Nonostante la sospensione decisa dopo la sanguinosa repressione del 2013, 12 stati europei sono ancora tra i principali fornitori di equipaggiamento di polizia del governo del Cairo. Tra questi anche l'Italia

Dopo la repressione e il massacro di centinaia di manifestanti nell'agosto 2013, l'Unione Europea aveva deciso di imporre agli stati membri la sospensione delle forniture di armi all'Egitto. Un embargo ampiamente disatteso, come rivela un report di Amnesty International: 12 stati Ue su 28 sono ancora oggi tra i principali fornitori di armi e equipaggiamento militare del Cairo. Tra questi anche Italia, Germania, Gran Bretagna, Francia e Spagna. Per questo l'organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani torna a chiedere formalmente alla Ue di fare rispettare il divieto. “La situazione dei diritti umani nel paese è peggiorata”, ha dichiarato la vicedirettrice del programma Medio Oriente e Africa, Magdalena Mughrabi. ”La repressione interna da parte delle forse di sicurezza resta elevata e praticamente nessuno è chiamato a risponderne. L'uso eccessivo della forza, gli arresti arbitrari di massa, la tortura e le sparizioni forzate fanno ormai parte del modus operandi delle forze di sicurezza”.

Secondo il rapporto di Amnesty, solo nel 2014 dall'Unione Europea sono state esportate forniture militari all'Egitto per un valore di oltre sei miliardi di euro. Non solo: secondo Privacy International, alcune aziende di vari paesi europei, tra i quali Germania, Italia e Regno Unito, avrebbero fornito all'Egitto anche tecnologia e strumentazioni sofisticate per svolgere attività di sorveglianza che potrebbero essere state usate contro il dissenso politico e per violare il diritto alla riservatezza dei cittadini. Tra queste, in particolare, viene citata l'italiana Hacking team che ha fornito ai servizi segreti egiziani tecnologie di sorveglianza. “L'impunità per le gravi violazioni dei diritti umani commesse durante e dopo la rivolta del 2011 è costante”, si legge nel report di Amnesty. “Le autorità egiziane non hanno mai condotto indagini efficaci, indipendenti e imparziali sulle centinaia di casi di sparizioni forzate, torture e uccisioni illegali documentate dalle organizzazioni per i diritti umani”.

Dopo il ripristino degli aiuti militari all'Egitto da parte degli Stati Uniti nel 2015, il timore è che adesso anche l'Europa, invece di fare rispettare la sospensione, possa rivedere la propria posizione nei confronti del governo del Cairo liberalizzando l'esportazione di armamentari. “Fornire armi probabilmente destinate ad alimentare la repressione interna va contro il Trattato sul commercio di armi, vincolante per tutti gli stati dell'Unione europea, e viola la Posizione comune dell'Unione europea sulle esportazioni di armi”, ha sottolineato Brian Wood, direttore del programma Controllo delle armi e diritti umani di Amnesty International.

Considerazioni che sono alla base delle richieste rivolte alla Ue: imporre e applicare rigorosamente un embargo vincolante nei confronti dei trasferimenti di equipaggiamento di sicurezze e di polizia all'Egitto. Armi usate anche per compiere o facilitare le gravi violazioni dei diritti umani in corso nel paese.