Etihad fa sapere che nei prossimi mesi James Hogan lascerà la poltrona di amministratore delegato. Aveva promesso di risanare entro il 2017 la controllata italiana. Intanto la compagnia tricolore annuncia nuovi tagli dei costi, ma l'accordo con le banche azioniste ancora non c'è

Per Alitalia ormai è una corsa contro il tempo. Mentre la compagnia continua a viaggiare in perdita per almeno 500 mila euro al giorno, i grandi azionisti, banche ed Etihad, sono ancora alla ricerca di un accordo sul piano industriale. E a complicare la situazione, già piuttosto confusa, arriva anche la notizia che Etihad, il socio gestore di Alitalia, si prepara a silurare il proprio amministratore delegato, James Hogan.

Un comunicato del gruppo arabo fissa per “metà del 2017” l'addio del manager, da mesi sotto pressione anche per i risultati deludenti della controllata italiana. L'acquisizione dell'ex compagnia di bandiera tricolore era infatti stata voluta nel 2014 proprio da Hogan, con la promessa di riportare in pareggio i conti entro il 2017. Il risanamento non c'è stato. Anzi, Alitalia ha perso almeno un miliardo di euro negli ultimi due anni con ricavi in calo costante e ora le banche azioniste, Intesa e Unicredit, chiedono a Etihad, forte del 49 per cento del capitale, una svolta decisa nella gestione.

Se entro febbraio il piano di rilancio non verrà integrato con numeri e indicazioni più precise sul futuro del gruppo, la poltrona dell'amministratore delegato Cramer Ball, designato dal socio degli Emirati, appare sempre più a rischio. Etihad per il momento difende il suo manager, che si è insediato solo nel marzo dell'anno scorso ereditando una situazione già seriamente compromessa, ma il ribaltone al vertice della stessa compagnia araba è un segnale chiaro che la situazione è tutt'altro che definita.

Esclusivo
Alitalia, ecco chi ha ucciso la compagnia aerea (ma non ditelo ai passeggeri)
24/1/2017
Nel tentativo di tamponare i conti, ieri il consiglio di amministrazione di Alitalia ha annunciato un taglio dei costi che dovrebbe fruttare almeno 160 milioni di risparmi annui, per esempio rinegoziando i contratti con i fornitori, a cominciare dai leasing sugli aerei. Non è certo questa la svolta richiesta dalle banche e per il momento gli unici a brindare sono i consulenti. Ieri è stato ratificato l'incarico all'advisor Ronald Berger sul fronte industriale, che si aggiunge alla Kpmg per la finanza, mentre l'anno scorso il dossier Alitalia era stato affidato alla Bain & co. Tutti premiati da parcelle milionarie.