Il risultato delle urne lascia aperte diverse possibilità che, giorno dopo giorno, si concretizzano o vengono superate dai fatti. In questo articolo, che aggiorneremo per tutto il mese, cerchiamo di rispondere a tutti i dubbi

Chi governerà, con quale maggioranza, in che tempi. E quali sono gli ultimi scenari del post voto. Sono tante le domande che gli italiani si fanno dopo le elezioni del 4 marzo che, complici i meccanismi della legge elettorale, non fornisce uno scenario chiaro sul prossimo esecutivo. Per questo abbiamo deciso di rispondere alle domande più frequenti in questo articolo che aggiorneremo seguendo l'evoluzione del dibattito politico.

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Ultimo aggiornamento: 13 marzo

Qual è la situazione a una settimana dal voto?
I leader dei vari schieramenti si stanno mandando messaggi più o meno diretti, ma la definizione di una maggioranza è ancora lontana. I rumor di questi giorni parlano di accordi preliminari per le presidenze delle due Camere che potrebbero essere divise, in base alle trattative, tra M5S e Lega o tra M5S e Pd.
Per quanto riguarda invece il governo, il più attivo al momento è il leader del M5S Luigi Di Maio che ha mandato diversi messaggi di (parziale) apertura al Pd. La direzione dei dem di lunedì ha però confermato l'intenzione di andare all'opposizione (come deciso dal dimissionario Matteo Renzi). Ma alcuni big come Gianni Cuperlo hanno definito "un errore" il ritorno al voto, mentre Graziano Delrio ha detto che "valuteranno" il governo di scopo se chiesto dal Colle.
Dall'altra parte Matteo Salvini ha fatto capire di voler dividere con i 5 Stelle le presidenze delle Camere, ma continua a sostenere di voler realizzare il programma del centrodestra, senza preoccuparsi troppo di restare all'opposizione. Ha inoltre dichiarato in più circostanze di non volersi alleare con Renzi o "fare inciuci", il che escluderebbe qualunque accordo con il centrosinistra.

Chi ha vinto davvero le elezioni?
In poche parole, nessuno. Non c'è partito o coalizione che otterrebbe i voti per un esecutivo senza cercare supporti al di fuori del suo schieramento iniziale. Quello che si può affermare con certezza è che non potrà nascere alcun governo senza che siano coinvolti almeno uno tra Lega e M5S.

Non ha vinto il centrodestra?
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Elezioni 2018, e ora chi dovrebbe governare?
12/3/2018
Numericamente la coalizione di centrodestra, composta da Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Noi per l'Italia, ha preso più voti di tutti. All'interno di questa coalizione è stato il partito di Matteo Salvini a conquistare più voti e seggi, superando un po' a sorpresa quello di Silvio Berlusconi: per accordi esistenti nel centrodestra, spetterebbe quindi a Salvini decidere il nome del prossimo premier. La legge elettorale tuttavia non fornisce alla coalizione vincente un premio di maggioranza e quindi per un governo servirà cercare voti anche in altri schieramenti o partiti.

Non hanno vinto i 5 Stelle?
Quello del Movimento 5 Stelle è stato un risultato eccellente che gli regala il ruolo di primo partito in Italia e una posizione centrale nel dibattito pubblico. Tuttavia anche per loro non scatta alcun tipo di premio di maggioranza. Il loro sarà il gruppo parlamentare più numeroso e solo loro o la Lega possono fornire i voti sufficienti per creare una maggioranza parlamentare. Per questo il leader Luigi Di Maio è tra le figure più attive nel post 4 marzo

Chi andrà al governo?
Al momento attuale nessuno è in grado di dirlo. Di sicuro c'è solo che l'esecutivo per avere la maggioranza dovrà avere il sostegno di almeno uno, se non entrambi, i gruppi di Lega (anche senza il resto del centrodestra) e M5S. Accordi che escludano entrambi questi partiti sarebbero del tutto inutili.

Quando si insediano le Camere e quando si decidono i presidenti?
Le Camere si insediano il 23 marzo e il primo giorno si dedicheranno all'elezione dei rispettivi presidenti. Si tratta di un evento molto importante perché permetterà di capire se le forze politiche sono riuscite a trovare accordi su queste figure di garanzie e, di riflesso, su una maggioranza parlamentare. Non a caso i primi rumor post elettorali vedono questi due ruoli al centro delle trattative e nei corridoi si parla di un'offerta dei 5 Stelle al Pd o, in alternativa, alla Lega.

Quando Mattarella deciderà a chi dare l'incarico esplorativo o l'incarico pieno?
Tra fine marzo e gli inizi di aprile, una volta che si saranno formati i gruppi parlamentari e che questi avranno votato i loro presidenti, inizieranno le consultazioni. In base all'esito degli incontri il presidente della Repubblica darà l'incarico pieno (verificata l'esistenza di una maggioranza parlamentare) o quello esplorativo (se questa ancora non ci fosse).

Che differenza c'è, politicamente, tra l'incarico esplorativo e l'incarico pieno?
L'incarico esplorativo rischia di trasformarsi in una trappola da un punto di vista politico. Così fu per Pierluigi Bersani nel 2013 che, una volta ottenuto questo mandato, dovette subire l'umiliazione dello streaming da parte del Movimento 5 Stelle. E anche per evitare repliche o vendette, i leader dei principali schieramenti si stanno muovendo per evitare la stessa sorte.

Nel frattempo chi sta governando?
Il governo Gentiloni con i relativi ministri è ancora operativo per la gestione degli affari correnti.

Perché tanta attenzione sul Pd, che ha perso?
I democratici saranno il quarto gruppo parlamentare e potrebbero, a livello teorico ed escludendo ogni tipo di scissione, fornire voti sufficienti per creare un governo di coalizione con il Movimento 5 Stelle, con la Lega o con tutto il centrodestra. Questa possibilità viene però esclusa dal segretario dimissionario Matteo Renzi e dai leader della minoranza interna: solo Michele Emiliano si è ufficialmente speso per aprire ai 5 Stelle.
I gesti del 5 Stelle Di Maio nel post elezioni fanno capire che, almeno in un primo momento, i pentastellati puntano a un'alleanza con il Pd senza Renzi. Questo scenario, che sembra piacere a diversi poteri economici e garantirebbe una maggiore durata alla legislatura, avrebbe però delle conseguenze politiche di non poco conto: il Pd rischierebbe di erodere ancora i suoi consensi fornendo supporto ai 5 Stelle, mentre stare all'opposizione dopo anni di governi tecnici e di coalizione appoggiati o diretti potrebbe tornare a farne crescere i consensi. In più gli eletti in Parlamento per il Pd sono in gran parte renziani che difficilmente appoggerebbero un governo 5 Stelle.

È possibile un nuovo patto del Nazareno?
Non avrebbe alcuna utilità: Forza Italia e Pd da soli non avrebbero voti sufficienti per un governo.

È possibile un governo Lega e Movimento 5 Stelle?
Da un punto di vista numerico avrebbero una larga e solida maggioranza in entrambe le Camere ed esistono diversi punti in comune nei rispettivi programmi. Tuttavia si tratta di un'ipotesi remota per ragioni politiche: in questa formazione il ruolo principale lo avrebbe Luigi Di Maio e difficilmente Matteo Salvini, appena riuscito a scalzare Silvio Berlusconi, sarebbe disposto a ricoprire un ruolo di secondo piano. Si tratta inoltre dei due partiti in assoluto più critici nei confronti dei governi tecnici e che più spesso hanno attaccato gli “inciuci” altrui: sembra per questo al momento improbabile che possano trovare un accordo tra loro.

È possibile un governo Lega e Pd?
No, servirebbero anche i voti delle altre forze del centrodestra. Ed è politicamente impossibile immaginare che il Pd possa sostenere un esecutivo con al vertice Matteo Salvini. Le dichiarazioni nella settimana post voto confermano come questo sia uno scenario di fantapolitica.

In quale caso si torna a votare?
Se le forze politiche non riescono a formare una maggioranza e se il presidente Mattarella non riesce a trovare una figura capace di costruire intorno a sé un esecutivo, le Camere saranno sciolte e si tornerà al voto. Esistono però una serie di elementi che rendono questa opzione complicata.

Cioè?
L'attuale legge elettorale potrebbe, anche dopo nuove elezioni, fornire uno scenario simile di ingovernabilità. E poi c'è l'aspetto “poltrona”: gli onorevoli eletti oggi potrebbero non essere riconfermati e perdere i relativi vantaggi della posizione. Questa situazione va poi verificata su ogni partito: i 5 Stelle limitano a due i mandati per ogni eletto; il Pd ha portato in Parlamento persone scelte dal segretario Matteo Renzi mentre una nuova tornata elettorale vedrebbe le liste compilate da altri segretari. Questi fatti potrebbero “incentivare” alcuni onorevoli a votare per un governo che impedisca lo scioglimento delle Camere.

È possibile un governo di scopo o tecnico? E che differenza c'è?
Un governo di scopo potrebbe ottenere i voti necessari solo per cambiare la legge elettorale e tornare alle urne. Ma qui entrerebbero ancora in vigore i ragionamenti politici: le varie forze parlamentari sosterrebbero solo un esecutivo che costruisca una legge per loro vantaggiosa o comunque non troppo sfavorevole (vedi sopra “l'aspetto poltrona”). Inoltre, come spiega uno studio dell'istituto Cattaneo, nessuna legge elettorale passata avrebbe portato a una chiara maggioranza parlamentare.
Un governo tecnico sarebbe invece un governo con figure non connotate politicamente: ma una formazione del genere non troverebbe mai il voto della Lega (che contro i tecnici ha fatto l'intera campagna elettorale) e servirebbe quindi cercare il sostegno nell'area 5 Stelle che però al momento non sembra voler appoggiare una manovra di questo tipo.

È possibile un governo senza la maggioranza in Parlamento?
Alcuni retroscena di questi giorni vedono il ritorno sotto i riflettori di alcune formule politiche derivate dalla Prima Repubblica. Due su tutte: "l'appoggio esterno" e il governo della "non sfiducia". La prima opzione prevede una maggioranza parlamentare che include anche un gruppo "esterno" al governo, ovvero che non partecipa alla spartizione di ministeri e sottosegretariati: gli esterni votano solo la fiducia. Nel secondo caso, derivato addirittura dal governo Andreotti 3, un gruppo parlamentare si impegna ad astenersi al momento della fiducia in modo da permettere la nascita di un esecutivo ma senza averlo formalmente sostenuto. Secondo alcuni rumor, entrambe le formule sono allo studio di Lega e M5s, che vorrebbero così ottenere i numeri per formare un governo, magari prendendo i voti dal Pd Chiamparino ed Emiliano hanno aperto a queste possibilità). Un governo che nasce reggendosi su queste strategie però è destinato a subire la pressione degli esterni che, di fatto, hanno l'ultima parola su ogni azione legislativa.

E se qualcun trovasse il voto di scissionisti, “responsabili” o gruppo misto?
L'ipotesi di riuscire a sfilare parlamentari ad altre forze per creare una maggioranza è ovviamente sul tavolo. Il problema è però che anche alla coalizione di centrodestra (quella che ha più scranni al momento) servirebbero almeno 50 deputati e una trentina di senatori: un numero difficile da reperire così. Nel mirino ci sono comunque gli onorevoli già espulsi dai 5 Stelle ma entrati in Parlamento (ma sono appena una decina) e le possibili scissioni del Pd post Renzi, a cui potrebbero aggiungersi i pochi eletti di Leu. Uno scenario tuttavia davvero molto complicato e che difficilmente garantirebbe una stabilità all'esecutivo.