
Il caso delle persone salvate dalla nave della Guardia Costiera Diciotti e trattenute dieci giorni, prima di essere fatte infine sbarcare, è un esempio di realtà fittizia. Al termine della vicenda Salvini ha cantato vittoria, nel frattempo Luca Morisi, consigliere strategico della comunicazione del ministro dell’Interno, twittava: «Caso risolto. Gli immigrati saranno portati in un centro a Messina, e poi cominceranno le operazioni di distribuzione che coinvolgeranno anche la Chiesa italiana oltre ad Albania e Irlanda».
Il caso è stato creato da Matteo Salvini. È stato risolto grazie all’intervento della Cei. La gran parte dei migranti, un centinaio, rimane sul suolo italiano. Ma tutto questo è irrilevante, perché questa narrazione, rivolta a chi già sostiene il governo, ha lo scopo di fornire ai “seguaci” un escamotage cognitivo per trasformare un imbarazzante, crudele pasticcio in una vittoria e rassicurarli così della validità della propria followship.
I migranti, e veniamo ai frame, sono «belli robusti, vaccinati e palestrati». L’immigrazione è «traffico di esseri umani, business dell’immigrazione clandestina, 5 milioni di euro regalati a coop etc» (diretta Facebook del 22 agosto). Salvini capitalizza su alcuni aspetti reali del fenomeno dell’immigrazione e su una integrazione mai seriamente realizzata, altri fatti li ignora (sofferenze, provenienze da dittature feroci, etc.), altri ancora li narrativizza in modo mirato (giovani in buone condizioni di salute che emigrano in cerca di lavoro diventano dei palestrati). Si presenta come il risolutore di tutti i problemi con poche ricette semplici, con capro espiatorio prêt-à-porter. Ricette mediaticamente efficaci per il modo in cui sono proposte (linguaggio, slogan, coloritura dei termini): «chiudo», «chi ha diritto resta. Gli altri» - ditone che ondeggia verso destra e verso sinistra - «no way, a casa» - relativo gesto della mano. Anche il contesto costituzionale è reinterpretato. In nome di una “sostanza superiore”, il bene della Patria, il bene degli italiani che vengono prima, etc., il ministro dell’Interno diventa multitasking, può fare tutto, perché lo fa per il popolo. Lo Stato di diritto è obsoleto per il nuovo che avanza.
L’obiettivo è il consenso. Che la narrazione per ottenerlo necessiti di decisioni che stritolano esseri umani è indifferente. Voluta è la stigmatizzazione del diverso (per smuovere le pance a tuo favore devi mettere in moto gli istinti più bassi), come nel tweet del cinico Morisi - persona colta e intelligente che non si fa scrupolo di trasformarsi in un capo branco su Twitter - dove si mette in evidenza la foto del clandestino che ha stuprato una quindicenne e alla legittima lamentela per il mal funzionamento della giustizia e una legge troppo permissiva, si accompagna l’evocazione di un “genere” di persona : «Eh, son risorse, tra una violenza sessuale e l’altra ci pagherà la pensione» (efficace perché prende argomenti propri della sinistra a favore dell’immigrazione e li ridicolizza). Se poi qualcuno dovesse pensare che Salvini è troppo cattivo, lui si mostra con la bambina («anche lei ha diritto al suo papà») e spiega dalla spiaggia che il governo ha progetti per il commercio, l’agricoltura e la pesca in Africa. Le storie si rincorrono perché il copione di fondo regga sempre.
Un cinico storytelling - potenziato dallaimpressionante macchina comunicativa raccontata su queste pagine da Emiliano Fittipaldi - che proietta l’attenzione su un mondo fittizio.
Ma il mondo reale riceve i cascami di quella narrazione: un sostanzialismo che abbatte ruoli e regole, la legittimazione della rabbia e del rancore verso il “diverso” (e in tutto questo l’antisemitismo sta riprendendo vigore) e chi la pensa diversamente, l’ostilità verso gli altri paesi europei. Un arretramento del sentire comune che fa dubitare che un’opinione pubblica come la nostra possa a lungo sostenere un sistema democratico.