coyote. Un’interpretazione non memorabile e che non allude al desiderio di un inizio di carriera. Ma testimonia la sua grande passione per il cinema. Non per caso, dunque, nel 2006 entra al Cnc come direttrice aggiunta. Ricopre quel ruolo quando la nota Dominique de Villepin all’epoca primo ministro, che le chiede senza successo di diventare sua consigliere. La scalata procede rapida, fino al grado di direttrice economica-giuridica, infine di direttrice generale aggiunta. Ultimo passo prima del grande salto.

La sua nomina a ministro ha fatto subito scattare il paragone con quella di Emmanuel Macron, passato anche lui dal ruolo di consigliere a quello di ministro dell’Economia, senza essere mai stato eletto né aver mai avuto tessera del partito socialista. Molti vedono in lei la volontà di Hollande di farla diventare la versione femminile di Macron, simbolo di un politico giovane e dinamico che dà l’idea di una Repubblica in movimento. Perché ormai la campagna presidenziale è già partita e tutto viene scelto in funzione del 2017, quando ci saranno le elezioni.

Nelle intenzioni del presidente, la mossa dovrebbe permettergli di riconciliarsi in parte col settore artistico-culturale che si è sentito penalizzato durante il suo mandato. Audrey Azoulay gode infatti di un consenso pressoché unanime in quel milieu. Ha già fatto esperienza sulla sua pelle di come sia assai diverso il ruolo di consigliera da quello di politica a tutto tondo. Come, da ministro, non le venga risparmiato nulla. Alcune sue gaffe degli esordi non le sono state perdonate. A partire dal comunicato ufficiale in cui faceva le condoglianze per la scomparsa di Nikolaus Harnoncourt e citava Graz come città natale del celebre compositore invece di Berlino.

La mancanza di esperienza politica viene considerata dagli osservatori come un notevole punto a sfavore. Non così per Hollande. Che spera di aver azzeccato la donna giusta dopo Filippetti e Pellerin.