Il leader romano di Forza Nuova in Aula ha spiegato che era sottoposto a sorveglianza speciale. Non poteva quindi incontrare altri pregiudicati come invece ha fatto al Verano quando poi si è scagliato contro i cronisti dell'Espresso
Il leader di Forza Nuova, Giuliano Castellino,
accusato di avere aggredito e rapinato al Verano il giornalista de L’Espresso Federico Marconi e il fotografo Paolo Marchetti, il 7 gennaio scorso, era sottoposto a sorveglianza speciale e quindi non avrebbe potuto frequentare altri pregiudicati.
Lo ha ammesso oggi lo stesso Castellino durante l'interrogatorio a cui ha risposto in aula ad una domanda dell'avvocato di parte civile, Giulio Vasaturo, davanti ai giudici del processo in cui è imputato insieme a Vincenzo Nardulli, che ha ricostituito il movimento Avanguardia Nazionale. Contravvenire alle prescrizioni e agli obblighi di questa misura di prevenzione personale significa commette un reato che viene punito con l’arresto da tre mesi ad un anno. Questa violazione, che veniva documentata dai giornalisti de L'Espresso, però non emerge dagli atti a firma degli agenti della Digos della Questura di Roma presenti sul posto e che hanno poi svolto indagini sull'aggressione e rapina a Marconi e Marchetti. Eppure
gli investigatori avrebbero dovuto conoscere il profilo giudiziario di uno dei leader del movimento politico che organizzava la manifestazione. È una strana vicenda ancora tutta da chiarire.
Il processo si basa sulle indagini che hanno accertato come nel pomeriggio del 7 gennaio scorso i cronisti de L'Espresso erano giunti al Verano dove c'erano una sessantina di militanti “neri” «appartenenti ad Avanguardia e a Forza Nuova». Marconi e Marchetti erano lì per documentare e raccontare un rito, e soprattutto per filmare chi partecipava, come Castellino, e che forse non ha gradito di essere fotografato. Il servizio giornalistico rientrava in un'inchiesta più ampia sulla galassia nera della Capitale che L'Espresso stava conducendo.
Marconi e Marchetti erano gli unici cronisti a essere presenti. «In tale circostanza alcuni militanti li hanno aggrediti in quanto avevano effettuato le riprese senza il loro consenso, accerchiandoli separatamente in modo che i due non potessero intervenire l'uno in aiuto dell'altro. Minacciandoli, percuotendo violentemente Marchetti, e colpendo con calci e schiaffi Marconi, strappavano la macchina fotografica a Marchetti e si impossessavano della relativa scheda (mai più rinvenuta). Si impossessavano anche del telefono di Marconi restituito a quest'ultimo solo dopo l'intervento delle forze dell'ordine», scrive il giudice per le indagini preliminari.
Le dichiarazioni dei giornalisti de L'Espresso aggrediti, come ha scritto il gip nell'ordinanza di custodia cautelare che riguarda Castellino e Nardulli e poi dal dibattimento che è in corso davanti al collegio del tribunale di Roma, trovano conferma in un video acquisito agli atti dal pm Eugenio Albamonte. «Si vede chiaramente Marconi accerchiato da più persone e l'atteggiamento fortemente aggressivo e minaccioso di Nardulli e Castellino, con quest'ultimo che intima più volte al cronista di cancellare tutte le foto». Quando Federico Marconi rassicura i neofascisti spiegandogli che ha cancellato tutto, i due imputati non si accontentano. Nardulli vuole vedere con i suoi occhi e si sente dire: «Devo vedè io, no te». Giuliano Castellino interviene ancora più pesantemente e si scaglia contro il nostro cronista: «Hai capito che devi fa vedè le foto, a me delle guardie non me ne frega un cazzo. Io tiro fuori er ferro e te sparo in testa pezzo de merda, a me non me devi toccà sennò te sfonno la capoccia, sta banda de infami, peggio degli sbirri siete, peggio. Giornalisti bastardi».
Dall'udienza di oggi e dalla deposizione di Castellino – che ha escluso però i calci e gli schiaffi - al Verano,
emerge che vecchi neofascisti si sono ritrovati dove non dovrebbero essere. Sotto gli occhi della polizia che avrebbe dovuto sapere che il leader di Forza Nuova per via della Sorveglianza speciale non poteva partecipare a questa manifestazione. E invece guidava il gruppo.
Prossima udienza il 19 dicembre. Sono costituiti parte civile Marconi e Marchetti con l'avvocato Andrea Di Pietro, l’associazione Ossigeno per l’informazione, il Gruppo Gedi-L’Espresso con l’avvocato Paolo Mazzà e la Federazione nazionale della stampa con l'avvocato Giulio Vasaturo.