L'associazione Luca Coscioni festeggia la nascita di due bimbi che non sarebbero esistiti se la Corte Costituzionale non avesse smontato un po' per volta le restrizioni della legge 40. Ma il cammino per i diritti però non è finito. Come mostra il dibattito sulla ricerca
Una legge,
ventitré sentenze. Con il parlamento
superato da cittadini e tribunali, che pezzo dopo pezzo, arrivando a quattro interventi definitivi dalla Corte costituzionale, hanno smontato divieti e veti solo politici di una legge conservatrice.
È la storia recente della legge 40, la legge che regolamenta la fecondazione assistita in Italia. I suoi schemi morali sono stati infatti infranti man mano a favore delle coppie, che hanno riacquisito la possibilità di ottenere anche negli ospedali pubblici la fecondazione artificiale eterologa e la diagnosi preimpianto.
LA MAPPA IN EUROPANon tutte le riserve sono state però superate, come ricorda oggi in una conferenza stampa l'associazione Luca Coscioni. Resta infatti in piedi, ad esempio, il divieto di donare alla ricerca scientifica gli embrioni non adatti all'impianto. Un divieto che assurdamente vale, come
ha ricordato più volte la senatrice a vita Elena Cattaneo, solamente per gli embrioni italiani. Non con quelli importanti, diventando così una strana ipocrisia che incide solo sulla spesa per la ricerca, già stretta, dei laboratori.
La deputata Pia Elda Locatelli, ricorda l'associazione, ha depositato di recente un'interrogazione parlamentare al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, perché renda noti i dati sulla diagnosi preimpianto e il numero di embrioni/blastocisti crioconservati non idonei per una gravidanza. «Si tratta di una grave mancanza da parte del Ministero, tra l’altro tenuto dalla stessa Legge a fornire queste informazioni», ha detto Filomena Gallo, segretario della Luca Coscioni: «Che sono importanti sia per la conoscenza su queste tecniche sia perché il nostro Paese ha un numero importante di blastocisti/embrioni non idonei che potrebbero quindi essere donati alla ricerca scientifica. Possibilità attualmente vietata
dalla legge 40». Una ricerca Svg su un campione di mille residenti, ricorda, mostrava a dicembre che il 57% degli italiani sarebbe invece favorevole a quest'ipotesi.
La questione
è ora nelle mani del parlamento, dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile la richiesta sollevata dal tribunale di Firenze, rimandando al legislatore la riforma di questa parte di regole. Visti i precedenti, ci sarà molto da combattere. Oggi però l'associazione festeggia anche la nascita di due bambini che non avrebbero potuto esistere (così come la felicità dei loro genitori) se il divieto alle tecniche di diagnosi preimpianto e d'accesso alla fecondazione assistita anche per le coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche, previsti dalla legge 40, fossero rimasti in piedi. Una gioia che segna il percorso di questi anni. Ancora non concluso.
Non solo c'è da aggiungere infatti
la questione delle donazioni, ancora carenti nel nostro paese, e della soglia di copertura dei livelli essenziali di assistenza. C'è anche un aspetto che sollevava
Caterina Botti in un dossier de l'Espresso e che
la mappa sui diritti della Ue ha rimarcato: in Italia possono chiedere la fecondazione assistita solo le coppie eterosessuali stabilmente conviventi o sposate. Non le donne single, o le coppie omosex. Come mostra la mappa, è una frontiera che molti paesi della Ue hanno già superato da tempo. Da noi, a quando?