I campioni fotografati con i boss. I rapporti fra giocatori e ultras. I proprietari occulti delle squadre. Il caso Donnarumma. Le scommesse pericolose fra i dilettanti. Le squadre giovanili. Parla l'ex centrocampistra giallorosso "anima candida del calcio"

La scelta che lo ha trasformato nel simbolo del calcio pulito risale al 2004. Damiano Tommasi, centrocampista centrale della Roma dell’ultimo scudetto, si rompe il legamento crociato durante un’amichevole estiva. Cose che succedono, nel calcio. Un mondo in cui – almeno in serie A - gli stipendi possono essere a cinque zeri anche se la partita si guarda dalla tribuna. Il mediano giallorosso fa però una scelta insolita, quasi unica. Decide di rinegoziare il contratto con la Roma, riducendosi lo stipendio a 1.500 euro al mese finché il ginocchio non sarà a posto. Tommasi diventa così “l’anima candida del calcio”.

Veronese di Negrar, sposato da 20 anni con la ragazza conosciuta a scuola, padre di sei figli, l’ex centrocampista veneto è oggi il presidente dell’Aic, il sindacato dei calciatori. Una posizione che non gli ha impedito di criticare apertamente alcune storture del mondo del pallone, come l’accordo firmato l’anno scorso fra Federcalcio e la società di scommesse Intralot per la sponsorizzazione della Nazionale italiana. «Una vergogna», la definì allora il sindacalista dei calciatori, che anche in questa intervista concentra le sue critiche sulle scommesse, soprattutto su quelle che coinvolgono i campionati di calcio dilettantistici.
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Tommasi, partiamo dai rapporti tra i giocatori e le mafie. Come giudica chi si fa fotografare insieme a criminali?
«Non li giudico, valuto i fatti. È un fatto provato che la malavita organizzata è interessata al calcio. È interessata a gestire direttamente i club ed è interessata, soprattutto, alle scommesse sulle partite. Ovviamente se si vuole controllare il settore delle scommesse i rapporti diretti con i calciatori possono essere molto utili, perché sono i giocatori a scendere in campo e a determinare i risultati. Per questo le fotografie tra alcuni calciatori ed esponenti della criminalità sono preoccupanti. Bisogna però ricordare che non tutte le foto sono uguali. Anche io, per dire, faccio decine di selfie e non posso certo conoscere tutte le persone con cui mi faccio immortalare. È necessario perciò capire se oltre alle fotografie ci sono dei rapporti personali tra i giocatori e i criminali».

Come abbiamo raccontato su L'Espresso, quando era al Napoli Gonzalo Higuain andò in vacanza con un condannato per mafia. Che cosa farà in questo caso l’Aic?
«Leggeremo, verificheremo e vedremo eventualmente che cosa fare. Comunque posso già dire che il nostro obiettivo non è condannare o meno un comportamento. Quello che possiamo fare è mettere in guardia i calciatori sui rischi che derivano da atteggiamenti del genere. E ricordare a tutti che alla fine stiamo parlando di ragazzi, spesso molto giovani, che si trovano a gestire situazioni a volte davvero difficili».

Come il rapporto con le curve, che può diventare pericoloso e violento. Su questo come intervenite?
«Come Aic abbiamo appoggiato l’introduzione di norme federali che prevedono la squalifica, almeno per un turno, per tutti i tesserati che accettano le minacce degli ultras e interloquiscono con loro».

Dunque anche il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, rischia la squalifica se verrà provato il suo rapporto con esponenti della ‘ndrangheta infiltrati nella tifoseria?
«L’indagine della procura federale è ancora in corso, credo. Dipende da come finisce».

Lei ha detto che servono norme più stringenti sulla trasparenza delle proprietà dei club. Qual è l’obiettivo dell’Aic?
«Chiunque detiene oltre il 10 per cento di una squadra oggi deve presentare garanzie patrimoniali e di onorabilità. La nostra volontà è di abbassare la soglia all’1-2 per cento».

Il caso di Gianluigi Donnarumma conferma che i giocatori-bandiera non ci sono più. Lei che ha trascorso quasi tutta la carriera alla Roma cosa pensa di questa storia?
«Ognuno sceglie in base al proprio vissuto, alla famiglia, ai cambiamenti che avvengono nel club. Per giudicare bisogna sapere bene come stanno le cose. E tenere presente che le bandiere piacciono solo se sono vincenti. Di certo è soprattutto sui trasferimenti che i club guadagnano. Per questo motivo sono in tanti a spingere per i cambi di casacca».

Che cosa la preoccupa di più del calcio attuale?
«Mi preoccupa il calcio giovanile sempre più concentrato sulla ricerca del talento, del campioncino, invece che sul tentativo di trasmettere il piacere di giocare a pallone. E mi preoccupa la possibilità di scommettere anche sui dilettanti, sulle partite di Serie D e di Eccellenza, dove ci sono meno controlli ed è quindi più facile che le gare vengano truccate. Almeno in queste categorie le scommesse andrebbero vietate, così si potrebbero sanzionare pesantemente eventuali puntate illegali.

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