Dal ponte Marconi la visuale è invidiabile, i diecimila metri quadrati della nuova spiaggia di Roma, “Tiberis”, si aprono tra i canneti che la circondano su entrambe i lati: ombrelloni, lettini e qualche patio campeggiano come per giustificare la definizione di “spiaggia”.
L’ingresso è gratuito e la sosta non è vietata a nessuno, “purché si rispettino determinate norme”, sottolinea Silvano Simoni, ingegnere dell’ufficio speciale Tevere dell’assessorato alla sostenibilità ambientale del comune. “Qui ci teniamo che alcune regole vengano rispettate per permettere a tutti di godere di questo spazio: la pulizia e l’ordine sono indispensabili per consentire al progetto di progredire anche in maniera autonoma. Qui non esiste nessun accordo con Zorro, sono attacchi da querela quelli del Messaggero. In questo spazio, che ora è di proprietà dei cittadini di Roma, si può stare soltanto con certi crismi altrimenti fuori a calci. La sicurezza di questo posto spetta soltanto alla polizia locale e alla protezione civile.”
Stando a quanto scritto dal Messaggero, invece, la sicurezza soprattutto nelle ore notturne spetterebbe a Zorro. Il rom a capo dell’accampamento nomadi accanto, che al giornale non nega il tacito accordo con i gestori. La vicenda ha avuto inizio con le dichiarazioni di Simonetta De Ambris, una delle responsabili del progetto: Zorro si sarebbe messo a disposizione perché la spiaggia non venisse occupata nuovamente.
L’idea Tiberis è nata qualche anno fa con l’istituzione di un ufficio speciale che ha unito diversi soggetti istituzionali competenti, tra cui la Regione Lazio, l’Autorità di Bacino e la Capitaneria di Porto. Il progetto è quello della riqualificazione del Tevere che passa anche attraverso l’apertura di una spiaggia. “I lavori sono stati lunghi e hanno tenuto conto di tutte le criticità che un’area come questa può incontrare”, ci spiega l’ingegnere, “prima di dare inizio alle istallazioni abbiamo bonificato tutta l’area, non sono bastati 80 camion. È stato portato avanti anche un lavoro di derattizzazione per evitare spiacevoli incontri e permettere di restituire alla gente un posto dove stare.”
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Al di là dell'enfasi utilizzata per lanciare il progetto, il risultato non è stato quello di realizzare una spiaggia. La principale finalità è piuttosto quella di rendere fruibile la banchina. D'altra parte, l'abbandono della zona ha sempre prestato il fianco al formarsi di accampamenti abusivi.
Il “lido” sarà aperto dalle 8 alle 20 tutti i giorni compresi i festivi, e proseguirà la sua funzione di parco attrezzato anche durante l’inverno. Il pericolo inondazione sembra essere scongiurato: “Abbiamo strutturato il luogo disponendo le attrezzature su tre livelli differenti, il piano maggiormente elevato lo abbiamo dedicato alle attività vitali del ‘lido’: a quel livello l’acqua arriva una volta ogni 200 anni”, conclude l’Ing. Simoni.
Sono una cinquantina gli ospiti di oggi, i più immortalano con i loro smartphone la strana “creatura”. I lettini sono quasi tutti occupati mentre i due campi da beach sono lasciati al sole cocente delle 12. La zona ristoro si compone di due distributori automatici di bevande e snack, dietro le quali si trovano 8 docce dove all’occorrenza poter stemperare il clima che ad agosto colpisce la capitale. Il progetto per il futuro è quello di realizzare un chiosco vero e proprio.
“Venite a fare il bagno, era lo slogan di 10 anni fa per il progetto Tevere Village: due piscine, un’area ristoro/bar e una cani. Qui quella cani e quella ristoro sono previste per l’inverno, mentre della piscina non sembra esserci traccia. La speranza, ora che qualcosa è stato fatto, è quella di non lasciare che tutto torni come prima”, dice Enrico, 70 anni, ricordando l’esperienza di Walter Veltroni mentre la moglie cerca di tranquillizzare il nipote: “tranquillo bello che mo’ nonna te porta al mare”.
Il luogo è stato organizzato secondo le necessità stagionali (lettini e ombrelloni) e dovrà mutare per essere utilizzabile anche durante l’inverno, ma nel frattempo c’è chi al domani non pensa, e Zorro o non Zorro, piscina o doccia pensa solo a godersi la mattinata. Lea, 92 anni, non nega la sua felicità: “è da sabato che racconto a tutti che dopo 10 anni ho toccato di nuovo la sabbia, per me è bello poter avere un posto così senza dover arrivare a Ostia. Io l’unico Zorro che conoscevo aveva la maschera -scherza Lea- vivo in questo quartiere da 60 anni e finalmente ho un posto dove poter parlare con le persone e sentirmi meno sola. Per me è una bella cosa.”
Nel frattempo monta la vicenda della sicurezza tra Roma Capitale e Zorro. Il senatore del partito democratico Bruno Astorre ha presentato una interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Salvini e Raggi devono spiegare e fornire ogni rassicurazione sul fatto che pezzi di città non sono appaltati ai rom e che vi sono delle sacche di illegalità tollerate, con veri e propri patti con Roma Capitale.”
Il presidente dell'VIII Municipio Amadeo Ciaccheri definisce l'opera “discutibile in termini qualitativi rispetto a quelle che erano i proclami iniziali, ma ne riconosce il merito dal punto di vista della riqualificazione ambientale.” E sulla questione Zorro definisci l'affare una “rappresentazione macchiettista sulla protezione o meno di un territorio che in realtà non è mai appartenuto a nessuno.”