Il farmaco antiretrovirale potrebbe rivoluzionare i comportamenti sessuali della comunità LGBT. Ma in Italia ha un costo ancora molto alto. Il presidente di Gaynet: «Il nemico vero è la sessuofobia che impedisce di parlare nelle scuole, nelle università, nei media che possono avere comportamento a rischio»

“Questa è una piccola grande rivoluzione sessuale, riguarda la comunità LGBT. Con una pillola blu prendiamo responsabilità dei nostri comportamenti sessuali, della nostra salute. Si tratta di fare sesso senza rischio alcuno o senso di colpa”. La pillola blu di cui parla Alberto, 29 anni di Milano, è la PrEP, Profilassi Pre-Esposizione: uno strumento di prevenzione per l’HIV. Non previene altre malattie sessualmente trasmissibili, ma solo l’HIV. Si tratta di un medicinale che chi ha comportamenti sessuali ad alto rischio può prendere per via orale. In Francia questo tipo di farmaco, anche a causa della crescita di sieropositivi nella comunità gay, è coperto dal sistema sanitario nazionale. In Italia no.

Moltissimi la acquistano online. In Italia il generico costa sui 115 euro da qualche mese. “Sempre troppo” racconta Antonio, omosessuale, che su internet la compra a 50 euro. “Dall’India arriva in Inghilterra e lì un mio amico la spedisce in Italia”. È la rivoluzione, l’avanzata di una comunità che può liberamente fare sesso anche non protetto (per sbaglio) e non sentirsi in colpa.

“Ho conosciuto la PrEP tramite dei miei amici che la utilizzavano” racconta Francesco a L’Espresso: “Mi trovavo in vacanza. Sono arrivato a Torino e sono rimasto deluso dai centri MST perché sapevano molto poco, a un certo punto mi sentivo giudicato. Mi sono collegato a internet e ho ordinato le pasticche. Arrivano dall’India e passano da Londra; lì un mio amico le spedisce in Italia. Costo? 50 euro, 30 pillole”
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Esistono due tipi di utilizzo. Il primo è quello quotidiano: assumere una pillola una volta ogni giorno assicura una quantità di principio attivo sufficiente a proteggere 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Ciò significa che non si deve programmare di prendere la PrEP in vista di quando si potrebbe fare sesso. Per le persone abituate a fare sesso ogni settimana, è probabile che la PrEP quotidiana sia la migliore scelta di dosaggio.

Il secondo è quello “on demand”, ossia quando serve. È un’opzione terapeutica meno dispendiosa, perché, se i comportamenti a rischio sono poco frequenti, si riduce la quantità di farmaco necessaria. Proprio in virtù del dosaggio più ridotto, prendere la PrEP in questo modo può ridurre la probabilità di sviluppare problemi renali od ossei, effetti collaterali noti della terapia. Questa posologia prevede di prendere una doppia dose di PrEP (due pillole) prima di fare sesso. Dopo il rapporto sessuale, si prendono: una singola pillola, 24 ore dopo la doppia dose iniziale, e successivamente un’altra pillola, trascorse ulteriori 24 ore. La dose richiesta dopo il rapporto sessuale è quindi di due pillole, che devono essere assunte grossomodo fra 24 e 48 ore dopo la doppia dose iniziale.
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Giorgio ha 22 anni, studente di giurisprudenza, una vita come tante tra impegno accademico e serate con gli amici: “Volevo provare la PrEP. Spesso esco, bevo incontro qualcuno e dimentico il preservativo. Succede. Succede a tutti. Sono andato ad Asti per chiedere informazioni sulla PrEP e mi hanno trattato come un drogato. Come si può pensare ci sia informazione se chi dovrebbe occuparsi di prevenzione non lo fa? Ho trovato medici che non erano consenzienti sul tema, erano giudici e basta. Come se mi dicessero: hai il tumore, colpa tua che fumi sigarette”

Lo stereotipo, lo stigma è presente anche nella comunità LGBT: “Quando incontro qualcuno dico subito che faccio sesso, sono negativo al virus dell’HIV ma sotto PrEP, sai cosa fanno? Spariscono. Eppure sono stato sincero. Viaggio molto sai? A Bruxelles, Londra, Parigi non succede così e invece in Italia c’è molto pregiudizio”
Mauro invece ha 32 anni, vive a Padova una vita da commerciante: “Io non uso la PrEP, perché costa molto, per poterla usare sempre. Non escludo comunque di poterla in futuro usare soprattutto in vacanza, oppure in periodi o situazioni particolari”
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Giulio Maria Corbelli, vice-presidente dell’associazione PLUS (Persone LGBT sieropositive ONLUS) raggiunto da L’Espresso dichiara: “In Italia si può acquistare. Eppure non ho conosciuto nessuno che l’abbia fatto. Nelle farmacie ce l’hanno nel prontuario ma non nel deposito. In questo caso la farmacia deve chiedere al grossista di contattare la casa farmaceutica. Il prezzo? 115 euro per 30 pillole. Certo: comprarla all’estero e farsela spedire in Italia è più economico, ma il rischio è che potrebbero bloccarla alla frontiera”.

Al momento il ministero della Salute sta valutando un programma sperimentale sulla PrEP. Un programma scritto tra infettivologi e associazioni (Arcigay, PLUS, LILA, Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, ecc). Giulio Maria Corbelli lancia così un appello: “La PrEP deve essere implementata ma oltre i soldi serve un cambiamento: bisogna smetterla di colpevolizzare chi non usa il preservativo”.

Del resto ricordiamo che la Commissione Europea ha annunciato l’ammissibilità del farmaco Truvada come “profilassi da pre-esposizione per l’HIV” (PrEP) per tutti i 28 Stati membri dell’Unione. I successi del farmaco sono stati confermati durante l’International AIDS Conference. In particolare, alcuni studi hanno dimostrato che, dopo la sua introduzione, il tasso di incidenza dei contagi è diminuito tra i maschi omosessuali a San Francisco e a New South Wales (Australia). Il Sud Africa sta iniziando un programma di PrEp per i sex workers.
In Italia l primo test di questa nuova terapia avverrà per la prima volta in Italia a Bologna, grazie ad una collaborazione tra il policlinico Sant’Orsola-Malpighi e il Blq-Check Point. Un modo per sperimentare le nuove terapie al di fuori del contesto ospedaliero ma anche in centri di associazioni.

Un mondo che cambia come specifica Franco Grillini, leader storico dei gay, oggi presidente di Gaynet: “Qualunque arma conto l’HIV è benvenuta. La questione PrEP non può essere arma di polemica. È un’arma, ma non è la sola. Il nemico vero è la sessuofobia che impedisce di parlare nelle scuole, nelle università, nei media che possono avere comportamento a rischio. Quella contro l’AIDS è una guerra dove tutte le armi disponibili devono essere sfruttate al meglio.”

Il farmaco antiretrovirale, se preso con regolarità e attenzione, può ridurre il rischio di contrarre l’HIV fino al 90% nei soggetti a rischio. La PrEP però, e non può sosituire il metodo di prevenzione di MST più diffuso e sicuro: il preservativo.