Radicali, sindaci e terzo settore insieme per lanciare una legge di iniziativa popolare che cancelli la norma esistente. E che possa cambiare il racconto del fenomeno migratorio in Italia

Superare la Bossi Fini con una legge di iniziativa popolare. Ma anche, sul piano culturale, con una sterzata nel racconto di ciò che è l’immigrazione. La leader radicale Emma Bonino, in collaborazione con il sindaco di Catania e presidente Anci Enzo Bianco, lancia dalla Sala Zuccari del Senato la battaglia che impegnerà i prossimi mesi. Lei, i radicali, i sindaci, ma anche la cooperazione e il terzo settore: «Usciamo per strada, dobbiamo far capire alla gente che l’immigrazione non è una emergenza che finirà, starà con noi anche nelle prossime generazioni. D’altra parte, dobbiamo dire anche il nostro Paese ha bisogno di nuove energie», spiega la leader Radicale.

E snocciola cifre, per raccontare le contraddizioni in cui si dibatte il sistema dell’accoglienza. Nei primi 17 giorni di gennaio nonostante il freddo sono arrivati coi barconi in 2.397, il doppio dell’anno scorso. Oggi, gli immigrati regolari sono l’otto per cento della popolazione, sei milioni, e già l’anno scorso 640mila pensioni sono state pagate coi loro contributi. E d’altra parte, si calcola la presenza di cinquecentomila clandestini («e con buona pace, non si può rimandarli indietro, anche perché non si sa bene dove»), mentre le richieste d’asilo vengono ormai respinte almeno nel cinquanta per cento dei casi.
 
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Una realtà non solo più complessa, ma anche profondamente diversa da quella che spesso viene raccontata (ne hanno fatto anche un decalogo). Per la quale servono risposte diverse , più in linea - ad esempio - con il piano del Viminale di impiegare i richiedenti asilo in lavori socialmente utili. Voltare pagina, proporre nuovi strumenti e nuovi approcci, è uno degli obiettivi che unirà, oltre ai radicali, i sindaci a partire da Enzo Bianco e Giorgio Gori, ma anche le Acli, la Casa Carità di don Virginio Colmegna, il mondo della cooperazione, il forum del terzo settore fino ai sindacati confederali Cgil e Cisl.
 
L’altro corno dell’impegno sarà quello di raccogliere in un’unica proposta di legge le varie idee avanzate in questi mesi. Oggetto, per il momento, di una bozza in cinque punti che prevede, fra l’altro, di puntare di più sull’accoglienza capillare sul territorio, rafforzando il sistema Sprar, aumentare l’efficacia dei Centri per l’impiego, creando sportelli specializzati rivolti a richiedenti asilo e rifugiati. Ma anche di introdurre la possibilità di trasformare il permesso di soggiorno per richiesta di asilo in permesso per lavoro (anche per chi l’asilo se lo vede negare) e il ritorno del sistema dello sponsor (quello della Turco-Napolitano).

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Si pensa al lavoro come leva per l’inclusione, e a una maggiore flessibilità delle regole più flessibili. Spiega Riccardo Magi: «È solo un'illusione quella di contrastare gli irregolari con politiche securitarie che si sono già rilevate fallimentari. Bisogna invece contrastare l'irregolarità. Servono nuovi strumenti legislativi che permettano di regolarizzarsi a chi nel nostro paese intraprende, o ha già compiuto, un percorso positivo, impara l'italiano e si mette a disposizione delle forze sociali e produttive del territorio che lo accoglie».

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