Il ministro Stefania Giannini "battezza" il Gran Sasso Science Institute quale nuova scuola superiore universitaria

All’indomani del 6 aprile 2006, quando il cielo dell’Aquila era ancora carico di polvere e di dolore, c’era già chi si preoccupava del suo futuro. Ricostruire non solo le abitazioni o i luoghi collettivi, ma lo spirito di una comunità e cercare le ragioni per poter continuare ad abitare quei luoghi.

Eugenio Coccia, all’epoca dei fatti direttore del Laboratori Nazionali del Gran Sasso, decise di ospitare gli studenti del corso di Fisica dell’Università dell’Aquila nella sede dei laboratori in Assergi perché le aule universitarie del capoluogo abruzzese erano inagibili. E proprio durante il soggiorno di quei ragazzi si pose una domanda molto semplice: quanti dei 20.000 studenti universitari dell’Aquila torneranno il prossimo anno in città per continuare i propri studi?
La risposta fu il frutto di un ragionamento collettivo che il direttore fece con due suoi colleghi di università, Paola Inverardi e Pierangelo Marcati.

La sintesi di quella discussione fu l’elaborazione di un progetto che partiva da una precondizione, rilanciare L’Aquila basandosi sulle eccellenze che già operavano in città. L’idea prese forma e fu discussa pubblicamente il 3 luglio di quello stesso anno in un incontro presso il Ministero per gli Affari Economici. All’incontro erano presenti esponenti del Governo e l’OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che fu chiamata per scrutinare progetti provenienti dal territorio per contribuire al rilancio dell’intera area.

L’idea che Coccia, Inverardi e Marcati proposero era semplice: creare a l’Aquila una scuola internazionale di dottorato e un centro di ricerca e formazione superiore. A quel progetto diedero anche un nome, Gran Sasso Science Institute (GSSI).

Il progetto piacque a tutti soprattutto perché nasceva ed era radicato nel territorio. Non era la costruzione dell’ennesima cattedrale nel deserto, ma un’idea che poteva avere un grande futuro proprio perché s’innervava su uno dei poli d’eccellenza italiana: i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, in grado di gestire 1.000 ricercatori provenienti da tutto il mondo per svolgere le proprie ricerche.

A quell’incontro era presente anche Fabrizio Barca, in qualità di dirigente dello Stato, a cui il progetto piacque molto. E così quando nel 2011 diviene Ministro per la coesione territoriale ne parla al suo collega Francesco Profumo, Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, e nel 2012, il Governo Italiano istituisce formalmente il GSSI.

La dotazione finanziaria è per la durata di tre anni al termine dei quali è prevista la valutazione dell’ANVUR, Agenzia Nazionale di valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca. La valutazione, al termine del periodo di prova previsto, sarà positiva e oggi il Ministro Stefania Giannini è all’Aquila per decretare la nascita della seconda Università, a ordinamento speciale, della città capoluogo di Abruzzo.

«Il terremoto è una catastrofe dalla quale possono nascere cose nuove e positive per un territorio», dice Eugenio Coccia, oggi direttore del Gran Sasso Scienze Institute, e aggiunge «il tema della ricostruzione è un tema intimamente nostro. Il motivo per cui siamo qui è contribuire al rilancio dell’Aquila attraverso la creazione di una Città della Conoscenza, un modello che in Italia è già stato sperimentato a Pisa, Trieste e Pavia. E la scuola di Trieste, che ebbe un forte impulso dalle politiche messe in atto dopo il terremoto del Friuli Venezia Giulia, è un modello positivo di riferimento».

E si sofferma su un concetto a cui tiene molto «per noi essere innovativi significa non replicare strutture che già esistono ma proporre percorsi di studio che prima di noi non esistevano. Produciamo e vogliamo continuare a produrre conoscenza. Ricercatori in grado di svolgere ricerca che hanno come caratteristica principale proprio la conoscenza. Non facciamo consulenze ma produciamo conoscenza ed è attraverso questo concetto che vogliamo attrarre nuovi studiosi e nuovi docenti». Un concetto che trova sulla stessa lunghezza d’onda Paola Inverardi, che nel frattempo è diventata la rettrice dell’Università dell’Aquila e Pierangelo Marcati che insegna nei due centri universitari.

I corsi di dottorato, tutti rigorosamente in lingua inglese, si articolano in quattro aree scientifiche: fisica, matematica, informatica e scienze sociali. Per gli studenti è previsto l’alloggio gratuito oltre, ovviamente, alla borsa di studio per tre anni.

La capacità attrattiva non vale solo per i dottorandi, ma anche e soprattutto per i docenti. È il caso, per esempio di Alessandra Faggian, professore ordinario di Economia alla Ohio State University che dopo la laurea conseguita alla Bocconi e diverse specializzazioni conseguite in giro per il mondo, ha iniziato a collaborare anche con il GSSI «perché è una struttura che può competere con strutture americane e mondiali». La Faggian, negli ultimi diciassette anni, ha insegnato in Inghilterra e negli Stati Uniti d’America.


Oggi dunque il GSSI è una realtà che richiama studenti e docenti da tutto il mondo e può festeggiare con orgoglio l’essere diventata la seconda Università dell’Aquila. Un fiore all’occhiello per tutto il territorio e che rafforza l’idea tanto cara anche al sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, di pensare sempre di più al capoluogo aquilano come alla città dei talenti.