Un film d'animazione che sbarca nelle sale. Una mostra a Vicenza che racconta anche i suoi anni olandesi. Un libro in cui i suoi quadri vengono raccontati attraverso le lettere a Theo. E due romanzi usciti negli ultimi tempi. Ecco perché la vita (e la morte) del grande artista olandese non smettono di affascinarci
E' forse l'artista più conosciuto al mondo, insieme a Leonardo Da Vinci. Più riprodotto, più universalmente amato. Più popolare, dal Giappone (dove una versione dei
Girasoli fu venduta all'asta, nel 1987, per la quotazione record di 53,9 milioni di dollari) all'India. Eppure
Vincent van Gogh resta un mistero.
Non solo perché il modo in cui un artista – pittore, scultore, scrittore – riesce a entrare così prepotentemente nell'immaginario collettivo ha sempre qualcosa di straordinario e misterioso, ma perché in effetti la sua fine resta oscura. Come ha ben raccontato il francese
Jean-Michel Guenassia nel suo romanzo
Il valzer degli alberi e del cielo (Salani, 2016), le circostanze della morte del pittore olandese, avvenuta nell'estate del 1890 a Auvers-sur-Oise, non sono mai state completamente chiarite: l'artista rientrò alla locanda in cui soggiornava con una ferita d'arma da fuoco, che dichiarò essersi provocato da solo. Agonizzò a lungo senza che il suo medico, il dottor Gachet, tentasse di estrarre il proiettile. Trascorse le sue ultime ore della sua vita accanto al fratello Theo, che morirà pochi mesi dopo e sarà sepolto accanto a lui nel cimitero di Auvers.
[[ge:rep-locali:espresso:285298470]]Fu davvero suicidio? E se sì, perché il pittore decise di farla finita in un momento di grande fervore creativo? Domande affascinanti e senza risposta, che hanno ispirato anche
Loving Vincent di Dorota Kobiela & Hugh Welchman
, il film d'animazione in arrivo nelle sale italiane (solo per tre giorni, dal 16 al 18 ottobre). Premiato al festival di Annecy, il lungometraggio è stato realizzato sovrapponendo alla pellicola, in cui recitano giovani attori di fama come Saoirse Ronan e Douglas Booth, la pittura a olio: ciascuna delle 65mila inquadrature del film è stata dipinta da una squadra di 125 artisti provenienti da ogni parte del mondo.
L'effetto è stupefacente, perchè inquadratura dopo inquadratura
Loving Vincent racconta la vita del pittore, analizzandone la fine come un'indagine su un
cold case, attraverso centoventi opere e molti documenti epistolari. E spiegare van Gogh con le sue stesse parole, quelle delle lettere a Theo, è anche l'espediente narrativo di
Vincent Van Gogh. I miei quadri raccontati da me (Donzelli) a cura di Piergiorgio Dragone.
Corredata da introduzioni a ciascuna opera, è un itinerario tra le opere del pittore così come lui stesso le descrisse al fratello nel loro nutrito epistolario. Ma è anche un'occasione per scoprire le lettere, che sono una sorta di lunga, intensa riflessione sull'arte, il colore, la maledizione e il dono del talento artistico. E per chi ancora non fosse sazio, un'altra chicca: il romanzo
La vedova Van Gogh (Marcos y Marcos) di Camilo Sánchez, che ricostruisce la vicenda della vedova di Theo, vera artefice della fortuna postuma del pittore.
Da non dimenticare, infine, la mostra
Van Gogh. Tra il grano e il cielo, a Vicenza presso la Basilica Palladiana: 43 opere e 86 disegni del pittore, con prestiti provenienti dal Kröller-Müller Museum in Olanda e con un focus sugli anni olandesi dell'artista da Etten nella primavera del 1881 fino all'autunno del 1885 a Nuenen.